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Ansia da contaminazione nel tennis: il problema della responsabilità oggettiva tiene banco dopo il caso Sinner

Le reazioni sono diverse dopo l’accordo tra Jannik Sinner e la WADA che ha portato alla sospensione del tennista italiano per tre mesi dall’attività agonistica. La vicenda “Clostebol” ha avuto questa conclusione, dettata da due fattori:

  • La discrepanza nella valutazione della responsabilità oggettiva di Jannik Sinner sul proprio staff tra ITIA e WADA;
  • Il desiderio del pusterese di porre un termine a questo caso, che da quasi un anno pendeva sulla sua testa.

E così ci si trova a fare i conti con le conseguenze di quanto accaduto. Sì, perché tra gli aspetti a tenere banco e anche a preoccupare giocatori e giocatrici è quello del principio di “strict liability, vale a dire di stretta responsabilità oggettiva da parte degli atleti nei confronti del loro corpo e delle azioni del loro team. Un punto di riferimento nel codice.

Un concetto che ha portato alle sanzioni di Sinner e della polacca Iga Swiatek, ma che può alimentare a una sorta di psicosi. “Se prima non mi importava di lasciare il bicchiere d’acqua e andare in bagno in un ristorante, ora non bevo più dallo stesso bicchiere. Questa cosa ti entra in testa. Se qualcuno ha usato una crema su di te e tu risulti positiva, ti attaccheranno e non ti crederanno o cose del genere. In sostanza si diventa troppo spaventati dal sistema. Non vedo come potrei fidarmi”, le parole della n.1 del mondo, Aryna Sabalenka.

Il concetto è molto chiaro: la vita di un agonista di alto livello è perennemente a rischio. Ci si chiede se ciò sia accettabile. Viene in mente anche a quanto dichiarato dal russo Daniil Medvedev alcuni mesi fa in merito al perenne sospetto che si può avere, andando proprio in un ristorante e non sapendo esattamente cosa possa esserci nel cibo, tale da determinare problemi nei test antidoping.

La WADA, anche per questo, dal 2027 allargherà la definizione di contaminazione e cercherà di minimizzare la criticità. Tuttavia, un concetto così restrittivo di responsabilità oggettiva, per le necessità di essere “esemplare” soprattutto per chi si dopa, rischia di coinvolgere anche chi non ha avuto alcun vantaggio e non ha barato.