Al grido di Allah Akbar ferisce un carabiniere minaccia gli operatori, il racconto dell’infermiera: «Lavoriamo con paura»
Ha gridato più volte “Allahu Akbar” (in arabo, “Allah è il più grande”, frase tristemente nota a livello internazionale per essere stata pronunciata prima di attentati terroristici) e poi, prendendo un’asta utilizzata per le flebo, ha minacciato il personale sanitario, ferito gravemente un carabiniere e danneggiato un crocefisso.
È successo, nella notte tra mercoledì 10 e giovedì 11, al Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia, dove un cittadino originario del Pakistan, il 35enne Arslan Sanaullah, ha creato non pochi problemi e reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. L’uomo è stato arrestato e sarà chiamato a rispondere delle ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento.
Cosa è successo
Al Pronto soccorso, quando era da poco passata la mezzanotte, è intervenuta una pattuglia dei carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Udine. C’è stata una colluttazione durante la quale un militare ha riportato traumi e fratture alla mano e al braccio: per lui la prognosi al momento è di 35 giorni. Alla fine il cittadino straniero è stato immobilizzato e poi condotto in caserma per tutti gli accertamenti necessari. Da tali verifiche è emerso, tra l’altro, che il 35enne – che ha continuato a dare in escandescenze anche negli uffici dell’Arma – era già stato destinatario di un provvedimento di espulsione.
Il magistrato di turno della Procura di Udine, valutata la situazione, il profilo della persona arrestata e i suoi trascorsi, ne ha disposto l’accompagnamento in carcere, in attesa dell’udienza per la convalida dell’arresto che si terrà oggi di fronte al Gip del Tribunale di Udine. Il pm ha chiesto la convalida e la custodia in carcere.
«Fortunatamente nessun collega si è fatto male veramente», commenta Catia Tavano, coordinatrice infermieristica del Pronto soccorso ricostruendo l’episodio. «Un operatore sociosanitario è accorso in suo aiuto – prosegue Tavano – e la collega ha rimediato solo un piccolo infortunio. Inoltre l’utente, con il palo della flebo, ha divelto il crocifisso che era appeso all’interno del Pronto soccorso. Stava urlando in una lingua straniera, ma non saprei dire se dicesse Allah Akbar» aggiunge Tavano.
Di certo l’episodio ha incrementato lo stato di tensione che vivono gli operatori sanitari, soprattutto in pronto soccorso, quotidianamente alle prese con insulti, bestemmie, sputi e spintoni. Episodi che nella maggior parte dei casi non sono denunciati. «Si lavora sempre con paura. Le persone sono sempre più aggressive nei confronti dei sanitari – ammette la coordinatrice –: se avessimo la forza pubblica all’interno sulle 24 ore saremmo più tranquilli, questo lo posso dire».
Alcune misure a sostegno degli operatori per contenere o evitare questi episodi sono state messe in atto dall’Azienda da tempo, «almeno per quanto possibile» come conferma il direttore generale dell’Asufc, Denis Caporale: «Chiediamo rispetto per i sanitari. Noi abbiamo una collaborazione con la questura e stiamo stilando un protocollo con la prefettura che riguarda anche le guardie mediche. Le guardie giurate – aggiunge Caporale – sono un servizio in aggiunta e sono presenti, ma non possono dare una risposta immediata, come il posto di polizia».
Una risposta immediata, però l’hanno chiesta Uil e Nursind, snocciolando qualche dato che riguarda le aggressioni in Asufc: «Dai nostri sportelli abbiamo registrato il 34% di aggressioni in più, di cui il 18,3% fisiche e il 29,2% verbali – affermano i segretari di Uil e Nursind, Stefano Bressan e Afrim Caslli – abbiamo chiesto di aumentare la sicurezza con un numero collegato direttamente alle forze dell’ordine».
« La sicurezza dei professionisti sanitari negli ospedali e nelle strutture sanitarie è un fenomeno divenuto quotidiano e drammatico – commenta Salvatore Spitaleri (Pd), componente della commissione Paritetica Stato-Regione –. La risposta deve prevedere un intervento più forte e più coordinato tra direzione delle Aziende e Autorità di pubblica sicurezza, e potrebbe sostanziarsi in un protocollo Stato-Regione inteso a monitorare e contrastare quello che è ormai un rischio lavorativo». «No alla militarizzazione dei Pronto soccorso, ma – aggiunge Spitaleri – sì a riattivare i presidi e a implementare il personale, per far fronte anche alle situazioni purtroppo non straordinarie di persone con disagio che accedono. Ovviamente a prescindere – puntualizza l’esponente dem – dalla lingua in cui danno in escandescenze».
«Come possiamo mantenere in Italia un individuo pericoloso per la cittadinanza, con numerosi decreti di espulsione a proprio carico – si chiede invece il consigliere comunale di FdI, Antonio Pittioni –? Vanno presi provvedimenti per modificare queste leggi non adeguate ai tempi attuali».