Processione funebre in centro per l’ambiente: «Il clima che cambia uccide la biodiversità»
PAVIA. Gli ambientalisti di Fridays for future in corteo funebre dal ponte Coperto a piazza della Vittoria: «Il cambiamento climatico uccide la biodiversità» dicono gli attivisti, che ieri (venerdì) hanno sfilato in processione, aperta da una bara nera realizzata in cartone. Vestiti con abiti eleganti, i giovani inspirati dall’ambientalista svedese Greta Thunberg hanno portato in strada dei necrologi con le immagini di specie animali estinte di recente.
«Tra queste c’è il lipote, un tipo di delfino d’acqua dolce scomparso nel 2006 – proseguono gli attivisti – o la tartaruga dell’Isola Pinta, estinta nel 2012. Ma sono molte le specie che rischiano di sparire: tra queste il lupo rosso o il rinoceronte bianco settentrionale. A causa dell’aumento della temperatura media globale, che ha superato per la prima volta nel 2024 la soglia di 1,5 gradi, la biodiversità è sottoposta a grandissimi rischi: il cambiamento climatico ha accelerato l’estinzione e la riduzione di molte specie. Secondo l’Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite) le specie animali e vegetali subiranno una diminuzione del 30% entro il 2025, se le temperature supereranno i 2 gradi».
Quella di ieri è la seconda protesta che gli ambientalisti di Fridays for future organizzano quest’anno: a inizio gennaio, una decina di attivisti ha compiuto un “blitz” di fronte le vetrine del negozio Eni Plenitude di via XX Settembre, per protestare contro la collaborazione tra l’ateneo e la multinazionale degli idrocarburi, insieme hanno attivato il master Medea (Master in Energy and Environmental Management and Economics).
Ieri, un corteo per alzare la soglia di attenzione sulla biodiversità: «Siamo molto preoccupati per la progressiva perdita di specie animali e vegetali, indispensabili per gli ecosistemi e per la sussistenza del pianeta. Non abbiamo intenzione di rimanere impassibili a guardare senza fare nulla, ci prepariamo al peggio, ma speriamo di non dover mai ricorrere ad un vero funerale per l’ambiente» concludono gli attivisti.