La Fifa deve escludere Israele per Gaza come la Russia per l’Ucraina: no al doppio standard
La Fifa, in quanto organizzazione internazionale che promuove valori di fair play, rispetto e unità attraverso il calcio, ha il dovere di mantenere coerenza nelle sue decisioni. L’esclusione della Russia dalle competizioni internazionali, motivata dall’invasione dell’Ucraina, è stata una scelta significativa, basata sulla condanna di azioni che violano il diritto internazionale e i principi umanitari. Tuttavia, tale decisione solleva inevitabilmente interrogativi sulla necessità di applicare lo stesso metro di giudizio in altri contesti critici.
Se la Fifa ha preso una posizione chiara contro la Russia per il conflitto in Ucraina, è ragionevole aspettarsi che un’analoga riflessione venga fatta riguardo a Israele, in relazione alle gravi accuse di genocidio e violazioni dei diritti umani a Gaza. Le immagini e le testimonianze che giungono da quella regione mostrano una crisi umanitaria di proporzioni devastanti, con migliaia di vittime civili, molte delle quali bambini, e una distruzione sistematica di infrastrutture vitali. Organizzazioni internazionali, tra cui l’Onu e diverse Ong, hanno ripetutamente denunciato la sproporzione delle azioni militari e il loro impatto sulla popolazione civile.
La coerenza non è solo una questione di equità, ma anche di credibilità. La Fifa, come altre istituzioni sportive globali, ha il potere di inviare messaggi potenti, promuovendo la pace e condannando le ingiustizie. Ignorare o trattare in modo differente situazioni che presentano gravi violazioni dei diritti umani rischia di minare la fiducia che milioni di tifosi ripongono nell’organizzazione. Il calcio, per sua natura, unisce popoli e culture, ma questa unità non può essere costruita su doppi standard.
Chiedere alla Fifa di valutare l’esclusione di Israele non significa ignorare la complessità del conflitto israelo-palestinese, né prendere una posizione semplicistica. Si tratta, piuttosto, di applicare i medesimi principi che hanno guidato la decisione sulla Russia: il rispetto per la vita umana, la condanna della violenza indiscriminata e la tutela dei valori universali. Un’organizzazione che si pone come faro morale nel mondo dello sport non può permettersi di chiudere gli occhi di fronte a una tragedia umanitaria.
La Fifa ha l’opportunità di dimostrare che le sue scelte non sono dettate da pressioni politiche o economiche, ma da un impegno genuino per la giustizia e l’uguaglianza. Escludere Israele, se le accuse di genocidio a Gaza fossero confermate da indagini indipendenti, non sarebbe un atto di partigianeria, ma un segnale di coerenza e responsabilità. Il calcio, che appartiene a tutti, deve essere uno spazio in cui i principi umanitari prevalgono sempre.
L'articolo La Fifa deve escludere Israele per Gaza come la Russia per l’Ucraina: no al doppio standard proviene da Globalist.it.