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Январь
2024

Isabella Rossellini per la prima volta a Trieste

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TRIESTE Quando Isabella Rossellini sorride, le sorridono anche gli occhi. È un’entusiasta della vita: dopo una lunga carriera come attrice, anche in film cult come “Velluto blu” di David Lynch, e modella iconica, immortalata sulle copertine di “Vogue” e “Vanity Fair”, a 55 anni ha deciso di seguire finalmente la sua passione per gli animali, di prendere un master in etologia e mettere in piedi una fattoria a Long Island, New York.

Nel frattempo ha ricominciato a recitare e ricevuto un David di Donatello alla carriera: l’ultimo film è il bellissimo “La chimera”, di Alice Rohrwacher.

L’amore per l’arte, respirata fin da bambina dai genitori Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, non poteva che portarla anche in teatro, proprio partendo da un sorriso: sabato e domenica sarà al Teatro Rossetti di Trieste con “Darwin’s Smile”, lo spettacolo da lei scritto e interpretato che incrocia il suo interesse per gli animali e la recitazione.

«È la prima volta in assoluto che vengo a Trieste: ho molta voglia di scoprirla», dice.

Da dove nasce il testo di “Darwin’s Smile”?

«Il Museée d’Orsay di Parigi mi aveva commissionato due conferenze comiche su Darwin. La direttrice del Teatro Nazionale di Nizza Muriel Mayette-Holtz ha assistito ai monologhi e mi ha chiesto di farne spettacolo: è lei a curare la regia. L’ho scritto in francese, reimparato in inglese e ora di nuovo in italiano».

Nel testo si parla di scienza e animali, ma anche di recitazione…

«Darwin ha scritto un libro sulle espressioni delle emozioni degli uomini e degli animali: si domandava perché alcune emozioni, come il sorriso quando si è contenti o tremare quando si ha paura, sono comuni in tutti gli uomini e anche negli animali. E se queste espressioni istintive, non culturali, fossero scolpite dall’evoluzione. Ma l’espressione delle emozioni è quello che facciamo anche noi attori».

Gli animali possono essere comici?

«A me fanno ridere. Non sappiamo ancora tutto di loro, la scienza del comportamento animale è ancora piuttosto giovane, ma sicuramente giocano, o sanno simulare, come i cani quando fingono di fare la lotta. Alcuni animali ridono, anche i ratti pare che ridano con una risata ultrasonico».

La sua passione per gli animali è iniziata da ragazza…

«A Natale a volte ci sono più cani che persone intorno alla tavola: li amiamo tutti in famiglia. Ma io più degli altri. Credo che i miei genitori sarebbero stati molto contenti del mio lavoro come etologa e in teatro, soprattutto papà: è lui che mi ha dato il primo libro sull’etologia, “L’anello di Re Salomone” di Konrad Lorenz, quando avevo 13-14 anni. Quel gesto ha segnato la strada. Forse i genitori ci conoscono meglio di quello che pensiamo».

I suoi sono mancati più di quarant’anni fa, ma spesso li ricorda anche sui suoi social…

«Adesso sono più vecchia di loro: mia madre è morta a 67 anni, mio padre a 71 appena compiuti. Sono contenta, ma certo fa impressione vivere più a lungo dei propri genitori. I rapporti con i genitori non finiscono con la morte, ma si evolvono. Penso spesso, quando faccio qualcosa, “questo forse sarebbe piaciuto a mamma, questo a papà”».

È tornata all’università a 55 anni, qual è stata la spinta maggiore?

«Sono state due: la carriera di modella e di attrice soffre molto quando noi donne invecchiamo. Dopo riprende, ma attorno ai 50 anni e fino ai 65 non lavoravo molto. Mi sono detta: rimango a casa depressa o uso la curiosità per rinnamorarmi della vita? La seconda spinta è che all’epoca esisteva la facoltà di etologia che non c’era quando avevo 20 anni».

Che animali ha nella sua fattoria?

«Galline, papere, tacchini, pecore, capre e api. Tutte di razze antiche. Le mie sono lane strane che non si trovano nel mercato: un modo per differenziarsi come fattoria e contribuire a mantenere la biodiversità. Produciamo e vendiamo prodotti ma principalmente abbiamo un ruolo educativo, accogliamo studenti dai licei e dalle scuole di moda: alcuni vogliono fare la maglia ma non hanno mai visto una pecora».

Come concilia questa vita rurale con quella dell’attrice?

«Ho due collaboratori che si occupano degli animali quando viaggio. Ogni giorno ci sono cose diverse da affrontare. Per esempio ho pecore che provengono da diversi greggi, è difficile integrarle: due sono un po’ trattate male dalle altre e stamattina, dopo una tempesta d’acqua, erano bagnate perché le altre non le hanno fatte entrare nell’ovile. Ora la temperatura scenderà sotto zero, è un problema: abbiamo studiato varie strategie perché non si bagnassero. Anche le pecore hanno le loro dinamiche sociali».

Nel film “La chimera” ha accettato di farsi invecchiare, e si è mostrata sulla cover di Vogue senza make-up. Perché per lei è importante questa scelta?

«Mi è sembrata una cosa naturale: quando Vogue mi ha chiesto di fare la copertina non c’è stata resistenza a lasciarmi con le rughe. Sarebbe stato impensabile dieci anni fa. Le dirigenti di Vogue e di Lancôme oggi sono donne, e sono contente di poter dire: da vecchie di può essere attraenti, sofisticate, eleganti. Del resto non posso fare il mio monologo in teatro a 72 anni e apparire una pubblicità tutta ritoccata. Mi sembra solo una bugia. È una scelta personale, ma esiste ancora la la tradizione della donna perfetta. Quando si diventa vecchi, siccome non ti vedono più come oggetto sessuale non devi più tenere quel ruolo: è una liberazione».