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Ноябрь
2025

«Anziani maltrattati», a giudizio la titolare della casa alloggio

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Redavalle. Va a giudizio e sarà processata con rito abbreviato Liana Fasullo, 51 anni di Lungavilla, titolare della casa alloggio per anziani “Casa dei nonni” di via Garibaldi a Redavalle, accusata di maltrattamenti e caporalato. La struttura fu chiusa a marzo dello scorso anno dal Comune dopo un’ispezione dei Nas e dopo che un lavoratore, Gjorgi Kuzman, aveva diffuso un video-denuncia che riprendeva la gestione degli ospiti all’interno della struttura. L’ex dipendente è tra le 15 parti offese ((11 sono ex ospiti e 4 sono ex lavoratori) che si sono costituite parte civile (con l’avvocato Pierluigi Vittadini). L’avvocato dell’imputata Alfredo Barietti conta di riuscire a dimostrare l’innocenza della sua assistita attraverso la produzione di alcuni documenti audio e video, che saranno prodotti al processo previsto il 20 gennaio davanti alla giudice Maria Cristina Lapi.

L’origine dell’inchiesta

Il caso era esploso dopo che il dipendente, ex detenuto del carcere di Pavia in affidamento in prova ai servizi sociali, aveva filmato con il suo cellulare quello che accadeva nella casa alloggio, destinata a ospitare soltanto anziani autosufficienti. La denuncia, inviata anche alla trasmissione “Le Iene”, oltre che ai carabinieri di Santa Giuletta, portò alla chiusura della struttura e al trasferimento degli ospiti. Qualche giorno prima della chiusura della struttura, il 20 marzo, era scattata l’ispezione dei carabinieri e dei Nas, che avevano constatato diverse irregolarità, a cominciare dalla presenza di 11 anziani (a fronte di un limite di 4 posti) affetti da patologie come demenza senile e Alzheimer. Anziani, quindi, che non potevano essere ospitati nella struttura, destinata solo ad autosufficienti.

La difesa della titolare

La titolare si era difesa: «Mai maltrattato gli ospiti, questa è una vendetta personale perché ho licenziato il dipendente». Ma la relazione dei Nas, inviata in Procura, mise in risalto diversi problemi, a cominciare dalle «pessime condizioni igienico-sanitarie negli appartamenti al primo piano, dove – si legge nella relazione – si riscontra la presenza di escrementi mal puliti sui pavimenti e forte odore di urina».

L’accusa di maltrattamenti

Tra gli episodi elencati nell’atto con cui la Procura aveva chiuso le indagini si fa riferimento a prese elettriche senza copertura, assenza di dispositivi di sollevamento e presenza di barriere architettoniche, assenza di bagni attrezzati per la disabilità. Inoltre, secondo l’accusa, gli anziani venivano tenuti al freddo, senza riscaldamento, e con abiti inadeguati alle temperature. Contestazioni anche sul fronte del cibo: gli ospiti sarebbero stati nutriti con alimenti non adatti e insufficienti, come tazze di latte e fette biscottate.

«Gli ospiti si presentano in pessime condizioni, alcuni lamentano freddo vista la mancanza dell’impianto di riscaldamento e la tipologia di indumenti indossati e non in sicurezza, considerata la presenza di scale e senza una supervisione dell’operatore», si legge nella relazione dei Nas. In un ripostiglio i carabinieri avevano trovato anche un materasso sul pavimento, destinato al riposo di un operatore. «Dal punto di vista strutturale – si legge nella relazione – gli appartamenti non si presentano in idonee condizioni considerando la presenza di prese elettriche senza copertura, assenza di dispositivi di sollevamento e presenza di barriere architettoniche anche all’ingresso della stessa, assenza di bagni attrezzati per la disabilità». Nei filmati registrati dal dipendente con il suo cellulare si vedono inoltre gli anziani alimentarsi da piatti con pochissimo cibo o da tazze di latte con qualche fetta biscottata. Il processo dovrà accertare i fatti.