Natale a metà per la famiglia del bosco: al padre solo due ore con i figli, niente pranzo insieme
Il Natale, per la famiglia del bosco di Palmoli, sarà scandito dall’orologio. Niente tavola condivisa, niente pranzo simbolo di unità e riconciliazione. Nathan Trevallion potrà incontrare i suoi figli il 25 dicembre solo per due ore e mezza, dalle 10 alle 12.30, all’interno della struttura protetta che li ospita. Oltre quel limite, nessuna deroga.
La richiesta di trascorrere insieme il pranzo natalizio è stata respinta. La motivazione, comunicata dalla responsabile del servizio minori della casa famiglia, è formale ma pesante: il regolamento interno non lo prevede e concederlo a un genitore aprirebbe la strada ad altre richieste analoghe. In altre parole, un precedente.
Un no che pesa più del calendario
Il diniego arriva in un momento già segnato da decisioni difficili. Solo poche ore prima, il Tribunale per i minorenni dell’Aquila aveva escluso il ricongiungimento familiare, confermando il collocamento dei tre minori nella struttura di Vasto. I bambini – due gemelli di sei anni e la sorella maggiore di otto – vivono lì insieme alla madre, che può vederli per alcune ore al giorno.
Il padre, che da fine novembre risiede a Palmoli, aveva affidato agli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas la richiesta di un Natale “normale”. La risposta è stata un calendario, non una tavola.
La perizia psichiatrica accende lo scontro
A rendere la vicenda ancora più divisiva è la decisione del Tribunale di disporre una perizia psico-diagnostica sull’intero nucleo familiare. La consulente nominata, la psichiatra Simona Ceccoli, avrà 120 giorni per valutare il profilo psicologico dei genitori, le loro competenze educative, la capacità di rispondere ai bisogni affettivi dei figli e l’eventuale recuperabilità delle funzioni genitoriali in tempi compatibili con la crescita dei minori.
L’accertamento riguarderà anche i bambini: condizioni di vita, sviluppo cognitivo ed emotivo, figure di riferimento, modelli di identificazione. Un’indagine ampia, che per i critici rischia di trasformarsi in una sospensione prolungata dell’affettività.
La politica entra nel caso
Sul dossier è intervenuto anche Matteo Salvini, che ha parlato apertamente di «violenza di Stato», denunciando l’assurdità di una separazione che arriva fino al giorno di Natale. Parole che riflettono un malessere più ampio: quello di una parte dell’opinione pubblica che vede nella rigidità delle procedure un cortocircuito tra tutela e disumanizzazione.
Nel frattempo, per questa famiglia, il Natale resta confinato in una fascia oraria. Senza pranzo, senza brindisi. E con una domanda che resta sospesa: quando la protezione smette di essere cura e diventa distanza?
