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L’offerta di cooperazione di Vladimir Putin a Trump

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Da Mosca giunge un’offerta di cooperazione economica che sgonfia la narrazione sulle “terre rare” ucraine e mette lo sviluppo in primo piano nei negoziati di pace. In una lunga intervista rilasciata al giornalista Pavel Zarubin il 24 febbraio, Vladimir Putin ha offerto agli Stati Uniti l’accesso alle risorse russe di terre rare, molto più vaste di quelle che si presume siano presenti nel sottosuolo ucraino.
Riferendosi a una riunione di governo tenutasi lo stesso giorno, Putin ha affermato che “i metalli delle terre rare sono risorse molto importanti per i settori moderni dell’economia. Finora stiamo facendo poco in questa direzione, dobbiamo fare di più. Il significato dell’incontro di oggi è quello di concentrare le risorse amministrative per lavorare in questa direzione in una prima fase. Tra l’altro, saremmo pronti a offrire [cooperazione] ai nostri partner americani – quando dico partner, intendo non solo strutture amministrative e governative, ma anche aziende – se mostrassero interesse a lavorare insieme”.
“Abbiamo certamente un ordine di grandezza – voglio sottolinearlo – un ordine di grandezza in più di risorse di questo tipo rispetto all’Ucraina. La Russia è uno dei leader indiscussi nelle riserve di questi metalli rari e terre rare. Li abbiamo nel Nord, a Murmansk, nel Caucaso, a Kabardino-Balkaria, nell’Estremo Oriente, nella regione di Irkutsk, in Yakuzia e a Tuva. Si tratta di investimenti ad alta intensità di capitale. Saremmo felici di collaborare con qualsiasi partner straniero, compresi gli americani”. Naturalmente, anche i “nuovi territori” [Donbass] hanno “alcune riserve” e la Russia è “pronta a lavorare con i nostri partner stranieri, compresi gli americani, lì”.
Putin ha elogiato la volontà di Trump di porre fine alla guerra, aggiungendo che benché le dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca sembrino dettate dalle emozioni “le sue azioni si basano, piuttosto, (…) sul freddo calcolo, su un approccio razionale alla situazione attuale”. A differenza degli europei, Trump “ha le mani libere, è libero da queste catene che non gli permettono di andare avanti e lavorare per la risoluzione del conflitto, e nel suo carattere, probabilmente – agisce in modo diretto e senza particolari imbarazzi. Si trova in una posizione unica: non dice semplicemente ciò che pensa, ma dice ciò che vuole. Ebbene, questo è il privilegio del leader di una delle grandi potenze”.
Quanto agli europei, ha detto che a un certo punto faranno parte del processo negoziale, ma nella fase attuale, “per risolvere questioni complesse e persino acute, anche sulla questione ucraina, sia la Russia sia gli Stati Uniti devono fare il primo passo”.