Starmer rafforza la linea anti-Russia: “Dobbiamo essere pronti alla guerra”
“Se vogliamo scoraggiare un conflitto, il miglior modo è prepararsi a un conflitto“. Con questa formula Keir Starmer ha formalizzato la preannunciata revisione della strategia militare e di difesa del Regno Unito rivolgendola in primis verso “la minaccia” attribuita a Mosca. Il primo ministro ha illustrato la nuova strategia in Scozia, sede della base di sommergibili che rappresentano oggi l’intero deterrente nucleare britannico. Previsti fra l’altro negli anni 12 nuovi sottomarini a propulsione atomica, investimenti miliardari in munizioni e un comando per il coordinamento di cyberattacchi anti Russia e Cina.
Il rinnovamento dei piani era stato apertamente spiegato fin da ieri come “un avvertimento” indirizzato soprattutto a Mosca, sullo sfondo della guerra con Kiev, dal ministro della Difesa, John Healey. Al di là della retorica e delle promesse esso non convince tuttavia l’opposizione Tory né i media filo-conservatori, che notano come il premier laburista resti in realtà sul vago sulle risorse. E abbia fatto una mezza retromarcia, in queste stesse ore, sulla tempistica dell’impegno a incrementare le spese militari dal 2,5% promesso a partire dal 2027 al 3% del Pil: obiettivo fissato orientativamente non prima del 2034, ma che diversi veterani del comando delle forze armate di Sua Maestà chiedono sia anticipato, o almeno suggellato da una data precisa.
Nel discorso di presentazione del documento, Starmer ha da parte sua invocato “l’unità” del Paese di fronte a un mondo sempre più “instabile” e pericoloso. Non senza dirsi certo che gli impegni contenuti nel testo saranno “attuati al 100%”. Tre gli obiettivi fondamentali della nuova strategia: rendere il Paese “pronto al combattimento di guerra“; dare valore aggiunto “alla Nato” che nella dottrina britannica è destinata a restare “sempre al primo posto” come pilastro di un sistema di sicurezza fondato sul legame transatlantico fra Usa ed Europa e sulla relazione speciale fra Londra e Washington; e infine “accelerare l’innovazione” della produzione bellica e del complesso militare-industriale “a ritmi da tempo di guerra” per fare del Regno un “innovatore leader fra gli alleati”.
In concreto, si punta a realizzare nel corso degli anni sei nuove fabbriche di munizioni e armi; a creare un coordinamento “ibrido” in seno alla Royal Navy dotando la marina di navi, sottomarini, ma anche nuovi aerei (impegno dietro il quale secondo il Times si nasconderebbe l’intenzione, per ora non ufficializzata, di estendere il deterrente nucleare dell’isola dai soli sommergibili al possesso di bombardieri non convenzionali); costruire 12 nuovi “sottomarini d’attacco” in partnership con Usa e Australia nel quadro del patto tripartito Aukus; migliorare gli alloggiamenti e gli equipaggiamenti per i militari; ricreare una guardia nazionale per l’ipotetica difesa del fronte interno; investire negli anni 15 miliardi di sterline extra per la modernizzazione dell’arsenale nucleare attraverso la creazione di un “programma nazionale di assemblaggio di testate missilistiche”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale della Nato, Mark Rutte: “La Nato ha bisogno di alleati che si impegnino e attuino misure atte ad implementare la nostra prontezza alla guerra, in modo da aumentare le nostre capacità di difesa e deterrenza”, ha detto il capo dell’Alleanza atlantica intervenendo a Vilnius al summit dei Paesi del confine orientale del Patto. “Sappiamo tutti che questo è fondamentale a causa della minaccia molto concreta di un rapido riarmo della Russia”, ha affermato ancora Rutte sottolineando la necessità di attuare programmi ambiziosi in grado di rendere l’alleanza all’altezza delle attuali sfide alla sicurezza. “L’aumento della spesa per la difesa e dell’industria della difesa sarà in cima alle priorità del vertice Nato dell’Aja”, ha concluso il segretario.
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