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Июнь
2025

Peste suina, gli allevatori: «Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni»

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PAVIA. «Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni». Non hanno dubbi gli allevatori che ieri mattina hanno partecipato al presidio sull’Allea che Confagricoltura ha voluto organizzare per riaccendere i riflettori sulla questione della peste suina africana. Il virus ha aggredito la provincia di Pavia quasi due anni fa, provocando l’abbattimento di 41.629 maiali, portando al collasso 170 aziende, mettendo a rischio 400 posti di lavoro. Da allora l’intero territorio provinciale è soggetto alle zone di restrizione imposte dalla Commissione europea, molte stalle sono vuote, i danni sono lievitati, gli indennizzi non sono arrivati.

I danni

Circa 39 milioni i danni indiretti a livello nazionale, 11 quelli degli associati a Confagricoltura, 10 i milioni assicurati finora dal governo. Ieri, al presidio, sono arrivati il vicepresidente del Senato e senatore della Lega, Gian Marco Centinaio, e il consigliere regionale di Lombardia Ideale Alessandro Cantoni. E proprio il senatore Centinaio ha deciso di presentare un’interrogazione al ministro dell’Agricoltura Lollobrigida per chiedere di accelerare l'erogazione dei ristori, sottolineando «i grandi sacrifici e gli investimenti di tante imprese agricole». Aziende agricole che ora sono al collasso.

Gli allevatori
Alberto Rosti ha un allevamento di suini a Torrevecchia Pia che è vuoto dal 29 luglio 2024. Da quando è stato individuato un focolaio di Psa che ha imposto l’abbattimento di 1500 maiali. «Se non arriveranno i ristori, saremo costretti a chiudere – dice Rosti -. Le finanze dell’azienda sono a zero, siamo finiti. Regione Lombardia ci ha fatto sapere che potrebbe arrivare solo un acconto del 20% per i danni indiretti. Questo ci costringerà a licenziare perché non potremo pagare i nostri dipendenti. Ci sono solo promesse. Ma con le promesse non si riempiono i piatti a tavola». Anche nell’allevamento di Stefano Lamberti, a Sant’Alessio, non ci sono più suini. «Gli indennizzi sono fermi al 30 novembre 2023. Bisogna quindi attivarsi subito per ristorare i danni subiti anche successivamente – sostiene Lamberti -. La situazione di grave crisi ci sta mettendo in difficoltà anche per la gestione degli impegni aziendali e per il mantenimento della manodopera, visto che sta terminando la cassa integrazione. Serve una strategia per ripopolare gli allevamenti colpiti dai focolai ed è necessario attivarsi per uscire dalle zone di restrizione e rendere nuovamente competitiva, a livello di prezzo, la carne proveniente dagli allevamenti pavesi».

Gli abbattimenti

La Psa ha imposto l’abbattimento dei 18mila suini che, fino all’estate 2023, si trovavano nei cinque allevamenti di Erminio Panigati. Quello di Zinasco era stato il terzo focolaio individuato in provincia di Pavia. «Parliamo di 24 mesi, ma ho ricevuto indennizzi solo per i danni indiretti registrati nei primi tre – spiega -. Se a settembre non verranno riviste le zone di restrizione, le nostre aziende saranno costrette a chiudere». La Psa non ha contagiato i suini dell’allevamento di Stefano Bianchi, a Filighera. «La situazione è drammatica e non più sostenibile – dice Bianchi -. I ristori devono essere erogati al più presto. Vendiamo i capi ad 1,30 euro, contro i 2 euro del prezzo di mercato a causa delle difficoltà dei macelli. Forse si è sbagliato qualcosa. Nella seconda ondata erano stati abbattuti solo i maiali dell’allevamento in cui era stato riscontrato il focolaio. Nella prima ondata invece gli abbattimenti avevano riguardato anche gli allevamenti vicini e così si era riusciti ad arginare il virus».

Stefania Prato