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Cazzullo tace sulla sinistra che si vergogna del “nostro paese”, di cui Meloni è orgogliosa. La lettera di Pedrizzi

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Caro Aldo, i politici intervistati, i partecipanti ai talk-show e, in generale, ogni personaggio pubblico che esprima il proprio pensiero si riferiscono all’Italia utilizzando la locuzione ‘questo Paese’. È un po’ come se ci si vergognasse di dire chiaramente che in Italia le cose vanno bene o vanno male, a seconda dei casi, e si cercasse di attenuare l’affermazione con un riferimento indiretto, a mio avviso quanto mai disdicevole. Perché, secondo lei questa ritrosia, che accomuna anche i politici che dichiaratamente appartengono all’ala patriottico-sovranista, nell’utilizzare il riferimento diretto all’Italia?”, aveva chiesto, nella rubrica delle lettere del Corriere della Sera, ad Aldo Cazzullo, il signor Gino Navacchia, qualche giorno fa.
Domanda legittima e intelligente: l’Italia è di tutti quando va bene e di nessuno quando non dà bella prova di sé? Il giornalista del “Corriere” non si era sottratto al quesito, premettendo al lettore di essere d’accordo con lui. Peccato che poi si vada a infilare, da solo, nella trappola del “cosìfantuttismo“. O, per meglio dire, del “malcomunemezzoguadismo“, per approdare poi al più classico “benaltrismo“.

Aldo Cazzullo e la risposta al lettore sul “paese di tutti e di nessuno”

Caro Gino – scrive Cazzullo – sono d’accordo con lei. È insopportabile sentir dire ‘questo Paese’. Come se tutti, per primi i politici, volessero e potessero chiamarsi fuori… Diciamo piuttosto: ‘Il nostro Paese’. Più in generale, in questi anni i talk-show si sono moltiplicati. Alcuni sono fatti molto bene, e infatti vengono premiati da ascolti crescenti. Però il tono medio è sempre quello della lamentela, dello scandalo, del ‘tutto va male’. Giorgia Meloni ha scelto una narrazione opposta. I suoi messaggi natalizi, con i ringraziamenti a militari, medici, infermieri, messaggi che avrebbero potuto essere tranquillamente scritti, pronunciati e firmati da un leader di centrosinistra. Esprimono amor di patria e riconoscenza per chi svolge un servizio pubblico: sentimenti che dovrebbero essere ampiamente condivisi…  abbiamo già ascoltato una narrazione simile. Era quella dell’unico leader che la politica italiana abbia avuto, dopo Berlusconi e prima della Meloni: Matteo Renzi… Anche lui puntava, almeno a parole, sulle virtù dell’Italia e degli italiani. Non è finita bene….Resta il fatto che non se ne può più di sentir dire ‘questo Paese’. Come se l’Italia fosse altro rispetto a noi….”, conclude Aldo Cazzullo.

La lettera non pubblicata dell’ex senatore Riccardo Pedrizzi

Chi ha fatto del patriottismo e dell’idea di “nostro paese” una ragione di vita politica, come l’ex senatore, già presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama, Riccardo Pedrizzi, ha ritenuto di dover rivolgere a Cazzullo alcune osservazioni, in una lettera (al momento) non pubblicata nella stessa rubrica che aveva ospitato quella del signor Navacchia. Lettera che Pedrizzi, per chiarezza, ha firmato da cittadino senza ricordare la propria esperienza politica e parlamentare. “Caro Dottor Cazzullo, leggo qualche giorno fa la sua risposta al Signor Gino Navacchia che lamenta che i politici intervistati ai vari talk-show si riferiscono spesso all’Italia, utilizzando la locuzione ‘questo paese”’. Nella sua risposta lei tira in ballo la premier Meloni che, invece, avrebbe “scelto una narrazione opposta”, fornendo la rappresentazione di un’altra Italia fatta di categorie benemerite come ‘militari, medici, infermieri che continuano a fare il loro dovere’. Questo racconto – secondo lei, Dottor Cazzullo- dovrebbe essere fatto ‘da un leader di centrosinistra’. E perché? In pratica lei mette sullo stesso piano propagandistico sia chi sembra vergognarsi di ‘questo paese’ , sia coloro che appartengono all’ala patriottico-sovranista che, invece, amano l’Italia. Si tratta del solito giochetto che poi induce tanta gente in buona fede a dire: ‘sono tutti uguali’. Questo non mi sembra generoso da parte sua, anche perché dovrebbe sapere molto bene che l’uso di questa locuzione, ‘paese’, è solamente l’effetto di un processo di carattere culturale che viene da lontano, essendo iniziato da quando per ragioni ideologiche e di parte furono eliminati nei testi scolastici, nel lessico giornalistico e nel parlare comune le parole ‘patria’ e ‘nazione’, sostituite, appunto, con quella di ‘paese’, senza nemmeno la P maiuscola. Non c’è da meravigliarsi, dunque – come lei giustamente nota- che si sia verificato il passaggio successivo alla espressione ‘questo Paese. Come se l’Italia fosse altro rispetto a noi'”, conclude Pedrizzi.

L'articolo Cazzullo tace sulla sinistra che si vergogna del “nostro paese”, di cui Meloni è orgogliosa. La lettera di Pedrizzi sembra essere il primo su Secolo d'Italia.