La società petrolifera rimuove i cimeli del Duce dalla stazione di servizio, l’Anpi: scelta sensata
AVIANO. Il presidente dell’Anpi provinciale, l’avvocato Loris Parpinel, plaude all’iniziativa della compagnia petrolifera che ha fatto ritirare i cimeli fascisti (busti del Duce, felpe, magliette e altro) messi in vendita dai gestori del bar dell’area di servizio sul raccordo fra la A 28 e la rotonda Moro a Fiume Veneto.
Sottolinea Parpinel: «Il caso meritoriamente segnalato dal Messaggero Veneto, con riferimento al bar del distributore di carburante, ripropone il problema della produzione e del commercio di gadget e cimeli che si richiamano al fascismo, da anni alla ribalta delle cronache e che vede, purtroppo, l’inerzia di chi dovrebbe far rispettare la legge. È evidente che quegli oggetti costituiscono per loro stessa natura un’esaltazione di esponenti, Mussolini in particolare, principi e metodi, lo slogan “Boia chi molla”, che sono propri dell’ideologia fascista».
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Riferendosi al fatto che tali situazioni sono rilevate in locali aperti al pubblico, osserva Parpinel – offrendo una lettura della casistica dal punto di vista legale – , si ricadrebbe nel reato di apologia del fascismo, di cui all’articolo 4 della legge Scelba, «che è un’ipotesi distinta da quella di ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista, prevista dagli articoli 1 e 2 della medesima legge».
«È inaccettabile che, a fronte di questo dettato normativo, la magistratura abbia avuto orientamenti oscillanti e contradditori, presi a pretesto per permettersi esternazioni, quale il saluto romano, come avvenuto recentemente ad Acca Larentia – ha commentato il presidente dell’Anpi provinciale – . Si tratta di incertezze giurisprudenziali che denunciano anche un’insufficiente conoscenza della nostra storia recente e un’altrettanto inadeguata sensibilità civica».
«Si confida che la Corte di Cassazione, la quale a giorni si dovrà pronunciare a sezioni unite su questo tema, dia un indirizzo definitivo nell’applicazione di quella che appare una limpida disposizione di legge» ha puntualizzato Parpinel, plauendo all’iniziativa della compagnia petrolifera titolare del distributore, la quale ha fatto rimuovere i cimeli al gestore del bar, «dimostrando quella sensibilità e quell’etica, anche di carattere commerciale, sufficienti di per sé, senza bisogno di sanzioni penali, per combattere i rigurgiti neofascisti».