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Bisogna essere onesti: Bettino Craxi non è morto esule ma se ne è andato da latitante

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Ha detto Mattarella che Bettino Craxi è stato un protagonista degli ultimi decenni del Novecento e questo è sicuramente vero.

Craxi riuscì con la sua capacità politica a far diventare il Partito socialista protagonista della vita politica italiana, marginalizzando il Pci ma senza mai lontanamente riuscire nel ‘sorpasso’ o anche nel tentativo di far confluire i comunisti sotto le sue insegne nel nome dell’unità socialista.

Craxi e il craxismo potevano piacere o non piacere. C’è chi vide nella sua linea l’inizio di una modernità rispetto ad una sinistra imbalsamata nei riti e nella rigidità e c’è chi, al contrario, denunciò una mutazione genetica del Psi che, di fatto, era sempre meno socialista mentre sempre più scivolava verso il liberismo.

Mă non è questo il punto. Di Craxi si può parlare bene o meno bene. Legittimo che ad alcuni piacesse il Partito socialista di ‘nani e ballerine’ (citazione del socialista Formica) mentre altri vedessero in questo una degenerazione di un partito che aveva  espresso Pietro Nenni e Sandro Pertini.

Il punto è che in questi giorni  si ripete ossessivamente la parola ‘esule’, ossia Craxi costretto in esilio in Tunisia nella sua Hammamet come se in quel momento in Italia al potere ci fosse una dittatura che costringeva alla fuga i dissidenti.

Ma così, lo sappiamo tutti, non è mai accaduto in Italia che, con tanti limiti, è rimasta una paese democratico nel quale vigeva lo stato di diritto.

E allora bisogna essere intellettualmente onesti: Craxi non è morto in esilio e non è stato costretto all’esilio. Bettino Craxi è morto latitante, visto che si è sottratto alle condanne che sul suo conto erano state pronunciate in processi regolarmente svolti in tre gradi di giudizio con tutte le garanzie processuali per gli imputati.

I tribunali speciali li ha fatti in fascismo. Nell’Italia repubblicana non è mai accaduto.


Il tempo cancella molte cose, compresa la memoria sulla stragi, figuriamoci quella su Tangentopoli e quindi è facile parlare di ‘golpe giudiziario’ di cattivissimi magistrati che infierivano su inermi politici e imprenditori.

Purtroppo le cose erano all’opposto: in quegli anni l’Italia era il regno della corruzione. Non c’era appalto che non passasse attraverso le tangenti, non c’erano lavori pubblici che non passassero attraverso ‘comitati d’affari’ dove le tangenti erano sparite tra i vari partiti. Non c’era imprenditore che poteva lavorare senza dover pagare la sua quota e alla fine  – come è emerso in decine di sentenze – c’era una simbiosi tra estorto e estorsore che avevano trovato un accomodamento che conveniva a tutti.

Chi ha memoria non può dimenticare le ricchezze che sfrontatamente dimostravano alcuni politici e la loro corte di miracolati, una vita (per alcuni) goduta a ostriche e champagne.



Craxi stesso – in un suo discorso al Parlamento e interrogato da Di Pietro al processo – non ha mai negato che ciò fosse accaduto. Così facevano tutti. Ma questo non significa che che il finanziamento illecito ai partiti non fosse reato. Non significa che la corruzione e la concussione non fossero reato.

Il finale è noto. In quegli anni, non per un colpo di stato giudiziario ma per l’illegalità diventata sistema, furono molti i processi, molti i politici, gli imprenditori oltre ad uno stuolo di ruffiani e faccendieri condannati. Craxi fu uno di questi ma scelse di rifugiarsi in Tunisia.

Certo, quando era già malato sarebbero stati opportuni provvedimenti che consentissero all’ex presidente del Consiglio di rientrare in Italia a farsi curare senza che nessuno avrebbe obiettato nulla. Ma questo, purtroppo, non avvenne e magari se ne potrebbe discutere.

A nostro avviso, dunque, il giudizio politico su Craxi e il craxismo è molto articolato e il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha fatto un ricordo equilibrato e condivisibile. È legittimo rivendicare ed elogiare l’opera di Bettino Craxi come segretario del Psi e come presidente del Consiglio. Come è legittimo criticare anche aspramente il suo operato. Si tratta di libere opinioni.

Quello che non è onesto è camuffare la realtà. Bettino Craxi non è morto da esule ma da latitante. Esule fu un altro grande socialista, Sandro Pertini. Ma al potere c’era Mussolini e gli antifascisti erano perseguitati per reati politici, Un’altra storia.

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