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Январь
2024

La guerra a Kiev raccontata con i volti della sofferenza

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Il libro “L’Ucraina e la vetrina delle distorsioni. Diario di una guerra in poltrona” di Mario Corti per la Gaspari editore, verrà presentato insala Corgnali della Biblioteca civica di Udine Vincenzo Joppi domani, mercoledì 17, alle 18 alla presenza dell’autore che dialogherà con Enrico Folisi. In tale occasione verrà presentata anche l’anteprima della mostra fotografica Stupor belli (lo stupore della guerra) le donne ucraine nella guerra russa, curata da Enrico Folisi e Paolo Brisighelli che sarà allestita nei prossimi mesi.

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Le fotografie che domani verranno esposte nella biblioteca Joppi di Udine sono una ventina di immagini sul conflitto in Ucraina che fanno parte di un lungo reportage che un fotografo che vuole rimanere anonimo ha voluto vengano esposte per mostrare i volti della sofferenza al di là delle mille parole spesso contraddittorie e false che tutti i mezzi di comunicazione hanno propinato all’occidente sulla gente d’Ucraina in guerra, che anche il libro di Mario Corti “l’Ucraina e la Vetrina delle Distorsioni” evidenzia e condanna nelle sue volute contraddizioni.

Le fotografie ritraggono figure femminili nei primi mesi del conflitto tra Russia e Ucraina nei paesi di frontiera che per primi hanno subito l’attacco russo, la violenza dell’aggressione armata voluta da Putin.

Nei volti delle donne, per lo più in primo piano, si può immediatamente cogliere lo stupore di ciò che sta accadendo, lo stupore provocato da una guerra che le ha colpite all’improvviso anche se attesa dai molti uomini politici e politologi militari, uccelli del malaugurio che poco o nulla hanno fatto per impedirla.

Nei loro occhi si leggono i mille interrogativi che spontaneamente vengono loro in mente e che rimangono senza plausibili risposte, ma che hanno causato e continuano a causare grande inquietudine e percettibile dolore.

Tutto sta cambiando in modo repentino intorno a loro, tra distruzione e morte palpabile e incombente, e il consueto ambito di vita è ormai modificato dagli eventi come i rapporti personali che vengono a mancare di pari passo alla vera e propria desertificazione del territorio, dell’abitato prima umanizzato e ora spesso distrutto o danneggiato in modo irreparabile, abbandonato da molti a cui si era legati da affetto e da amicizia: i figli, i fratelli, i mariti a combattere, i bambini via in altre località lontane con le loro mamme o soli, alla ricerca di sicurezza, i vicini, scomparsi chissà dove, e loro isolate, traumatizzate.

Per chi ha scelto di restare o è stata costretta a farlo, la fuga, dei più, dai loro luoghi consueti ha comportato una sensazione non soltanto di solitudine e di abbandono, ma addirittura di straniamento resa sempre più percettibile dalla terra bruciata che calpestano, dalle distruzioni dovute ai bombardamenti e dalle assordanti sirene, sempre presenti in quelle prime settimane di guerra, che avvisano dell’imminente arrivo delle bombe, lugubri annunci di un presente assordante che ancora incombe, come l’attesa del possibile attacco di nuovi carrarmati nemici, molte carcasse sono testimoni di come è già avvenuto, possa accadere ancora, di come le esplosioni di cui si sente l’eco e la morte che le accompagna siano realtà inconfutabili, ancora probabili, e l’angoscia è viva e attanaglia, pietrifica anche i sentimenti.

Negli occhi di queste donne si può leggere la voglia di normalità, già è presente la nostalgia del passato di un “ieri” vicino, di un quotidiano non sempre roseo, il rimpianto, comunque, della propria vita, rubata all’improvviso.

La guerra è una ferita aperta e dolorosa e anche la sensazione di morte non si può nasconderla a sé stessi nemmeno per un minuto e la pace è ancora molto lontana, ci si rende conto che è una parola che non viene ancora neppure bisbigliata.

La incomprensibile realtà politica e militare è molto lontana dal loro vero sentire, parole d’ordine urlate ogni giorno non sono riuscite a trasformare queste donne in valchirie alla ricerca di giustizia, libertà, vittoria costi quel che costi, ha prodotto solo stupore le ha allontanate dal reale e le ha sospese in una ricerca senza sbocchi di mera sopravvivenza.