Terrorismo e guerra santa a 17 anni: «Ideologie che attraggono giovani in crisi identitaria»
Pavia. Tanti giovani vivono crisi personali, legate alla propria esperienza o a fattori psicologici e sociali. Se le ideologie di rivendicazione di un’identità intercettano queste crisi, non sempre si riesce a comprenderne il rischio. È una delle possibili spiegazioni che Michele Benazzo, esperto di Storia dell’Islam politico moderno, offre di quanto accaduto al 17enne residente nella Lomellina.
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Rivendicazione
«Può capitare che un individuo trovi una risposta alle sue rivendicazioni di identità sociale in un’ideologia come il jihadismo – spiega Benazzo –, soprattutto se si tratta di giovani che hanno vissuto in qualche modo una rottura tra il luogo d’origine della loro famiglia e quello in cui vivono o sono cresciuti, come nel caso dei cosiddetti immigrati di seconda generazione».
Razzismo e islamofobia portano certi individui a una maggiore marginalizzazione. «Una dinamica che trova uno “sbocco” in un’ideologia estremista come quella jihadista. Ci sono diversi autori di letteratura islamica che disconoscono le pratiche adottate dai gruppi estremisti, ma non sempre i giovani li conoscono o riescono a sviluppare le competenze per comprendere un’ideologia in cui si imbattono».
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La bolla di internet
Internet ha «cambiato le regole del gioco» anche nelle modalità di ingaggio dei gruppi estremisti. «Se prima per entrare in contatto con certi ambienti bisognava avere delle conoscenze personali al loro interno, ora basta molto meno», dice Benazzo.
«Il web non solo facilita l’accesso a testi ideologici – prosegue l’esperto –, ma funziona anche come cassa di risonanza. Capita che questo materiale si trovi in ambienti chiusi come blog, forum o chat. Si crea una “bolla” di soggetti che si fomentano tra loro».
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Un trend?
Un caso al momento isolato non può bastare a definire una nuova tendenza. Per Benazzo però quanto accaduto può essere un indizio. «Storicamente l’Italia è stata colpita meno di altri Paesi europei dal fenomeno della radicalizzazione jihadista perchè i gruppi estremisti non ci hanno mai ritenuto uno dei nemici principali. Oggi però alcune discriminazioni vissute dai giovani islamici residenti in occidente toccano tutta l’Europa».
C’è una spiegazione storica dietro al fatto che fino ad oggi in Italia l’estremismo jihadista ha colpito meno che in altri luoghi. «Da noi c’è stata una migrazione dal mondo islamico ritardata rispetto ad altri Paesi europei. Lì già dagli anni '50 il fenomeno è entrato nel vivo, mentre in Italia ha cominciato ad accelerare dalla fine anni '70. – spiega l’esperto –. Inoltre noi abbiamo una storia differente. Inghilterra e mondo francofono sono viste come le vecchie potenze coloniali e per questo il primo punto di critica delle dottrine jihadiste. Un’etichetta che a noi non può invece essere attribuita».
Sul rischio di eventi violenti in Italia, Benazzo evita allarmismi. «Queste dottrine predicano la liberazione del mondo islamico come obiettivo primario. Per farlo la cosa più sensata è andare a combattere in patria, nei territori che sono appunto da liberare. Infatti statisticamente la maggior parte di chi che si avvicina a queste ideologie intende andare a combattere all'estero piuttosto che rimanere in Europa».
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