Manovra, ancora scontri tra Lega e FI sul contributo delle banche (con sguardo alle regionali). Salvini: “Ogni lamentela, un miliardo in più”
Non si placano le tensioni interne al governo sulla questione del contributo delle banche alla prossima legge di bilancio. Dopo l’intesa trovata in extremis nel vertice notturno di dieci giorni fa, con la quale sembrava che Giorgia Meloni avesse placato le controversie tra Lega e Forza Italia, i due partiti sono tornati a scontrarsi in vista dell’esame in Parlamento della manovra. Tanto che la presidente del consiglio ha già dovuto inserire in agenda un nuovo vertice di maggioranza, per riportare un po’ d’ordine nei ranghi dell’esecutivo. A riaccendere la discussione sono state le parole di Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi) che, ribattendo su un tasto molto caro al vicepremier forzista Antonio Tajani, ha dichiarato che il concetto di extraprofitti “non esiste” e che “la tassazione sui redditi lordi bancari è nettamente superiore al 50%”. Da qui la replica stizzita del Carroccio che attacca le “sorprendenti e irritanti dichiarazioni di alcuni banchieri” che dovrebbero avere il “dovere morale di restituire al Paese una parte” dei “quasi 50 miliardi di utili, frutto dell’efficace azione del governo e delle commissioni e degli interessi pagati dai cittadini-clienti”. Dal canto suo, Forza Italia difende gli istituti di credito e insiste sulla cancellazione della tassa sugli affitti brevi: altro tema all’ordine del giorno nel vertice di maggioranza.
L’ipotesi più accreditata è che la nuova riunione del governo possa essere già martedì. Anche perché mercoledì il disegno di legge farà ufficialmente il primo passo in Senato, con la riunione della commissione Bilancio. La Lega si riunirà per un confronto con il leader Matteo Salvini e con il titolare del ministero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “È doveroso che i grandi istituti aiutino il settore sanitario, le famiglie e le imprese. Le banche hanno il dovere morale di restituire al Paese una parte dei guadagni”, commentano dal Carroccio, promettendo emendamenti in manovra per “rafforzare il contributo” chiesto al mondo finanziario. Il leader leghista ha alzato ulteriormente il tiro: “Ogni lamentela in più dalle banche, è un miliardo in più che gli chiediamo”, ha detto il ministro dei trasporti. “È un modo di fare impresa – ha aggiunto Salvini – per cui se guadagno i soldi sono miei, se perdo ce li mette lo Stato e quindi i cittadini. Fare impresa così non è normale”. Una dichiarazione che ha il sapore di campagna elettorale per le regionali, visti gli appuntamenti alle urne del 23 e 24 novembre in Campania, Veneto e Puglia. Tanto che per il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è fisiologico che in questa fase si “eccitino gli animi dei propri tifosi”. Ma, aggiunge, “non si è mai visto un governo così compatto”.
Intanto, Forza Italia non molla su un altro capitolo della finanziaria, quello che riguarda la tassa sugli affitti brevi. Il partito si è riunito a Torino per gli stati generali. E il segretario Tajani è tornato ad alzare il muro sul tema. “Noi siamo contrari” all’aumento della tassazione, “e siamo già al lavoro per modificare quel testo e arrivare a cancellare una norma che ci sembra assolutamente iniqua“, insiste il vicepremier azzurro. Che rivendica: “È stata già corretta rispetto alla proposta iniziale ma non è sufficiente, quindi la cambieremo”. Posizione ribadita anche dai capigruppo, che si preparano a dare battaglia in Parlamento. A mettere i puntini sulle i è il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che apre sì alle modifiche, ma lascia intendere che il sentiero resta stretto. Confermando che c’è uno spazio per le correzioni al testo, spiega: “Il governo fa interventi poi sarà il Parlamento a fare le scelte definitive”. Poi rassicura sul raggiungimento di “un’intesa tra le forze di maggioranza”, ma sottolinea: “Sicuramente bisogna lasciare invariati i saldi, questo è fondamentale”.
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