Fallimento Zonca, il processo finisce con due patteggiamenti e un’assoluzione
VOGHERA. Per il fallimento da quasi 10 milioni di euro dell’azienda di impianti di illuminazione Zonca di Voghera è arrivata l’assoluzione in appello di Massimo Zonca, 51 anni, uno degli amministratori eredi dell’azienda. Era difeso dall’avvocato Daniele Cei. Zonca jr si è dichiarato estraneo ai fatti, una tesi accolta in appello dal tribunale di Milano. Mentre il padre 89enne Giorgio Martino Zonca e lo zio 91enne Luigi Zonca avevano già patteggiato l’anno scorso una pena.
Un processo che si è svolto a Milano perchè la storica azienda vogherese, pur avendo avuto per decenni i capannoni sulla strada verso Casei Gerola, aveva sede legale a Milano.
In particolare le contestazioni di bancarotta fraudolenta in concorso di cui erano accusati a vario titolo gli industriali vogheresi riguardavano fatti avvenuti sia prima della chiusura (nel 2012) sia dopo. In particolare cessioni immobiliari a società ritenute dalla procura di Milano nella disponibilità degli Zonca, quindi per distrarre fondi dal fallimento.
L’indagine era nata dalla relazione del curatore fallimentare, che aveva esaminato tutta la documentazione della Zonca (fallita nel 2018 a Milano con il nome di Industria Decorazioni di Interni) e ha segnalato alcune presunte irregolarità alla procura.
Al centro degli accertamenti anche il tentativo operato dagli amministratori di rivolgersi a un fondo, che si occupa di ristrutturazione del debito, per evitare il fallimento e pagare i creditori. L’operazione tuttavia non era andata a buon fine perché l’offerta fatta ai creditori era stata ritenuta non adeguata da un paio di istituti di credito.
Della Zonca, un tempo fabbrica di punta nel settore dell’illuminazione, resta oggi un edificio abbandonato sulla strada che da Voghera porta a Casei Gerola e una sala, in via Emilia, intitolata a uno dei fondatori dello storico marchio, Maffeo Zonca. Al momento della chiusura nel 2012 dava lavoro ad una cinquantina di operai.
