Rivarolo, vendute all’asta online per 518mila euro le 510 mucche della stalla sequestrata
RIVAROLO. Cinquecentodieci mucche vendute a un’azienda zootecnica fuori regione, 414 mila euro l’offerta finale, 518 mila il totale con oneri e spese. Così si è chiusa l’asta giudiziaria che segna l’uscita definitiva degli animali dalla maxistalla Mellano di borgata Vittoria. L’azienda agricola, un tempo considerata un modello d’eccellenza in Piemonte e in Europa, si svuota dopo mesi di inchieste, perizie veterinarie e misure dettate dal Tribunale.
La gara si è svolta in modalità online, su autorizzazione del gip di Ivrea. Il termine era fissato per le ore 12 di venerdì 13 giugno. La base d’asta era di 300 mila euro. A vendere il lotto è stato l’amministratore giudiziario nominato dal tribunale: ogni operazione economico-finanziaria, dall’acquisto di foraggi fino a eventuali trattative per l’intera struttura, è infatti passata attraverso la sua supervisione, come disposto dal giudice per le indagini preliminari. Una figura che ha affiancato il sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà, responsabile del benessere animale.
«Gli animali sono alimentati regolarmente e le scorte sono garantite per i prossimi sette giorni», aveva assicurato il primo cittadino durante uno dei controlli successivi al sequestro. Una rassicurazione arrivata in un momento di forte attenzione pubblica, anche in seguito ad alcune notizie smentite sul rischio di ulteriori decessi all’interno della stalla.
Il sequestro degli animali — inizialmente 542, poi scesi a 510 in sede d’asta — era scattato lo scorso 7 aprile, in seguito a un blitz coordinato dalla Procura di Ivrea, con la partecipazione dei carabinieri, dei forestali, dei veterinari dell’Asl/to4 e del sindaco Zucco Chinà. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, molti capi erano in condizioni di denutrizione e in pericolo di vita. Le carcasse di oltre 300 bovini morti nei mesi precedenti non sarebbero state smaltite secondo le normative.
«Dal momento in cui siamo entrati in possesso di video e immagini fotografiche, dove si vedevano capi visibilmente denutriti e destinati a morte crudele, non abbiamo potuto che intervenire con tempestività», avevano spiegato dagli uffici giudiziari eporediesi.
All’origine della situazione — definita “grave” anche dai vertici dell’Asl — ci sarebbe una crisi economica interna all’azienda, che avrebbe ridotto le scorte alimentari e trascurato le necessità nutrizionali del bestiame. Le indagini, ancora in corso, ipotizzano i reati di maltrattamento e violazione delle norme sullo smaltimento delle carcasse.
Durante il blitz di aprile, gli animali furono sì sequestrati, ma lasciati nella struttura e affidati in custodia alla stessa azienda Mellano, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria. A quel punto il tribunale ha deciso di nominare un amministratore giudiziario con pieni poteri economici per salvaguardare gli animali e garantire la trasparenza di ogni spesa e incasso. Sul tavolo sono state valutate anche opzioni come l’affitto della struttura, la cessione a terzi o l’intervento di enti pubblici.
Dino Mellano, tra i fondatori dell’impresa, aveva parlato pubblicamente all’indomani del sequestro, con toni di amarezza e fiducia: «Siamo vincolati ai dettami di un’inchiesta appena aperta, ma ci stiamo confrontando col nostro legale. Abbiamo piena fiducia nella giustizia e non abbiamo nulla da nascondere. Questo è un calvario, ma alla fine saremo riabilitati».
Oggi, con l’asta conclusa e le mucche pronte al trasferimento, resta solo il vuoto nelle stalle.
