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ATP Rotterdam, Chiappini (coach Bellucci): “Obiettivo trovare stabilità mentale. Mattia sogna la Davis” [ESCLUSIVA]

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Da Rotterdam, il nostro inviato

Euforia totale. Dopo aver scaricato la tensione della partita, aver firmato decine e decine di autografi (“non sono abituato a gente che me ne chiede così tanti, ma cerco di soddisfarli tutti!”) aver sbrigato con la consueta maturità ed educazione i doveri con la stampa, Mattia Bellucci ha finalmente potuto tirare un bel sospiro. Non necessariamente (o non solo) di sollievo, ma anche di felicità, di orgoglio e di soddisfazione personale, di chi ha iniziato ad assaporare una realtà nuova, più grande e incredibilmente ricca di soddisfazioni.

È cambiato tutto nel giro di pochi giorni, da quando di fatto c’ero solo io a parlare con Bellucci dopo la sua vittoria all’esordio a quando, venerdì sera, l’azzurro si è visto metaforicamente travolto da un’onda di giornalisti stranieri che non vedevano l’ora di scoprire qualcosa di più di un ragazzo speciale. Noi ci abbiamo provato ascoltando da vicino una delle persone che conosce meglio Mattia, ovvero coach Fabio Chiappini, da sempre amante del tennis “che ho praticato in gioventù senza raggiungere risultati di particolare rilievo”, come ci aveva raccontato tre anni fa. Ringraziando Chiappini per la grande disponibilità – avevamo appena iniziato l’intervista prima che un minuto dopo venissero annunciati in zona mista lo stesso Bellucci e Bolelli e Vavassori – e per averci aspettato per venti minuti abbondanti, all’inizio della chiacchierata abbiamo avuto un assaggio del fantastico rapporto, quasi paterno, tra Fabio e Mattia… su cui però è meglio soprassedere e mettere qualche bip.

D. Fabio, grazie per la disponibilità e complimenti. È emozionante per voi vedere Mattia giocare così?
Fabio Chiappini: “Nel bene e nel male, nel bene e nel male… In questi giorni nel bene, sicuramente, altre volte invece ci fa un po’ penare… ma il bello è quello”.

D. C’è qualche aspetto su cui avete lavorato in particolare ultimamente?
Fabio Chiappini: “A fine stagione abbiamo commesso degli errori, abbiamo chiuso male l’anno. C’era troppo nervosismo, troppe aspettative di ranking. Ora infatti la prima regola è non parlare più di classifica, non voglio più sentire una parola sul ranking”.

D. L’anno scorso Mattia è entrato in top 100, poi è uscito, è rimasto sempre un po’ lì alle porte… Lo ha un po’ disturbato questa situazione?
Fabio Chiappini: “Sì, perché alla fine non si pensava più a giocare e a migliorare, utilizzando le partite come propedeutiche alle prossime, ma si vivevano come un singolo evento che si portava dietro un grande carico emotivo. Questo è stato il problema e lo è stato anche all’inizio del 2025 in Australia. Il nostro obiettivo è quello di trovare una stabilità mentale che ci possa dare un rendimento continuativo. Mattia ha vinto alcune grandi partite di testa, mentre ne ha perse altre in maniera disastrosa. Bisogna trovare il giusto equilibrio”.

D. E come si trova?
Fabio Chiappini: “Lavorando insieme a un professionista dedicato. Cerchiamo di trovare una struttura di serenità mentale e comportamentale, perché il risultato è sempre stato un po’ la spada di Damocle di Mattia. Adesso facciamo i professionisti e dobbiamo diventare un po’ più professionali”.

D. A inizio carriera forse il problema di Mattia era quello di non sentirsi sufficientemente professionista? Parlando con lui ad inizio settimana ho avuto quasi la sensazione di un ragazzo che non si attribuisce il giusto valore, che non si rende conto di quanto sia forte…
Fabio Chiappini: “Quando parlo di trovare il giusto equilibrio mentale intendo proprio questo aspetto. Mattia ha dei picchi di autostima esagerati e degli altri picchi negativi assolutamente non reali. Da atleta si possono sbagliare le partite, non muore nessuno. Colpiamo delle palle alla fine, non siamo qui a costruire ponti in zone sismiche. Lui deve capirlo”.

D. Come si entra in campo contro Medvedev e Tsitsipas e quanto è diverso rispetto al primo turno di qualificazioni?
Fabio Chiappini: “È totalmente diverso. Per Mattia è quasi meglio affrontare questo genere di giocatori, che lo sgravano da responsabilità…”

D. Infatti io personalmente credevo che fosse meglio per lui affrontare Tsitsipas, che ha un curriculum e un cognome più altisonante rispetto a Griekspoor, proprio per questo motivo. Sei d’accordo?
Fabio Chiappini: “Griekspoor sta giocando benissimo, diciamo che io speravo in un terzo set tirato! Infatti secondo me Tsitsipas ieri era un po’ stanchino, ha pagato le tre ore in campo con Tallon. Mattia si gasa in queste situazioni, tendenzialmente gioca meglio a livello ATP che a livello Challenger. Oppure a Wimbledon ha fatto cinque set con Shelton, così come al Roland Garros con Tiafoe. Allo US Open ha battuto Wawrinka. È un animale da grande palcoscenico”.

D. Ora sicuramente la classifica migliora…
Fabio Chiappini: “Dai! Non lo sapevo, mi stai dando una notizia!” (ride, ndr).

D. Non pensavi vero!? Scherzi a parte, ora la programmazione cambia parecchio, sarà sicuramente dentro il main draw di Miami.
Fabio Chiappini: “È vero, ma io resto comunque fedele a ciò che dico al mio gruppo. A me tutte queste cose non interessano e non devono interessare neanche a loro: l’obiettivo fondamentale è alzare il livello. Se abbiamo l’opportunità di affrontare giocatori di alto livello possiamo soddisfare questo obiettivo”.

D. Il momento eccezionale del tennis italiano toglie un po’ di pressione? Sapere di avere un n. 1 e una n. 4 del mondo, una squadra che ha vinto le ultime due Coppe Davis e la BJK Cup… Magari 15 anni fa un 23enne che arrivava sulla scena battendo Medvedev e Tsitsipas uno dietro l’altro avrebbe avuto più pressione sulle spalle.
Fabio Chiappini: “Non so, secondo me dipende dalla prospettiva. Magari può toglierti pressione oppure dartene anche di più, perché ti viene voglia di competere contro gli altri italiani. La cosa vera è che la struttura federale, con Filippo Volandri, ci sta aiutando sempre tutti. Soprattutto quando perdiamo non abbiamo pressioni, ci sono persone all’interno della struttura federale che stanno facendo un lavoro importante. Bisogna dirgli grazie, senza essere ruffiani. Ci stanno vicino, tra preparazione atletica, psicologo… A Rotterdam per esempio c’era il fisioterapista della Federazione, è tanta roba onestamente”.

D. Visto che hai citato Filippo Volandri, anche se è sicuramente presto per parlarne, per un ragazzo che gioca così bene su cemento indoor si può sognare la Davis?
Fabio Chiappini: “La Davis per Mattia è un sogno vero e proprio, me lo dice sempre. Andrebbe a piedi a giocarla ma anche solo a fare il tifo per i compagni”.

D. Come descriveresti in tre parole Mattia
Fabio Chiappini: “È un bravo ragazzo, è speciale, molto sensibile!”.