Trieste dà l’addio al numismatico Giulio Bernardi, erudito “mercante” di fama internazionale
TRIESTE In via Roma, al civico 3, poco prima dello sbocco in corso Italia c’è un palazzetto, che per decenni ha riportato vicino all’ingresso una sobria targa che richiamava in quel sito la presenza dello studio numismatico Bernardi, fondato giusto sessanta anni orsono nel 1963.
In alcuni piani di quell’edificio si svolgeva l’attività di uno dei maggiori conoscitori della moneta antica a livello internazionale: Giulio Bernardi, creatore di quel microcosmo colto e prezioso, se ne è andato il 5 gennaio, le esequie saranno celebrate a partire dalle 9.30 di lunedì 15 nel cimitero, prima nella sala azzurra poi nella chiesa del camposanto. Aveva 86 anni.
Giulio Bernardi si definiva con evidente understatement un «mercante», auto-ritratto decisamente riduttivo: anche se forse gran parte della città lo conosceva soprattutto perché si affidava alla sua competenza e alla sua discrezione negli investimenti aurei, la sua conoscenza della grande numismatica storica e archeologica lo metteva in contatto con i più autorevoli circoli mondiali.
Bernardi aveva iniziato a muoversi in questo defilato settore, dove la fiducia e la parola data sono ingredienti indispensabili, fin da giovane, quando ancora era studente universitario di economia. Per lavoro e per diletto era stato un instancabile viaggiatore e un talentoso conoscitore di lingue: ne parlava 6, inglese, tedesco, francese, sloveno, croato, spagnolo.
Ma il suo “capolavoro” fu lo studio dell’arabo, condotto lungo un decennio di appassionato approfondimento. Diede spazio e importanza alla monetazione islamica che non godeva di particolare credito, Bernardi si dedicò ai dinar e ai dirham dei primi secoli. La consuetudine con questo capitolo un po’ discosto della numismatica mondiale gli consentì di mettere a punto una ricerca d’avanguardia, intitolata “Arab gold coins”, che meriterà nel 2012 il premio Samir Shamma conferito dalla londinese Royal numismatic society. Se la relazione con la cultura e la lingua araba rappresenta il vertice del suo impegno, non si può tralasciare l’attenzione verso le emissioni antiche come quelle greche, quelle romane repubblicane e imperiali, quelle medievali. Con un occhio particolare alla monetazione del Patriarcato aquileiese e a quella della Trieste durante l’Evo di mezzo.
Come commenta la nipote e allieva Giulia Bernardi, a sua volta gemmologa quindi sempre prossima a oggetti di valore, «lo zio Giulio evocava profili antichi di erudito, capace di intrecciare diversi capitoli del sapere, dalla storia all’economia. Perché era convinto che la moneta, al di là del suo significato materiale, fosse vita civile e sociale».
Bernardi era generoso, non teneva per sé le ampie conoscenze maturate: condusse fervida vita associativa a livello triestino e nazionale, fu consulente delle Soprintendenze archeologiche, ebbe l’incarico di consulente nella commissione permanente formata dal ministero delle Finanze e dalla Banca d’Italia.