Sotto accusa per la morte del fratello, il testimone in aula non parla
CILAVEGNA. Il processo per la morte di Giuseppe Sgroi riparte dal silenzio. Nell’ultima udienza davanti alla Corte d’Assise di Pavia, Giuseppe Di Stefano, già assolto con rito abbreviato dall’accusa di omicidio, ha scelto di non rispondere alle domande, avvalendosi della facoltà concessa al testimone assistito. Nessuna ricostruzione quindi nell’udienza dell’altro giorno in tribunale a Pavia di quella notte tra il 27 e il 28 agosto del 2024, nessun dettaglio su ciò che accadde nell’appartamento di via Dei Mille a Cilavegna, dove l’operatore ecologico di 54 anni fu trovato morto con lesioni gravissime al volto e alla testa.
la vicenda
Al centro del dibattimento resta Massimo Sgroi, 53 anni, fratello della vittima, imputato per omicidio e accusato di averlo ucciso al termine di una lite degenerata in un violento pestaggio. Secondo l’impianto accusatorio, Giuseppe sarebbe stato colpito ripetutamente con pugni e calci, anche quando era già a terra. In casa, quella sera, c’erano solo i due fratelli e l’ospite.
Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito una finestra temporale di circa 17 minuti, considerata cruciale: la vittima era uscita dall’abitazione ed era stata ripresa da una telecamera di videosorveglianza del paese, per poi rientrare. Poco dopo mezzanotte la chiamata al 118. All’arrivo dei soccorsi, le condizioni erano già disperate. I rilievi effettuati nell’appartamento hanno inoltre evidenziato che chi avrebbe aggredito l’uomo si sarebbe successivamente lavato, un elemento ritenuto significativo dagli investigatori.
In un primo momento Massimo Sgroi aveva respinto ogni addebito, indicando proprio Di Stefano come possibile responsabile dopo una discussione con il fratello. Una versione che non ha retto nel corso delle indagini e che è stata smentita dagli elementi raccolti. Gli inquirenti hanno anche individuato un possibile movente: da tempo Giuseppe sollecitava il fratello a cercarsi un’occupazione, tema che avrebbe alimentato tensioni e l’ennesimo litigio, culminato nella violenza.
In aula sono stati ascoltati anche i periti, chiamati a ricostruire la dinamica dell’aggressione e la compatibilità delle ferite con quanto ipotizzato dall’accusa. Ora spetta alla Corte, presieduta da Elena Stoppini, stabilire cosa accadde davvero quella notte e se Massimo Sgroi debba rispondere della morte del fratello.
