Botte in ambulatorio, medico condannato a risarcire collega
PAVIA. Era il pieno periodo del Covid, fine febbraio del 2020, quando all’interno dell’ambulatorio di odontoiatria dell’Asst di Pavia nella struttura di piazzale Golgi due colleghi medici erano venuti alle mani per questioni di lavoro. Ora uno dei due, che ha evitato il processo penale per lesioni accedendo alla messa alla prova per estinguere il reato, dovrà risarcire l’altro con oltre 6mila euro.
Una decisione che è stata presa dalla giudice Simona Caterbi del tribunale civile di Pavia con una sentenza degli scorsi giorni. Secondo le ricostruzione emersa in tribunale la lite era scoppiata per una questione di cartelle mediche archiviate secondo uno dei due in modo non consono. Ne era nato, anche davanti ad altri colleghi e personale della struttura, un diverbio poi sfociato in una vera e propria rissa. Accompagnata anche da parole irripetibili.
Il medico che aveva denunciato il collega per lesioni all’epoca dei fatti aveva 63 anni ed aveva riportato «lesioni contusive al polso sinistro, consistenti in infrazione della stiloide radiale, una lesione subtotale della cartilagine triangolare e lesione parziale del legamento scafo-ulma» che erano state curate al pronto soccorso di Pavia con «una doccia gessata per 15 giorni e quindi tutore al polso» si legge ancora negli atti del tribunale.
Inoltre secondo il consulente tecnico del tribunale, il medico rimasto ferito dopo l’accaduto «versò in stato di forte ansia e preoccupazione, certificata da una visita psichiatrica eseguita a due settimane di distanza». Spiegando inoltre che queste lesioni «hanno cagionato un danno biologico permanente del 3%, ma anche una inabilità parziale temporanea al 75% per 15 giorni». Tutte considerazioni che hanno portato la giudice a ritenere responsabile civilmente il medico che aveva colpito il collega, al punto da disporre il risarcimento di oltre 6mila euro. Una parte dei soldi era già stata versata al termine del procedimento penale, che si era chiuso nell’autunno del 2021 con l’accesso del medico che aveva colpito il collega ad un percorso di messa alla prova. Ovvero un istituto giuridico che permette, seguendo un percorso all’interno di enti o associazioni, di estinguere reati minori.
Nel procedimento civile il medico rimasto ferito era rappresentato dall’avvocato Giacomo Pitrelli, mentre il collega chiamato in causa per risarcire i danni dovuti alle lesioni era rappresentato dall’avvocato Marcello Vernizzi.