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Quando nel 2020 Fratelli d’Italia denunciò il premier Conte, indagato e poi archiviato

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Evidentemente ci sono denunce e denunce, inchieste e inchieste, se Giorgia Meloni e tutto il centrodestra intravedono un attacco della magistratura dietro l’iscrizione nel registro degli indagati della stessa presidente del Consiglio, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano. Nonostante si tratti di un atto dovuto che segue l’esposto dell’avvocato Luigi Li Gotti sulla vicenda del mancato arresto e rimpatrio con un volo di Stato di Osama Almasri.

Esistono quindi denunce e denunce, inchieste e inchieste, visto che quattro anni e qualche mese fa, nella stessa identica situazione si trovò un altro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. L’allora premier venne indagato dalla procura di Roma per peculato (uno dei due reati oggi contestato alla premier e agli altri) e gli atti vennero trasferiti al Tribunale dei ministri in seguito a un esposto. E chi fu a presentarlo? Una esponente, non di secondo piano, di Fratelli d’Italia. La firma era quella di Roberta Angelilli, all’epoca componente dell’Esecutivo nazionale del partito e oggi vice-presidente della Regione Lazio.

Fu lei, nell’autunno, a chiedere alla procura di Roma – come oggi ha fatto Li Gotti – di valutare la posizione di Conte per un episodio accaduto il 26 ottobre precedente: l’intervento della scorta del premier per fare uscire da un supermercato Olivia Palladino, compagna del presidente del Consiglio, vista la presenza all’esterno di un inviato della trasmissione le Iene. Anche all’epoca i magistrati – come ha fatto il procuratore Francesco Lo Voi – iscrissero Conte nel registro degli indagati e trasmisero gli atti al Tribunale dei ministri. Il pubblico ministero Carlo Villani ascoltò anche l’inviato della trasmissione, Filippo Roma, come persona informata sui fatti.

Conte parlò della vicenda solo il 3 dicembre durante una conferenza stampa, rispondendo a una domanda di un giornalista: “Un esponente di Fdi mi accusa per un uso improprio della scorta, è completamente falso – disse – la mia compagna non ha preso l’auto di scorta, non ho mandato la scorta, la scorta era lì per me, era in attesa che scendessi. L’uomo della scorta è intervenuto perché ha visto concitazione e trambusto”. Il 30 marzo 2021, il Tribunale dei ministri archiviò il procedimento nato dalla denuncia di Fratelli d’Italia. Nessuno strepitio, nessun attacco della magistratura, nessun complotto. Un atto dovuto, poi l’inchiesta e, in quel caso, l’archiviazione.

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