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Il crollo del diritto internazionale

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Al momento, l’esito della grave crisi che coinvolge l’Iran rimane altamente incerto. Il 23 giugno, il presidente Trump ha annunciato che Israele e Iran avevano concordato un cessate il fuoco e che la guerra sarebbe finita presto. Ma, come sappiamo, le sue dichiarazioni non sono affidabili. In realtà, la situazione potrebbe rapidamente degenerare in una guerra globale, con il conseguente pericolo dell’uso di armi nucleari e, come minimo, con enormi distruzioni e perdite di vite umane in tutta la regione dell’Asia sud-occidentale.

Ciò che è certo, tuttavia, è che gli attacchi senza precedenti degli Stati Uniti con bombe bunker-buster contro i siti di arricchimento dell’uranio in Iran, ordinati dal presidente Trump il 21 giugno, significano il completo collasso del diritto internazionale, così come lo conosciamo. Non c’è dubbio che questa aggressione, anche se Teheran e tutti i principali attori fossero stati informati in anticipo di ciò che stava per accadere e anche se il danno fosse stato più apparente che reale, non aveva alcun fondamento nel diritto internazionale o nella Carta delle Nazioni Unite. Non era certo il primo caso del genere, ma sicuramente il più grave. Gli attacchi statunitensi seguono la guerra di aggressione illegale lanciata dal regime folle di Israele contro l’Iran e l’orrendo genocidio che la comunità internazionale tollera a Gaza da 18 mesi.

La decisione di Washington è stata ancora più perfida, poiché Donald Trump aveva appena dato ai leader iraniani una scadenza di due settimane per riprendere i negoziati, interrotti solo dopo i massicci attacchi a sorpresa lanciati una settimana prima da Israele (con il via libera di Washington) e dopo che gli israeliani avevano ucciso il capo negoziatore iraniano.

Ma non va dimenticata la responsabilità degli europei e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Sono stati il Regno Unito, la Francia e la Germania a far approvare il 12 giugno una risoluzione dell’AIEA, successivamente avallata dagli Stati Uniti, che accusava l’Iran di non rispettare gli obblighi nucleari, al fine di giustificare gli attacchi israeliani lanciati il giorno successivo. Come ha ammesso in seguito il 18 giugno il capo dell’AIEA, Rafael Grossi, la sua agenzia non ha “alcuna prova” che l’Iran stia sviluppando una bomba nucleare (secondo l’insider Alastair Crooke, il software utilizzato dall’AIEA per valutare le minacce nucleari è un programma di intelligenza artificiale fornito da Palantir, la società del falco Peter Thiel).

Ciononostante, sono in corso sforzi diplomatici interrompere l’escalation, sia da parte di alcuni membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, ovvero Cina, Russia e Pakistan, sia da parte dell’Organizzazione per la cooperazione islamica, con i suoi 57 Paesi membri.

Negli stessi Stati Uniti, l’opposizione alla politica bellica da parte dei membri del Partito Democratico è puramente opportunistica, ma le proteste popolari, se cresceranno, avranno maggiori possibilità di convincere Donald Trump a mantenere la sua promessa di porre fine al coinvolgimento americano in guerre infinite, in particolare se proverranno dal movimento MAGA.

Il caos e il crollo dell’ordine attuale, ormai evidenti a tutti, hanno un unico aspetto positivo, ovvero che potrebbero accelerare la nascita di una nuova architettura di sicurezza e sviluppo.

SEGNATEVI LA DATA!

La conferenza dello Schiller Institute “L’uomo non è homini lupus” si terrà il 12 e 13 luglio a Berlino, ed è possibile partecipare sia di persona che online.

Per registrarsi alla conferenza, visitare il sito https://schillerinstitute.com/de/der-mensch-ist-nicht-des-menschen-wolf/.