Benedetto Cairoli, il liberale illuminato che provò a cambiare l’Italia umbertina
La politica estera e i problemi di ordine pubblico interno furono i punti deboli che condizionarono l’azione di governo di Benedetto Cairoli, giunto per la prima volta al potere nel 1878 in un momento di grave isolamento internazionale dell’Italia. Il patriota risorgimentale (unico di 5 fratelli sopravvissuto alle guerre d’Indipendenza) e statista, di cui il 28 gennaio ricorre il 200esimo anniversario della nascita (avvenuta a Pavia nel 1825), fu «un liberale illuminato, portatore, forse, dell’unico tentativo di liberalismo avanzato nel nostro Paese – spiega Marina Tesoro, già docente di Storia contemporanea a Scienze politiche, vicepresidente di Istoreco Pavia – col suo primo dicastero, cercò in ogni modo di attuare una politica di riforme, con l’allargamento della base elettorale, l’abolizione della tassa sul macinato».
Cairoli: una figura-chiave dell’Italia post risorgimentale, ma a lungo dimenticata dalla storiografia.
«E’ stato così, almeno fino alla bella biografia di Michele Cattane del 2020 (“Benedetto Cairoli. Il vessillo della Sinistra storica”). Poi la memorialistica, viva almeno fino agli anni Cinquanta, ma andata diradandosi come pure quella risorgimentale».
Perchè è considerato così importante il suo discorso di Pavia del 15 ottobre 1878?
«Parla a Pavia, la sua città (a Gropello c’era la villa di campagna della famiglia) per ribadire i temi del liberalismo avanzato a lui cari. E pronuncia la famosa frase: “Noi non saremo abili, ma vogliamo essere onesti”, con cui riconosce una certa incompetenza, ma sottolinea quell’aspirazione all’onestà che lo distingue da altri politici coevi, e che insieme al patriottismo rappresenterà il suo manifesto».
[[ge:gnn:laprovinciapavese:14963361]]
In politica estera gli va bene poco o nulla.
«Diventa primo ministro nel marzo 1878. In estate c’è il congresso di Berlino, con cui Bismarck vuole ridisegnare gli assetti europei. L’Italia aveva sempre seguito una politica filo-francese, ma gli alleati d’Oltralpe erano molto indeboliti dalla sconfitta di Sedan nella guerra franco-prussiana del 1870-71 e un avvicinamento all’Austria era da escludere per la questione delle terre irredente di Trento e Trieste. L’Italia quindi si trovò isolata, per ragioni oggettive più che per debolezza o inettitudine del governo. Con lo “schiaffo di Tunisi” del 1881 incassato dalla Francia ci fu invece una condotta dilettantesca».
L’ordine pubblico?
«Cairoli presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno Zanardelli, eminenza grigia del governo, puntano a reprimere, più che a prevenire, agendo con la forza solo quando proteste e disordini fossero andati oltre un certo limite. Va detto che in quegli anni agivano effettivamente delle forze anti-sistema o che non si riconoscevano in esso, come i cattolici, i repubblicani, i primi circoli internazionalisti. Cairoli, profondamente anti-clericale, non prende in considerazione i cattolici, ma cerca di tenere aperto un canale di dialogo con gli altri gruppi, convinto di poterli farli rientrare nel sistema, almeno per le componenti meno estremiste».
L’attentato a re Umberto I è un punto di svolta.
«A Napoli, Cairoli fa da scudo al sovrano e si prende una coltellata dell’anarchico Passanante. Lui e Umberto di Savoia stavano facendo uno dei “viaggi di popolarizzazione della monarchia”, studiati per allargare il consenso alle ancora deboli istituzioni statali. Qualche successo l’avevano ottenuto: a Bologna matura la conversione di Carducci, folgorato dalla regina Margherita, a cui dedica un’ode. Il gesto coraggioso di Napolii procura ulteriore notorietà a Cairoli, ma il re gli toglie l’avallo alla politica di riforme e la Destra lo sommerge di critiche accusandolo di eccessiva briglia sciolta con i facinorosi. Cairoli viene sfiduciato proprio sull’ordine pubblico».
E dopo la caduta del suo terzo governo?
«Deluso, lascia tutto e fa un giro per l’Europa con la moglie Elena ovunque accolto trionfalmente. Poi tornerà alla politica, avversario di Depretis e soprattutto di Crispi».
[[ge:gnn:laprovinciapavese:14963362]]
L’ANNULLO DEL FRANCOBOLLO E LA CERIMONIA CON TAJANI
Proseguono a Gropello le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Benedetto Cairoli. Dopo il primo evento svoltosi venerdì sera in sala Cantoni con «Omaggio ai Cairoli» (degustazione di vini a cura del sommelier Carlo Aguzzi), sabato 25 gennaio dalle 10 alle 16 nella biblioteca comunale è in programma l’annullo del francobollo dedicato al patriota risorgimentale e statista con Poste Italiane, l'associazione "Spazio Cairoli" e l’associazione Numismatica Pavese; seguirà il concerto lirico in sala Cantoni con il soprano di fama internazionale Daria Masiero che da qualche anno risiede a Gropello; in serata alle 21 sempre in sala Cantoni la conferenza dal titolo «Benedetto Cairoli: coraggio, amore ed amicizia», a cura di Alberto Razzini e Giovanni Bocca dell’Associazione gropellese di storia e cultura. Sabato e domenica dalle 9 alle 17 mostra in biblioteca, «I Cairoli e il Risorgimento», a cura di Alberto Giarda. Domenica alle 10 nel parco di Villa Cairoli e nella sala affrescata rievocazione storica, «La villa prende vita». Alle 11 i saluti istituzionali, tra gli ospiti sono attesi il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Fi), quello degli Affari europei e del Pnrr Tommaso Foti (Fdi), il generale dell'esercito Carmine Sepe e la deputata pavese Paola Chiesa. Nel pomeriggio, nel salone della parrocchia, banchetto d’onore con balli risorgimentali a chiusura della giornata cairoliana. Benedetto Cairoli è sepolto nel sacrario di Villa Cairoli a Gropello.
[[ge:gnn:laprovinciapavese:14964398]]
La mostra – In biblioteca i cimeli storici sulla famiglia risorgimentale
La mostra di cimeli storici dedicata a Benedetto Cairoli e ai suoi fratelli eroi risorgimentali («I Cairoli e il Risorgimento), nelle sale della biblioteca comunale di Gropello, è a cura di Alberto Giarda, ricercatore e collezionista di Pieve Albignola che ha raccolto un patrimonio di oltre 30mila tra oggetti, libri, documenti, giornali e strumenti di antichi mestieri.
«Nella mia collezione – spiega Giarda – sono compresi cimelii di diversi periodi, da Napoleone alle guerre d'indipendenza, dal Risorgimento ai due conflitti mondiali. Propongo a scuole, comuni, biblioteche, circoli culturali mostre tematiche che sviluppo esponendo reperti anche unici e originali». Da qui l'idea di dedicare uno spazio espositivo al bicentenario della nascita di Benedetto Cairoli, al periodo risorgimentale, alla spedizione dei Mille, alla presa di Roma con riferimenti anche alla vita di Benedetto e dei suoi quattro fratelli. Oggi e domani a Gropello (ore 9-17) saranno esposti circa trecento pezzi, tra cui copie di lettere dei Cairoli, editti regi, lettere pre-filateliche originali, manifesti garibaldini e delle 5 Giornate di Milano. Diversi poi i documenti originali che partono dal 1850 tra cui post-riproduzioni fotografiche del periodo, cartoline rievocative del Risorgimento, stampe e mappe.
«Cercando tra i miei reperti – aggiunge Giarda –ho tentato di ricostruire uno spaccato del Risorgimento sino all'Unità d’Italia nel 1861, periodo in cui Benedetto Cairoli svolse un ruolo essenziale come combattente, poi come ministro e presidente del consiglio». Giarda, ex infermiere professionale, da oltre quarant'anni frequenta mercatini, scambia reperti con altri collezionisti, riceve donazioni di reperti. La sua casa-museo a Pieve Albignola è aperta a visite guidate di scuole, famiglie, appassionati. E tra le tante collezioni da ammirare c'è ora anche quella dedicata al patriota pavese. —