Sanremo 2025: quando i cantautori superano i tormentoni
Si è conclusa, con la vittoria ampiamente prevista di Olly, la settantacinquesima edizione di Sanremo, caratterizzata dal ritorno di Carlo Conti come direttore artistico/presentatore e da ascolti record.
Olly, 23 anni, nato a Genova, laurea in Economia e management, papà avvocato e mamma magistrato, è un ragazzone (merito dei 12 anni di rugby) dal cuore d’oro, come si evince dalla “vaschiana” Balorda nostalgia, che racconta lo struggimento di una storia d’amore ormai sfiorita, interpretata con grande passione e trasporto nel ritornello, ma l’abuso di autotune appiattisce il brano, che già di suo non è originalissimo nella costruzione. Curiosamente, nel 2023, la sua canzone Polvere, un martellante pop-punk in stile Blanco, era passata praticamente inosservata a Sanremo, classificandosi al 24esimo posto su 28 brani in gara.
I più maliziosi sostengono che l’ascesa del giovane artista genovese sia coincisa con il suo ingresso nel roster della potente manager musicale Marta Donà, i cui artisti hanno vinto 4 degli ultimi 5 festival (i Måneskin nel 2021, Marco Mengoni nel 2023, Angelina Mango, nel 2024 e appunto Olly nel 2025). Olly ha firmato con LaTarma, la società di management fondata da Marta Donà, lo scorso settembre, entrando poi, con il suo secondo lavoro in studio Tutta la vita, direttamente in testa alla classifica FIMi degli album più venduti della prima settimana di novembre. Il suo Tutta la vita tour 2025 - 2026, che porterà il cantautore live per la prima volta nei palazzetti italiani tra l’autunno 2025 e la primavera del 2026, è già quasi tutto sold out: facile immaginare che adesso, dopo la vittoria di Sanremo, le date si moltiplicheranno a dismisura.
Se la vittoria di Olly non ha stupito nessuno, è stata certamente una grande sorpresa trovare tre cantautori “puri” come Lucio Corsi, Brunori Sas e Simone Cristicchi nella cinquina finale di Sanremo 2025: un risultato storico e, per certi versi, incoraggiante. Se nella precedente gestione Amadeus era evidente la ricerca ossessiva del tormentone radiofonico, pop-dance e giovanilista (basta leggere i nomi dei partecipanti delle cinque edizioni “Ama”, tra cui, vi ricordiamo, Elettra Lamborghini e Ana Mena) con cassa dritta e ritornello ipnotico a uso e consumo delle coreografie su TikTok, nella “nouvelle vague” di Carlo Conti troviamo molto più spazio per i cantautori: oltre ai già citati Corsi (la più bella sorpresa del festival, almeno per il pubblico generalista che non lo conosceva), Brunori e Cristicchi, hanno ben figurato anche Francesco Gabbani e Joan Thiele. Inoltre, anche due artisti urban come Bresh e Irama hanno portato due canzoni, La tana del granchio e Lentamente, di gusto cantautorale.
Forse sarebbe ora, anche per l’industria discografica italiana, di investire nuovamente sulla canzone di qualità, in cui la musica viene fatta con strumenti veri da musicisti in carne ed ossa in studio e in cui l’armonia e la melodia tornano a giocare un ruolo centrale, così come i testi, che possono raccontare storie più profonde e intense dei tira e molla sentimentali adolescenziali o di quanti soldi abbiamo fatto con insulse cantilene trap. Il delicato racconto delle gioie e delle ansie della paternità (Brunori Sas), dell’accettare se stessi in un mondo che ci vorrebbe sempre all’altezza un determinato standard (Lucio Corsi) e della dolorosa e sorprendente sensazione di diventare genitore dei propri genitori (Simone Cristicchi) dimostrano che la vita reale è assai più interessante delle frasi brevi e stereotipate da postare sui social. Tutti i brani di Sanremo 2025 in stile "Hit Mania Dance" (Clara, Gaia, Sarah Toscano) ne escono in qualche modo ridimensionati e anche due canzoni-Frankenstein come quelle di Elodie e Rose Villain, metà ballad e metà ritmi urban-dance, non hanno ottenuto i risultati sperati.
Se Sanremo fosse solo ed esclusivamente una gara vocale e non un sottile gioco di equilibrismi tra diversi fattori in campo, Giorgia avrebbe vinto a mani basse e invece se ne torna a casa solo con un sesto posto, contestato sonoramente dal pubblico in sala, e con un (meritatissimo) premio per la migliore cover, Skyfall, eseguita insieme ad Annalisa. La standing ovation che le ha riservato ieri sera il Teatro Ariston e, idealmente, milioni di italiani a casa, ha stupito e commosso la cantante romana: La cura per me è una canzone decisamente migliore di Parole dette male di due anni fa, così come la sua interpretazione. Tutto sommato, un ottimo festival per Giorgia, che si preparerà a ricevere un grande abbraccio collettivo del pubblico nel suo prossimo tour. Chi ci segue, sa che non siamo mai stati particolarmente teneri con Fedez e Achille Lauro: ciò nonostante, le loro Battito e Incoscienti giovani sono comunque due canzoni “vere”, eseguite complessivamente abbastanza bene, per i loro standard vocali, assai diverse sia dai tormentoni estivi che dalle cantilene-slogan per inutili performance teatrali.
Lontani dalle polemiche costruite ad arte e dalle provocazioni fini a se stesse, Fedez e Lauro hanno puntato finalmente solo sulla forza delle loro canzoni, ottenendo due piazzamenti di tutto rispetto: segno che il pubblico è più intelligente di quanto si pensi e che non si fa sempre abbindolare dagli “effetti speciali”. Peccato per due icone della musica italiana come Massimo Ranieri e Marcella Bella, le cui (buone) interpretazioni vocali non sono riuscite a risollevare due canzoni non all’altezza del loro talento e della loro storia. A Sanremo 2025 abbiamo ascoltato pochissimo rock, giusto il glam cantautorale di Lucio Corsi e il pop-rock tutto pathos dei Modà, segno che la luminosa cometa Maneskin del 2021 non ha lasciato traccia nelle scelte della direzione artistica. Il rap, che nelle ultime edizioni era praticamente sparito dai radar (nonostante il copioso numero di rapper in gara), è tornato ad avere un ruolo importante, grazie alle buone prove di Willie Peyote, Fedez, Rocco Hunt e, soprattutto, del producer Shablo che, portando con sé due leggende dell’hip hop come Guè e Tormento e un vocalist r&b di talento come Joshua (per non parlare dell'emozione cover di Aspettando il sole con l'icona Neffa), ha dimostrato che il vero rap, fatto di tecnica, stile, rime intelligenti e beat di qualità, ha ancora un grande futuro davanti a sé, mentre la trap inizia a mostrare tutta la sua pochezza.