La “moschea” divide Cuorgnè tra dialogo e diffidenza
CUORGNE’. L’edificio che per anni è stato al centro di discussioni e polemiche è finalmente pronto. Mancano solo gli ultimi dettagli burocratici e la data ufficiale d’inaugurazione, ma la struttura che molti chiamano “moschea” e che i promotori definiscono “centro culturale islamico” è ormai una realtà visibile. Situata in via Ivrea, appena dopo il ponte sull’Orco, alla destra scendendo verso località Pedaggio, nasce come spazio di incontro e formazione per la comunità musulmana locale, ma la sua apertura segna un passaggio delicato per la cittadina canavesana, dove convivono attese, timori e interrogativi.
La vicenda affonda le radici nel 2012, quando le prime voci su una presunta moschea spinsero il sindaco dell’epoca, Giuseppe Pezzetto, a chiarire pubblicamente che nessun luogo di culto era previsto in città. L’anno successivo, tuttavia, si diffuse la notizia dell’acquisto di una casa con annessa una ex officina da parte di un gruppo di cittadini di fede islamica intenzionati a creare un centro di aggregazione.
Nonostante la definizione fosse esplicitamente culturale, la polemica esplose: commenti feroci sui social, prese di posizione politiche e un dibattito che per settimane infiammò Cuorgnè. L’amministrazione spiegò che si trattava di un’iniziativa privata e che non vi era alcuna richiesta ufficiale di cambio d’uso, ma le spiegazioni non bastarono a placare i sospetti.
Negli anni, il progetto è rimasto vivo ma sottotraccia. La comunità musulmana del Canavese ha continuato a incontrarsi in spazi temporanei, organizzando momenti di dialogo e solidarietà. Poi, tra il 2023 e il 2024, la costruzione ha ripreso ritmo, fino a diventare ciò che oggi appare come un moderno centro di comunità. La stessa attuale amministrazione comunale, guidata da Giovanna Cresto, pur mantenendo prudenza, riconosce che il progetto non può essere fermato: è un’iniziativa privata conforme ai vincoli urbanistici e, almeno formalmente, non destinata al culto.
Un episodio ha segnato profondamente il percorso. Nel marzo 2024, in pieno Ramadan, era prevista una grande serata di incontro, l’“Iftar Street”, nel piazzale dell’ex Manifattura. L’evento venne annullato all’ultimo momento, dopo la morte a Salassa, al termine di un rito di esorcismo, che vide coinvolti membri della comunità islamica locale, tra cui un sedicente imam di Cuorgnè. Il rinvio fu motivato «per rispetto e vicinanza», ma il clima di sospetto tornò a farsi pesante, alimentando discussioni e paure. Per mesi, l’iniziativa rimase congelata.
Oggi il cantiere è concluso e l’apertura del centro è imminente. Le intenzioni ufficiali parlano di un luogo di confronto interculturale, corsi linguistici, sostegno ai giovani e spazi di studio, ma molti cittadini restano scettici. C’è chi teme che, dietro la veste culturale, si nasconda un vero e proprio luogo di culto. «Nessuno è contrario all’integrazione», commentano alcuni residenti, «ma serve trasparenza: chi lo gestirà, con quali regole e con quale controllo?».
Dall’altra parte, i sostenitori del progetto vedono nell’apertura un’occasione per superare diffidenze e incomprensioni. «Un centro aperto, con iniziative pubbliche, è la strada giusta per conoscersi», sostengono i promotori, che si dicono pronti a collaborare con le istituzioni locali.
Resta però la questione simbolica: per molti cuorgnatesi, l’idea di una “moschea” in paese tocca corde profonde, identitarie, e la distinzione tra culto e cultura rischia di apparire solo formale. L’inaugurazione, quando arriverà, sarà un banco di prova per la capacità di una piccola città di convivere con le proprie paure e di trasformarle, forse, in dialogo.
