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Roland Garros – Musetti c’è, Sinner ci sarà? Se sì, ridimensionando Bublik… sarà storia come 65 anni fa a Parigi

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Lorenzo Musetti è a un passo dal diventare un top-5. Un sogno che si realizzerebbe. Il passo lo può fare avanti lui battendo Alcaraz venerdì, o lo può fare indietro Djokovic perdendo da Zverev. Ieri che Lorenzo ha battuto Tiafoe in 4 set – e mi ha consentito intanto di azzeccare il primo pronostico dei 2 fatti nell’ultimo editoriale (il secondo è che Sinner batterà Bublik, perché riuscirà a farlo muovere più di Draper… e chi non sa ritrovare i miei editoriali dei giorni scorsi li trova qui sopra, e anche nella home page di Ubitennis sotto la voce Scanagatta) – n.5 Musetti lo è solamente virtuale, ma – come accennavo – se Djokovic dovesse perdere con Zverev, invece di salire a n.6 dall’attuale posizione di n.7, si ritroverebbe esattamente appunto a n.5 reale. Chi lo avrebbe detto a marzo? E un anno fa? E quanti sostenevano un paio d’anni fa che “poiché gioca con le spalle troppo vicino ai teloni di fondocampo, nemmeno fosse Richard Gasquet” gli sarebbe rimasto difficile mantenere un posto fra i top-20?

Beh, prima di emanare certi verdetti negativi, pessimisti, su qualcuno si regolasse un po’ facendo caso almeno all’età e alla precocità dei tennisti di cui si parla, sarebbe più facile prendere meno abbagli. Lorenzo ha vinto lo stesso torneo junior di Firenze alla stessa età di Roger Federer, l’Australian Open Junior prima dell’ultimo anno di junior, battè Wawrinka al Foro Italico che era ancora poco più che un bambino. Insomma i presagi di una carriera probabilmente brillante c’erano, anche se non si poteva metterci la mano sul fuoco.

Quest’anno, sulla terra, Lorenzo ha vinto 19 match degli ultimi 22 incontri. Ha perso soltanto in finale a Montecarlo, in semifinale a Madrid, in semifinale a Roma ed è in gara contro Alcaraz in semifinale al Roland Garros, sua seconda semifinale Slam dopo quella giocata un anno fa a Wimbledon (e aveva fatto finale al Queen’s, nonché una semifinale al torneo olimpico di Parigi 2024). Soltanto Pietrangeli e Sinner erano riusciti a centrare le semifinali sia a Parigi sia a Wimbledon. Lorenzo si aggiunge ai quattro che dal 1990, quando furono varati i Masters 1000 nel nuovo circuito ATP, è riuscito a raggiungere almeno le semifinali dei 3 Masters 1000 sulla terra rossa e al Roland Garros nello stesso anno: gli altri sono Nadal, Djokovic, Murray e Zverev. Parterre de roiInsomma “Muso”, come lo chiama affettuosamente Jasmine Paolini, ha un piccolo ma significativo record che neppure il grande Roger Federer può vantare.

Qui è alla sua quinta partecipazione e le sue quattro sconfitte sono arrivate per mano di Tsitsipas nel 2022 e le volte successive per mano di n.1 del mondo, due volte Djokovic e una Alcaraz. Non è che abbia perso da Cincirinella. E ha inanellato risultati con una tale costanza che non mi pare ci sia molto da aggiungere! Se non che chi dubitava delle sue qualità è stato clamorosamente smentito dai fatti. Non credo che potrà battere Alcaraz, che ha dato contro Paul segni di così forte progresso da limare considerevolmente l’ottimismo che avevo dimostrato non troppe ore fa su questo sito quando avevo visto Sinner in grande crescita e favorito n.1 per vincere questo torneo. Ora sarei quasi propenso a ricredermi, se non fosse che proprio Sinner invita sempre tutti a non dar troppa importanza ai match che precedono quelli finali. L’altro giorno lui ha fatto l’esempio della sua partita stradominata con Ruud cui ha poi fatto seguito quella con Tommy Paul dove si ritrovò sotto di un set e in difficoltà anche all’inizio del secondo.

Ma se Sinner intanto battesse stasera Bublik avremmo per la prima volta dopo 65 anni due tennisti italiani in semifinale nello stesso Slam, come Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola nel 1960, quando Pietrangeli battè il francese Louis Haillet e invece Orlando Sirola perse dal cileno Luis Ayala e poi nella finale Pietrangeli sconfisse Ayala.

Musetti contro un Tiafoe che ha interpretato la partita sulla terra rossa – ieri molto veloce, anche perché battuta dal vento che spazzava via la terra – come se si giocasse sul cemento, non ha giocato particolarmente bene, non è stato sempre lucido fino al quarto set (quello meglio giocato, ma Tiafoe aveva smesso di credere nelle proprie possibilità), si è qualche volta portato dietro i vecchi difetti di quando peccava di narcisismo (tentando tweener intuili di recupero) anziché trame più umili e concrete, ma proprio per questo in una giornata in cui talvolta è apparso anche un pochino meno scattante e forse stanco, mi è piaciuta la solidità di concentrazione che gli ha consentito di vincere il probabilmente decisivo terzo set euna delle partite più importanti fin qui della sua giovane carriera.

Tiafoe nel terzo set aveva conquistato 12 punti su 12 quando aveva messo dentro la prima, ma quando si è trovato a servire sul 5-6 del terzo set non ne ha messo dentro neppure una. E’ anche quella la differenza che c’è fra un top5 (o top6) e uno che non sta nei primi 10. Non è un caso. Adesso, dopo 5 sconfitte con Alcaraz (e due recenti, a Montecarlo e Roma; l’unica vittoria del carrarino risale alla finale di Amburgo del 2022) non si può pretendere che Lorenzo riesca nella clamorosa e improbabile impresa di battere anche lo spagnolo. Tempo al tempo, se mai accadrà. Però quel primo set della finale di Montecarlo, da parte di Lorenzo, fu notevolissimo. Poi però Carlitos prese il largo. E quando arriva a giocare una finale Carlitos – lo sa Sinner, lo sa Djokovic – diventa un altro giocatore. Tanto meglio di come ha giocato contro Tommy Paul nei primi due set, non potrà davvero giocare. Infatti gli ha dato 60 61.

Tante le dichiarazioni di Musetti e del suo coach Tartarini che ora nessuno più si sogna di discutere – ma quanti lo hanno fatto invece per questi anni? – ma fra le tante mi è piaciute una: “Non sono un campione, mi piace pensare di essere sulla buona strada per diventarlo”. Ecco, Lorenzo ha parlato tante volte in questi giorni che la differenza fra il Musetti di prima e il Musetti di ora è la consapevolezza. Consapevolezza di poter giocare alla pari e magari di vincere con tutti, ma senza la presunzione di essere già un campioneUno che ha vinto solo due tornei, ancora campione non può definirsi. L’ambizione è necessaria, ma l’umiltà anche. Oggi Lorenzo ha l’una e l’altra. Saper fare tutti i colpi, avere tante scelte da poter imbastire, non significa essere più forti di quelli che non hanno la stessa varietà. Bisogna saper giocare le proprie carte al momento giusto, sempre, in continuità. Chi riesce a farlo negli anni, e quella carte le ha buone, diventa un campione. Altrimenti no.

Sinner ha dichiarato, insieme a ribadire che di Lorenzo è amico e tifoso, “Forse lui gioca un tennis migliore del mio”. Ma, se anche lo fosse, non basta ed è bene che Lorenzo ce lo abbia chiaro in testa. Pur permettendosi le battute da tipico toscano: “Ho un tennis elegante? Sì, noi italiani siamo eleganti…” ha detto sullo Chatrier ma, fra gli applausi appena sentito qualche fischio da parte dei francesi più sciovinisti, si è subito schermito: “Stavo scherzando”.

Con la maturità del giovane padre di famiglia sembra che sì, lo ha chiaro. E se gli capitasse di distrarsi, Simone Tartarini lo riporterebbe con i piedi per terra. Intanto nessuno può mettere in dubbio il fatto che se Lorenzo non è ancora un campione, per sua stessa ammissione, è però un giocatore vero, con tutti i crismi. Diamogli ancora tempo, ha solo 23 anni, e vediamo dove arriverà. Intanto parecchi, tanti, tantissimi hanno sognato di arrivare dove lui è già arrivato, n.5 o n.6 del mondo. E vi pare poco?

Però attenzione, il suo coach che gli vuole bene ed è una sorta di secondo padre, si è lasciato scappare un amichevole insulto “cazzone!”, a proposito dell’ingenuità che avrebbe potuto costare davvero cara a Lorenzo quando ha calciato una palla colpendo una giudice di linea al petto. L’arbitro avrebbe potuto dargli soltanto il warning per condotta non corretta, come ha fatto, ma anche squalificarlo. Poteva ma non era obbligato in automatico. A tutti è tornato in mente l’episodio di Djokovic che scagliò una pallata rabbiosa per un break subito e, nel corso del suo match contro Carreno Busta, centrò in pieno una giudice di linea americana che crollò al suolo all’US Open 2020 che Djokovic sembrava avviato a vincere. Fu invece squalificato. Come Tiafoe, davvero non un modello di fairplay, avrebbe desiderato che venisse squalificato Lorenzo… e difatti,nel calore del momento (e poi uno Slam è uno Slam…) si era subito premurato di avvertire l’arbitro perché prendesse provvedimenti. Dopo aver sentito tanti colleghi stranieri sostenere subito l’obbligo della squalifica, ho chiesto a Vanni Gibertini di leggere bene il regolamento e di scriverci un articolo. Vanni mi ha subito detto che la regola era assai vaga, che non era affatto vero che la squalifica sarebbe stata inevitabile. Se leggete il suo articolo troverete modo di capire perché chi pretendeva la squalifica avrebbe preso un granchio.

Mi fa piacere che abbiamo cercato subito di informarvi correttamente. Dubito che lo abbiano fatto quei colleghi colpevolisti che tranciavano giudizi senza avere idee di che cosa dicessero le sei regole. E poiché non ho dubbi invece sul fatto che se Djokovic si fermerà qualche minuto in conferenza – se vince lo farà di sicuro, se perde di solito scappa via come una lepre – troverà sicuramente qualche collega che gli riferirà l’episodio a suo modo, con la speranza che Novak imbastisca qualche bella e vibrante polemica. Nella sua testa Nole, sono quasi certo, penserà che ci sono stati due pesi e due misure. Secondo me quella pallata tirata con la racchetta e con notevole violenza è un atto diverso dal calcetto tirato da Musetti. Ma qualcuno non la penserà così. La sola cosa certa è che la squalifica non poteva essere automatica.

Oggi per il resto del mondo il match clou è quello che giocheranno di sera (non prima delle 20,15) Zverev e Djokovic – per indicare un favorito bisognerebbe esser sicuro della condizione sui tre set su cinque di Nole e io non sono sicuro. Voi? – mentre Sinner giocherà nel pomeriggio contro la rivelazione Bublik che si fa temere e perché non ha nulla da perdere e perché il suo tennis scoppiettante e imprevedibile sulla carta ha le caratteristiche per dar fastidio a Sinner che, un po’ come il tennista di altri tempi che più gli assomiglia, Ivan Lendl, avrebbe piacere di incontrare sempre gente che basa il proprio tennis sul ritmo. E non contro uno che è capace di improvvisare dalle posizioni più strambe 36 palle corte come il “matto” kazako ha giocato contro Draper facendolo diventare…più matto di lui. Uomo avvisato mezzo salvato. Jannik non sa esattamente cosa aspettarsi ma è psicologicamente preparato – anche per averci giocato 4 volte (3-1 i precedenti con l’unica sconfitta che arrivò per ritiro causa un problema a una gamba) – ad aspettarsi di tutto, palle corte comprese. Figurarsi se non avrà pensato a stare più vicino alla riga di fondo, pronto a scattare in avanti e a giocarsi controdropshot oppure altre soluzioni tecnicheVagnozzi e Cahill hanno fatto buona guardia, non sono tipi che lasciano qualcosa al caso. Certo se i due contendenti arrivassero a qualche tiebreak può succedere di tutto, doppi falli come aces di seconda del kazako, servizi dal sotto sui setpoint!, sebbene proprio nei tiebreak Jannik – che, non dimentichiamo, ha vinto 45 degli ultimi 47 match – abbia dimostrato lungo tutto l’anno scorso, una solidità mentale pazzesca su quei punti che valgono doppio. Li ha vinti quasi tutti.

So già che molti “leoni da tastiera” saranno pronti a darmi del menagramo per via del mio pronostico se Sinner dovesse perdere, ma io conto a) che Sinner vinca b) che i lettori di Ubitennis siano più intelligenti della media se invece Jannik perdesse. Sono alcuni di coloro che vanno su altri social… (non dico quale in particolare) sul conto dei quali mi fido meno.

Non mi date del maschilista se oggi non ho scritto di tennis femminile, anche se ho fatto un paio di domande a Aryna Sabalenka sulle quali tornerò nei prossimi giorni, ma l’ipotesi che due tennisti italiani tornino a giocare le due diverse semifinali di uno Slam 65 anni dopo mi sembrava troppo importante per pensare anche ad altro. Certo se ci fosse stata Jasmine Paolini fra le ultime quattro sarebbe stato diverso. Ora l’unico interrogativo interessante per il torneo delle ragazze mi pare possa essere: Iga Swiatek riuscirà a vincere il Roland Garros per il quarto anno consecutivo?