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L’addio a Rabbachin, partecipò alle Olimpiadi di Mosca: «Un maestro di tiro e un esempio per molti»

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VIGEVANO. Arrivederci “Maister”. In tanti, lunedì mattina, hanno voluto salutare nella chiesa di San Giuseppe, al Cascame, Enrico Rabbachin, il vigevanese campione olimpionico nella disciplina pistola libera 50 metri. Nel 1980, Rabbachin con i 558 punti raggiunse l’11° posto alle Olimpiadi di Mosca, nella gara vinta dal russo Alexander Melentiev che, con 581 punti, stabilì il record del mondo. Aveva 81 anni ed è morto nella notte tra sabato e domenica all'ospedale di Mede, dove era ricoverato. Era malato da tempo.

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«È stato il mio primo maestro di tiro, quando avevo 25 anni – racconta Matteo Bozzi, istruttore e direttore di tiro, rappresentante degli atleti del Tiro a segno – . Aveva un talento esagerato. Aveva un modo di fare un po’ burbero. Ti diceva “As fa in sì” (“si fa così”, in dialetto, ndr), io cercavo di imitarlo, ma era impossibile capire come riuscisse in certe imprese. Prima delle gare, invece, cercava sempre di incoraggiarti. Lui era sempre lì, per tutti. E anche al poligono, se capiva che ti piaceva davvero qualcosa, ti sosteneva. C’era anche suo cugino Ferdinando. Io non sono milanese, di Cascina Merlata, ma in questa disciplina posso dire, e ci tengo, di essere a Vigevano».

Forse un po’ burbero, ma dietro l’obiettivo un grande cuore d’oro. Sono tanti i vigevanesi che, appassionati di tiro, passavano a casa Rabbachin anche solo per «limare le impugnature» o «per avere in prestito proprio una determinata pistola per fare le prime gare».

Enrico Rabbachin ha lasciato la moglie Lella, i figli Daniela e Giorgio, il fratello Claudio ed i nipoti Marco e Michela.Selvaggia Bovani