Il provocatorio post di Paul Schrader sull’Ai: “Ogni idea che mi ha dato era buona e originale”
L’elogio dell’Intelligenza Artificiale che non t’aspetti. Provocazione intellettuale o sopravvivenza obbligata? Paul Schrader, lo storico sceneggiatore di Martin Scorsese (Taxi driver, Toro scatenato) e regista di grandi film (American Gigolò, Autofocus, First reformed) ha spiegato ai suoi follower su Facebook che Chat GPT sa suggerire idee valide per scrivere sceneggiature. “Ho chiesto a Chat GPT un’idea per un film di Paul Schrader. Poi di Paul Thomas Anderson, Quentin Tarantino, Harmony Korine, Ingmar Bergman, Rossellini. Lang. Scorsese. Murnau. Capra. Ford. Speilberg. Lynch. Ogni idea che mi ha dato era buona e originale. Perché gli sceneggiatori dovrebbero star seduti per mesi alla ricerca di una buona idea quando l’intelligenza artificiale è in grado di formulartene una in pochi secondi?”.
In tanti hanno commentato sotto il post in maniera abbastanza stupefatta. Proprio perché Schrader è stato uno dei “creativi”, di quelli che sfornavano idee di livello e puntuali, nei gloriosi settanta, in quella Hollywood dove l’irripetibilità delle intuizioni, spesso politiche, era dominante e forniva pure guadagni commerciali. Idee che mescolavano inevitabilmente dati oggettivi, ma soprattutto, cosa che alcuna IA potrà mai fare, venivano filtrate attraverso la propria indiscussa sensibilità.
Così tra i commentatori c’è chi prova a farsi convincere, ma soprattutto chi manda a quel paese lo spunto (non Schrader), come ad esempio un follower che scrive: “Gesù Paul, smettila di promuovere questa mer*a” e un altro si sincera se le sue condizioni di salute mentale siano apposto. In un articolo su La Stampa pubblicato a seguito del post di Schrader vengono elencati alcuni usi dichiarati nel cinema e nei film di queste settimane e mesi.
Dávid Janesó, montatore di The Brutalist di Brady Corbet, film destinato a parecchi Oscar sul comodino, ha dichiarato di recente di aver usato l’IA per “affinare i dialoghi in ungherese tra il protagonista e l’attrice Felicity Jones”. Corbet ha precisato che l’IA sarebbe stata usata solo “nel montaggio dei dialoghi in lingua ungherese, soprattutto per perfezionare alcune vocali e lettere”. Insomma, lana caprina. Roba che se non c’era non cambiava nulla. Ancora: Cyril Holtz, uno degli addetti al suono di Emilia Pérez, il musical di Jacques Audiard anch’esso in procinto di vincere qualche Oscar, ha spiegato che nella lavorazione del film è stato utilizzato il software Respeecher per “migliorare la vocalità dell’attrice Karla Sofía Gascón”.
Visto il film, verrebbe da dire due cose: chissà come cantava in originale, ma soprattutto non è la prima volta che si usano software per ritoccare voci o suoni. Idem per il discorso su Here, lo splendido film di Robert Zemeckis in sala in queste settimane, l’autore di Forrest Gump ha usato Metaphysic Live, un sistema che applica il ringiovanimento facciale in tempo reale sul set, per ringiovanire gli attori. Insomma, discussione chiaramente fallace rispetto al tema dell’IA, perché sia Zemeckis che Janeso che Holtz intervengono su qualcosa di vivo, vitale, affrancabile, prima prodotto dal vivo su un set e chi un attimo dopo mentre gira, chi giorni dopo in sala di montaggio, va a ritoccare l’esistente Ciò che invece riguarda la provocazione di Schrader coglie in pieno il bivio tra creazione umana e creazione con Intelligenza Artificiale: la presenza primaria e originaria dell’uomo in carne, mente, portafoglio e ossa. Se ne riparlerà.
L'articolo Il provocatorio post di Paul Schrader sull’Ai: “Ogni idea che mi ha dato era buona e originale” proviene da Il Fatto Quotidiano.