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Un anno di verità. Buon Natale dal Fatto

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Cari amici,
questa è la diciassettesima volta che ci auguriamo buon Natale e buon anno da soci e complici del Fatto Quotidiano. E, siccome siamo strani e speciali, a noi il numero 17 porta fortuna: anche quest’anno siamo stati l’unico quotidiano italiano col segno più nella diffusione di copie cartacee e digitali. La nostra comunità si è allargata ancor di più e la vostra risposta al nostro appello di fine novembre ad abbonarsi e a regalare abbonamenti è stata a dir poco commovente, in controtendenza con un panorama editoriale sempre più cupo.

Anziché fare come gli altri editori e presentarci col cappello in mano ai piedi del governo italiano e di quello europeo per elemosinare provvidenze e fondi pubblici (non a caso in continuo aumento, mentre i lettori fuggono), costringendo chi non legge i loro giornali a finanziarli di tasca propria, abbiamo preferito continuare a chiedere sostegno e fiducia a chi il Fatto lo sfoglia e lo apprezza dal 2009 e anche a chi l’ha scoperto in tempi recenti.

La reazione della nostra comunità ci conforta sulla bontà della scelta di non venderci al potere politico, economico e finanziario. Ma di fare affidamento soltanto sui lettori e gli abbonati, nostri veri e unici padroni. E ci ripaga degli effetti collaterali della nostra libertà, coerenza, indipendenza: gli insulti, le calunnie, le querele e le cause civili temerarie, il sabotaggio di molti grandi investitori pubblicitari.

Provate a immaginare se in questi 17 anni non fosse esistito il Fatto. Soltanto nel 2025 non avreste saputo nulla sulle chat di Fratelli d’Italia, in cui Giorgia Meloni e gli altri papaveri del partito di maggioranza relativa dicevano in privato l’opposto di ciò che proclamavano in pubblico: il nostro Giacomo Salvini le ha scoperte e le ha pubblicate nel best seller di Paper First Fratelli di chat. L’elenco completo dei nostri scoop e delle nostre esclusive dell’ultimo anno è troppo lungo, ma ci limitiamo a qualche esempio: lo scandalo del “garante della privacy” Agostino Ghiglia a rapporto nella sede del suo partito FdI subito prima di stangare Report e subito dopo l’attentato malavitoso a Sigfrido Ranucci; lo scempio dei grattacieli del sistema Sala nella Milano per soli ricchi, a danno di chi non trova una casa o non può permettersela (Gianni Barbacetto ha anticipato sul Fatto di parecchi mesi l’inchiesta della Procura); i conflitti d’interessi del presidente e di altri membri della stessa autorità della Privacy smascherati da Thomas Mackinson, che ha svelato anche la storia della laurea-lampo della ministra Calderone. E poi gli spionaggi e dossieraggi privati dell’inchiesta Equalize; le chat violente e persecutorie di un gruppo di scrittrici sedicenti “femministe” (pubblicate da Selvaggia Lucarelli, che presto racconterà l’intera vicenda con nuovi particolari indecenti in un libro di Paperfirst); le monumentali evasioni fiscali della famiglia Elkann sull’eredità Agnelli (ricostruite per pezzo da Ettore Boffano); la tragicommedia e gli enormi sperperi del Ponte sullo Stretto di Messina; la rapina alle pensioni dei cittadini che avevano “riscattato la laurea”, nascosta nella Manovra finanziaria e poi ritirata dal governo dopo gli articoli del nostro Carlo Di Foggia; l’asta indetta da Giorgia Meloni per vendere i regali di Stato e poi sospesa dopo lo scoop del Fatto sull’antiquario indagato e interdetto che se ne doveva occupare; e così, via, fino al grottesco taglio dell’urlo finale “Sì” dall’Inno di Mameli scoperto da Marco Lillo.

Senza i nostri fact checking contro le balle della propaganda nazionale e internazionale, tutti oggi sarebbero convinti che una sentenza della Cassazione abbia davvero smentito i rapporti di Berlusconi con Cosa Nostra (abbiamo dimostrato che quella sentenza era inventata di sana pianta); che la commissione Antimafia abbia dimostrato l’estraneità di soggetti istituzionali nelle stragi politico-mafiose di via d’Amelio nel 1992 e di quelle del 1993-’94, che Paolo Borsellino sia stato assassinato per la ridicola pista del dossier del Ros “Mafia e Appalti” e che la trattativa Stato-mafia avviata da un gruppo di carabinieri deviati non sia mai esistita.

Ma le stecche nel coro del conformismo e del pensiero unico di cui andiamo più orgogliosi sono quelle che hanno perforato il muro della propaganda bellicista e riarmista. Siamo stati l’unico quotidiano italiano a imbarcare un proprio redattore, Alessandro Mantovani, sulla Flotilla con gli aiuti alla popolazione sterminata e affamata di Gaza, che abbiamo aiutato come abbiamo potuto anche quest’anno con donazioni di oltre 89 mila euro della nostra Fondazione umanitaria a Medici senza Frontiere.

Non abbiamo atteso che la strage degli innocenti perpetrata dal governo israeliano superasse quota 50 mila per denunciare il crimine contro l’umanità più spaventoso dalla fine della seconda guerra mondiale, che in due anni ha moltiplicato per 60 l’orribile pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023: l’abbiamo raccontato e denunciato fin dal primo giorno e ogni giorno. Ci siamo presi degli “antisemiti” e dei “filo-terroristi” anche per aver mostrato in prima pagina un bambino palestinese scheletrito non solo per la malattia, ma per la denutrizione; e per avere respinto il ricatto di chi vorrebbero punire e silenziare come antisemita chiunque critichi e denunci gli orrori del governo Netanyahu. Non abbiamo smesso di occuparci dei palestinesi di Gaza e di Cisgiordania neppure dopo la precaria e ambigua tregua propiziata il 13 ottobre scorso da Donald Trump e da alcuni governi arabi, pur riconoscendo che ha drasticamente ridotto il numero dei morti ammazzati.

Sulla guerra in Ucraina abbiamo continuato a ripetere che il miglior modo per aiutare quel popolo invaso e bombardato dai russi è un’intesa di pace basata su un compromesso territoriale, come quella proposta da Trump, visto il suicidio assistito a cui l’hanno condannato i presunti “amici” prima americani e ora soltanto europei sabotando ogni negoziato e prolungando una guerra persa fin da subito a suon di armi, miliardi a pioggia e annunci di “vittoria” sulla Russia. Per questo, anche ora che le nostre analisi e previsioni del 2022 trovano purtroppo conferme sempre più inequivocabili, ci prendiamo dei “putiniani” e ultimamente anche dei “prezzolati al soldo di Mosca”. Spesso per bocca di gente che prezzolata lo è davvero, e non da oggi, da istituzioni Nato e Ue. Non ci rassegneremo alla narrazione falsa e bugiarda della guerra mondiale inevitabile, più o meno “ibrida”, e continueremo a smascherare le imposture di chi ce la vende a pranzo e a cena insieme ad armamenti sempre più micidiali e suicidi: a cominciare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ci pare sempre meno garante della Costituzione.

Ci siamo schierati contro tutte le censure, quelle russofobe e quelle israelofobe, ribadendo che non si cacciano né discriminano artisti e intellettuali russi e israeliani, comunque la pensino: semmai si sanzionano i governi, come i governi europei fanno da 11 anni con quello russo e non fanno con quello israeliano. A maggior ragione, difendiamo il diritto di parola di intellettuali, storici, analisti e giornalisti italiani che sulla guerra in Ucraina e sul folle riarmo europeo dicono cose sgradite al mainstream euro-atlantista e ai retrostanti fabbricanti di morte: non solo le firme del Fatto, ma anche Barbero, Baud, Canfora, Caracciolo, D’Orsi e persino il Papa (quante volte il Fatto ha dato spazio alle denunce contro la guerra e il riarmo di Francesco e di Leone XIV, oscurate o vilipese dai media dominanti). Senza il Fatto e all’impegno di tutta la redazione – a partire dai vicedirettori Maddalena Oliva a Simone Ceriotti – il popolo della pace, del disarmo, della diplomazia, del negoziato e del dialogo sarebbe senza voce.

Ora la prima battaglia del 2026 – accanto a quella contro il riarmo che nel nuovo anno drenerà altri miliardi su miliardi alla sanità, alla scuola, agli investimenti produttivi e al Welfare – sarà quella per il No alla controriforma costituzionale Meloni-Nordio che separa le carriere dei pm e dei giudici e spacca il Csm in tre organismi più deboli, irrazionali e costosi, per creare subito pm meno equilibrati e imparziali a tutto danno dei cittadini e avere domani l’alibi per sottoporre le Procure al potere politico. La sfida del referendum costituzionale è aperta, il No sta recuperando e siamo tutti chiamati a firmare subito online la petizione contro la “riforma” per sventare il colpo di mano del governo, che vorrebbe anticipare la data del voto all’inizio di marzo per impedire la rimonta di chi non ci sta.

Quindi i nostri auguri sono per un Natale e un nuovo anno di impegno e di battaglia civile.

Molti di voi ci scrivono: “Come facciamo ad aiutarvi?”. Alcuni ci inviano banconote da 10, 50, 100 euro. Altri vorrebbero lanciare raccolte fondi per nostre spese legali. Ma il sostegno migliore è acquistare il Fatto ogni giorno in edicola, oppure abbonare se stessi e altri all’edizione cartacea con la formula coupon o a quella digitale per scaricarla sui device. Un gesto semplice e veloce, ma anche un regalo intelligente che permette di evitare con un clic la frenetica rincorsa nei negozi.

Noi vi ripagheremo con l’unica moneta di cui disponiamo: notizie, analisi, commenti e satira, i frutti della nostra professionalità, libertà e passione.

Non possiamo promettervi un anno di buone notizie, ma di buona informazione sì. Anche quest’anno, a chi si regala o regala ad amici e parenti un abbonamento annuale, offriamo uno sconto. Con un unico abbonamento scontato a 139,99 euro (anziché 189,99 euro) potrete:

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Un grazie particolare a tutti i nostri abbonati che ci sostengono e anche a coloro che continuano ad acquistare il Fatto Quotidiano recandosi ogni giorno in edicola, perché dà a noi il sostegno più prezioso (una copia venduta in edicola “vale” quattro o cinque copie digitali) e intanto supporta gli edicolanti, impegnati in un mestiere sempre più difficile e più meritorio: che democrazia sarebbe, la nostra, senza edicole aperte e quotidiani liberi e indipendenti?

Ancora grazie a tutti. E, a nome nostro e delle nostre redazioni, Buon Natale e Buon Anno di impegno civile con il Fatto Quotidiano!

Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez e Cinzia Monteverdi

L'articolo Un anno di verità. Buon Natale dal Fatto proviene da Il Fatto Quotidiano.