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Январь
2024

ATP Brisbane, Nadal: “Ora mi sento pronto, ma non so cosa succederà in partita”-

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Rafael Nadal è tornato a Brisbane dopo sei anni, anche se l’unica volta che aveva giocato il torneo risale al 2017. Il suo rientro agonistico a quasi dodici mesi di distanza dall’infortunio patito all’Australian Open è iniziato con il match di doppio perso al fianco di Marc Lopez, mentre martedì esordirà in singolare contro Dominic Thiem, in passato avversario di sfide godibilissime.

Nel frattempo, Rafa affronta i media in sala stampa parlando dei ricordi positivi, anche se nel 2018 “non ero stato in grado di giocare per un piccolo infortunio rimediato mentre mi allenavo qui. L’anno prima avevo perso ai quarti con Milos Raonic, ma un ottimo modo di preparare l’Australian Open dopo il rientro”. Via alle domande.

D. Rafa, hai detto che questa sarà probabilmente la tua ultima stagione, quindi l’ultima volta in Australia?

“Il problema è che non posso predire il futuro al 100%, ecco perché dico ‘probabilmente’. Ovviamente c’è un’alta percentuale che questa sia la mia ultima volta qui in Australia. Ma, se il prossimo anno torno, non ditemi, avevi detto che era l’ultima stagione [sorride]. Non posso prevedere se il corpo mi permetterà di godermi il tennis come nei vent’anni passati, di essere competitivo – non nel senso di vincere i tornei più importanti, ma in una misura che mi renda felice, con la sensazione di potermela giocare contro chiunque.”

D. Parli di come ti senti fisicamente e Murray ha giudicato intenso il tuo allenamento di ieri di un ottimo livello. Come ti senti, qual è il tuo obiettivo per questa settimana?

“Vabbè, se lo chiedi ai miei colleghi, non è che vengano a dirti, Rafa è un disastro. Anch’io non lo direi di loro, non si parla male dei colleghi [sorride]. Però sono contento di come mi sto allenando, anche se non ho le aspettative del passato, soprattutto all’inizio. Un anno, la chirurgia, poco tempo allenandomi a un livello decente. Difficile dire cosa mi aspetto, anche perché il torneo è diverso dall’allenamento, ma qui con i ragazzi mi sto sentendo di nuovo competitivo. È tanta roba perché un mese fa nemmeno sapevo se sarei riuscito a esserci. Ora mi sento pronto, ma non so cosa succederà in partita.”

D. Murray ha detto che, quando era fuori dal Tour, gli mancava avere l’occasione di giocare contro di te e Novak. E tu? Avendo giocato contro Andy al suo picco, cosa noti del suo gioco?

“È riuscito a mantenere la passione e lo spirito necessari per essere dov’è adesso. Dopo i risultati raggiunti da Andy, è qualcosa che va oltre il tennis rientrare sapendo quanto sarà difficile tornare a quei livelli e accettare la situazione. A me è mancata la sensazione di essere pronto a competere, non la competizione perché il mio corpo non era pronto. Mi mancava lo svegliarmi senza sentire dolore, non ero in grado di avere una vita normale.”

D. Naomi Osaka aveva pensato al ritiro durante la sua pausa, poi ha imparato a innamorarsi di nuovo del tennis. Tu hai avuto un momento in cui ti sei domandato se valesse la pena sottoporre ancora il corpo a tutto ciò?

“La mia situazione è completamente diversa dalla sua. Se non sbaglio, aveva detto di aver perso amore e passione per il gioco, a me non è mai successo.”

D. Vuoi parlarci del processo di recupero, i primi allenamenti…?

“Ci son state diverse fasi. Dopo l’Australia, mi avevano detto che sarei rientrato in un paio di mesi. È stato difficile accettare quella fase perché l’obiettivo è di rientrare per la stagione sulla terra battuta, soprattutto il finale. Dopo otto settimane mi sentivo come subito dopo l’infortunio, la frustrazione cresceva. Monte Carlo, Barcellona, poi Madrid, Roma. L’obiettivo principale era il Roland Garros, poi c’è stata la conferenza stampa in cui ho detto che non ce l’avrei fatta. Ancora non sapevo che sarebbe stata indispensabile la chirurgia, c’erano opinioni diverse.

Alla fine i dottori hanno detto che, senza intervento, probabilmente non sarei mai rientrato, ma non sarebbe stato necessario se non avessi più voluto giocare. Dovevo decidere, tornare o non tornare a giocare a tennis. Sì, volevo riprendere. Operazione, poi sei settimane a casa per la riabilitazione ottimale anche se avrei voluto andare in vacanza. Ricominciato con gli allenamenti, 15-20 minuti. Un percorso tosto, poi sono arrivati i miglioramenti”.