Neonati sepolti, tra i testimoni l’ex fidanzato di Chiara Petrolini. Sulla perizia psichiatrica è già scontro
È già tempo di processo per Chiara Petrolini, la studentessa imputata per l’omicidio di due figli appena nati. Lunedì 30 giugno davanti alla Corte di assise di Parma inizia il confronto tra accusa e difesa. Tra le prime decisioni che i giudici dovranno prendere ci sarà la scelta sui testimoni indicati dalle parti. La Procura, con i pm Alfonso D’Avino e Francesca Arienti, ha inserito nella lista al vaglio della Corte tutti gli investigatori e i consulenti che hanno seguito il caso della villetta di Traversetolo (dove l’imputata si trova ai domiciliari), oltre agli amici, già sentiti in fase di indagine, l’ex datore di lavoro, il fidanzato di Chiara e padre dei due neonati sepolti, e i genitori di entrambi i ragazzi.
L’avvocato Monica Moschioni, parte civile proprio per il fidanzato, ha depositato una lista che su molti nominativi ricalca quella della pubblica accusa. Non risulta ancora depositata quella della difesa. È possibile che nella prima udienza si affronti anche il tema della perizia psichiatrica, dal momento che accusa e difesa hanno presentato consulenze con conclusioni opposte: per la Procura la ragazza è capace di intendere e di volere, mentre la difesa la ritiene incapace. Due posizioni opposte che nei fatti sono già uno scontro.
La ragazza – che dopo aver indotto il parto del secondo figlio, avergli tagliato il cordone ombelicale, lo seppellì – è accusata di aver ucciso con premeditazione e sepolto entrambi neonati, nel giardino di casa. Il primo parto è del 12 maggio 2023, il secondo del 7 agosto 2024. Secondo l’accusa li avrebbe assassinati appena nati, al termine di gravidanze di cui tutti erano all’oscuro. Tagliò il cordone ombelicale che non fu richiuso e i bambini, nati vivi, morirono per choc emorragico. Il giorno dopo il secondo parto uscì con gli amici, andò dall’estetista e in pizzeria. Poi partì con la famiglia per una vacanza a New York. Fu lì che alla famiglia fu comunicato che nel giardino era stato trovato il cadavere di un neonato.
Quando fu arrestata e messa agli arresti domiciliari la procura di Parma spiegò che l’ipotesi accusatoria, con cui avevano sostenuto la richiesta di carcere, è che Chiara Petrolini avesse un “disegno”: ovvero avere pensato di sopprimere il neonato che aveva in grembo (il secondo infanticidio era stato contestato successivamente agli esami sui resti del neonato, ndr). L’imputata ora vive nella villetta di famiglia (dopo il dissequestro) che si affaccia sul piccolo giardino dove sono stati sepolti i due neonati che aveva partorito. Gli inquirenti per la ragazza avevano chiesto il carcere, ma la Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Riesame stesso che a ottobre aveva disposto il carcere.
Nell’ordinanza i giudici del Riesame scrissero che aveva agito con “estrema lucidità. Inusitata freddezza esecutiva. Sconcertante assenza di scrupoli o remore. Apparente mancanza di qualunque ripensamento, oltre che di sfrontatezza”. Ma non solo i magistrati motivarono il provvedimento riconoscendo “inaffidabilità totale nelle relazioni personali anche più intime. Eccezionali capacità sia di nascondimento dei propri misfatti sia di mistificazione e dissimulazione. Mancanza di partecipazione e di compassione”.
La procura di Parma che per due volte aveva chiesto la misura cautelare in carcere per la giovane, ma dopo i vari ricorsi la Suprema corte aveva confermato i domiciliari. La prima misura cautelare era stata respinta proprio perché il gip aveva ritenuto che il reato non fosse ripetibile e solo al successivo ritrovamento dei resti del secondo neonato (il primo a essere concepito e partorito), la ragazza era finita agli arresti. Le due gravidanze, i due parti, le due morti, le due soppressioni erano tutte avvenute tra le mura domestiche, dove erano presenti i genitori dell’imputata che però non si erano accorti di nulla, come del resto il fidanzato e padre dei due bambini. I genitori della studentessa, che era stati indagati, sono stati archiviati.
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