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MyFermi, così un blog di studenti è entrato nell’Albo d’oro del giornalismo scolastico

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Non solo un giornalino scolastico: un ricettacolo di esperienze, proposte, idee di giovani cittadini e cittadine promessi a diventar grandi penne. Nato cinque anni fa tra i banchi dell’istituto Enrico Fermi di Mantova, il blog MyFermi è diventato un vero e proprio punto di riferimento per l’informazione scolastica. Gli articoli sono interessanti, ben scritti e (soprattutto) mancano di quella vena paternalistica che è spesso la premessa implicita di ogni discorso sui giovani. E così MyFermi è entrato nell’Albo d’Oro del Giornalismo Scolastico, dopo essersi distinto al concorso nazionale di giornalismo scolastico “Penne Sconosciute” 2025, ospitato in Toscana a Piancastagnaio, provincia di Siena.

A raccontare il dietro le quinte della redazione sono la professoressa e referente del progetto Paola Frigeri e le studentesse-direttrici del giornale Iulia Marasescu e Hajar Cajem, entrambe all’ultimo anno di scuola. “Io mi occupo di creare contatti con enti esterni per il blog”, dice Marasescu che all’università vorrebbe studiare fisica per continuare nell’ambito della ricerca. “Mentre io”, continua Cajem, “dopo aver passato anni a organizzare riunioni e progetti legati al giornalino, penso sceglierò ingegneria gestionale“. Le due ragazze, insieme al vice Giacomo Terzi, lavorano in un gruppo non piccolo: quest’anno, avendo aperto anche ai ragazzi del primo anno, sono quasi una quarantina. La redazione collabora da qualche anno anche con ilfattoquotidiano.it, un’idea arrivata proprio dalla professoressa Frigeri: “Una collaborazione fruttuosa”, spiega la docente. “Facciamo riunioni periodiche con il vicedirettore Simone Ceriotti, nei mesi scorsi abbiamo fatto una visita guidata nella redazione web di Milano”. E non solo. “Abbiamo avuto una tirocinante in sede per il progetto PCTO, l’ex direttrice del MyFermi Janiss Zanoni, e alcuni dei pezzi scritti dai ragazzi sono stati pubblicati sul giornale online“.

La redazione è composta da studenti che vengono da entrambi gli indirizzi dell’istituto Fermi, metà tecnico e metà scienze umane. Per far funzionare il blog collaborano tutti: “Non ci sono solo i ragazzi del liceo”, racconta Frigeri, “ma sono arrivati dal tecnico anche informatici, fotografi, addetti alle comunicazioni. Abbiamo bisogno anche di illustratori e grafici, quindi questo ha permesso di includere anche altre figure che altrimenti non sarebbero state interessate al progetto”. Alcuni ragazzi dal tecnico ovviamente sul sito ci scrivono, perché MyFermi tratta di cultura umanistica, certo, ma anche scientifica. Il sito è diviso in categorie, e tra le più apprezzate c’è quella intitolata “I ragazzi di Via Spolverina“, una citazione ai ragazzi di via Panisperna (di cui faceva parte lo stesso Enrico Fermi), il gruppo che negli anni ’30 del 1900 rivoluzionò la fisica nucleare. Ogni articolo è inserito in una rubrica che – come in qualsiasi giornale – è diretta da un caporedattore. “Cerchiamo sempre di non modificare il pensiero o l’opinione di un autore”, dice Cajem, “al massimo la sintassi o qualche periodo scorretto e dopo che l’autore dà la conferma riguardo alle modifiche del caporedattore lo mandiamo in quella che noi chiamiamo ‘correzione di bozze’ in cui arriva il prof che si occupa di quella rubrica e lo corregge”. Dopo questo processo, l’articolo ritorna quindi all’autore che, se soddisfatto del risultato finale, dà il via libera alla pubblicazione.

Sul blog si parla appunto di tutto, anche di temi estremamente e dolorosamente attuali come la violenza di genere o il conflitto Israele-Palestina, e ci possono scrivere tutti. Nessun pregiudizio e nessuna discriminazione. “Noi abbiamo una linea editoriale”, aggiunge Cajem. “Non prendiamo posizione politica, esponiamo semplicemente quello che succede. Qualsiasi pensiero è ben accetto sul blog, ma l’importante è che sia argomentato chiaramente e che non abbia idee d’odio“. La linea editoriale è il rispetto a quelli che sono i principi guida della Costituzione Italiana e della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, “che sono alla base della stessa istituzione scolastica italiana”. Marasescu, parlando del terreno scivoloso che può diventare la gestione di un blog in cui si parla anche di attualità e della percezione da parte degli studenti, racconta: “Credo che tutti riconoscano il blog come un progetto bello e utile. Magari, alle volte, la maggior parte degli autori hanno una certa opinione e subentra un po’ un meccanismo di difesa da parte di chi legge, perché la gente vede che ci sono persone dall’opinione diversa e a volte sente il bisogno di attaccare”.

Questo è un punto molto importante che si ricollega con la funzione che il progetto ha nella comunità scolastica. Anche se alle volte può accendersi, la discussione tra i ragazzi è sicuramente stimolata dagli articoli del blog. Marasescu pensa che nel loro percorso di istruzione questa esperienza può sicuramente aiutare: “Ne ho parlato anche con Ceriotti, quando l’ho intervistato. Dicono che ci sono tanti giovani che non si interessano di politica o questioni internazionali, ma se frequenti il nostro blog, anche se non ti interessa, senti gli altri che ne parlano. Quindi in un modo o nell’altro vieni esposto a questo aspetto e piano piano inizi a formarti la tua opinione e sentire diversi punti di vista. In riunione, oltre a organizzarci discutiamo anche ed esprimiamo le nostre idee. C’è poi anche la fase della scrittura: esercitarsi nel tempo libero ti fa avere più occasioni per scrivere quello che ti piace. Magari durante il tema di italiano le tracce non sono il massimo, il blog è più libero, ti fa più piacere scrivere anche se di solito non ti piace”.

Sul valore pedagogico e formativo del giornalino nessuno ha dubbi. Volendo citare Gramsci – fine pedagogo che pedagogo di professione non fu – anche i bambini dovevano essere trattati come esseri ragionevoli con cui “parlare seriamente anche delle cose più serie”. I ragazzi del MyFermi non sono bambini, sorprendono per maturità, ma sono in termini gramsciani educandi, che diventano cittadini autonomi una volta messi in contatto con la realtà sociale. A collegare i due mondi, il maestro: intellettuale che rappresenta la coscienza critica. “Ogni decisione, ogni cambiamento, ogni evoluzione del blog è condivisa, discussa, scelta dal gruppo in modo partecipato”, dice Frigeri. “Quindi prima di tutto è un’esperienza di apprendimento attivo ed è un’esperienza di democrazia”. La professoressa è convinta che il giornalino sia “una delle esperienze in assoluto più formative. Questi ragazzi sperimentano anche un’assunzione di responsabilità, perché ognuno ha dei tempi, ha dei ruoli da rispettare, se tu non li rispetti ne va del sistema e dell’organizzazione generale”.

Cajem e Marasescu dicono che il blog ha aiutato anche persone considerate timide a esporsi, e che se frequenti questo mondo in un modo o nell’altro finisci per informarti e allenarti al pensiero. “Molti hanno apprezzato questo lato del progetto”, dice Cajem. “Arrivi che ci metti un po’ a dire la tua, ma con il passare del tempo la comunicazione migliora ed escono idee molto belle, migliora proprio la persona”. Non vale solo per i ragazzi, ma anche per loro. “Io sono qui da 4 anni e sento che mi ha modellato come persona”, aggiunge Marasescu, “è stata un’esperienza davvero formativa e io non penso che sarei stata la stessa sinceramente. Non penso che sarei diventata così se appunto non avessi deciso di unirmi al blog”.

Le due direttrici raccontano che c’era un po’ di timore nell’aprire la redazione anche a ragazzi di prima, 13enni o 14enni, ma sono rimasti tutti stupiti dopo aver visto persone che Cajem definisce “determinate, con delle proprie idee, con delle proprie opinioni, persone sveglie che proprio sanno come sta andando il mondo. Vedere un ragazzo esprimere certe cose già in prima”, aggiunge. “dopo essersi iscritto da poco a scuola, e buttarsi in un progetto così ha colpito”.

L’incontro con i ragazzi di prima è stato per le due direttrici uno dei momenti più belli, ma un altro momento da sottolineare, dalle parole di Marasescu, sono “le riunioni di fine anno, perché noi (della redazione, ndr) ci vediamo come ultima riunione in un bar sul Lungolago a Mantova e non solo ci prendiamo un aperitivo e facciamo una vera e propria riunione, ma condividiamo i nostri pensieri su com’è andato l’anno scolastico, cosa abbiamo fatto bene e cosa potevamo fare meglio. È sempre un momento emozionante perché è l’ultimo momento in assoluto per i ragazzi di quinta. Ci dobbiamo preparare perché quest’anno è il nostro turno. Mi commuovo già a pensarci”. I legami che si sono creati nella redazione sono molto forti e questo ha permesso anche di affrontare debolezze e fragilità. “Qui tutti trovano la propria dimensione, supporto e sostegno”, chiude Frigeri. “Molti usano il termine famiglia, ecco, siamo una famiglia. Credo che sia l’aspetto più arricchente”.

L'articolo MyFermi, così un blog di studenti è entrato nell’Albo d’oro del giornalismo scolastico proviene da Il Fatto Quotidiano.