Cosa accomuna i pesci e la neve? Siamo noi la causa della loro carenza
C’è qualcosa che accomuna i pesci e la neve. Vediamo cosa. Nel 2021 la produzione del pesce allevato nel mondo ha superato quella del pesce pescato, si parla tra i 40 e i 120 miliardi di pesci. Ne parlai tempo fa commentando un terribile documentario di Francesco De Augustinis. Nell’anno appena concluso, all’interno delle Alpi, il maggior comprensorio sciistico al mondo, è assodato che la neve artificiale supera di gran lunga quella naturale: e l’Italia è tra i Paesi alpini più dipendenti da quella artificiale, che ricopre ben il 90% delle piste. In Austria la percentuale è del 70%, in Svizzera del 50%, in Francia del 39% e in Germania del 25%.
Quello che accomuna pesci e neve è quindi evidente: ciò che avviene naturalmente, la nascita e la crescita di animali in mare, e la neve che cade dal cielo stanno neanche tanto lentamente scomparendo dalla faccia della terra. E se non intervenisse l’uomo a supplire con la tecnica sarebbe la fine dei pesci nel mare e dello sci di pista in montagna. Ma con quali costi e fino a quando si potrà supplire ai danni che abbiamo arrecato all’orbe terracqueo, partendo dal presupposto che siamo noi che causiamo il riscaldamento globale e che siamo altresì noi che deprediamo i mari?
Il costo negli allevamenti intensivi è prima di tutto la sofferenza degli animali. Siamo (mica molti a dire il vero) tanto sensibili agli animali uccisi nei mattatoi dopo un carcere a vita ma siamo indifferenti ai pesci che girano tutta la vita in tondo all’interno di recinti acquatici e mangiano schifezze e antibiotici, o inconsapevolmente depredano il krill antartico. I costi della neve artificiale sono invece molteplici: consumo di acqua, consumo di energia elettrica, compattamento e appesantimento della neve sul terreno, maggiori incidenti sulle piste dovuti all’aumento della velocità.
Fino a quando si potrà supplire? Per la neve artificiale si potrà finché le temperature lo consentiranno. Esemplare il caso recente di Bormio dove hanno dovuto trasportare la neve per consentire lo svolgimento della discesa libera di Coppa del Mondo, perché le temperature elevate non consentivano di sparare neve.
Per i pesci si potrà continuare con gli allevamenti a supplire alle carenze determinate dall’overfishing. E qui al di là della considerazione sulla difficoltà della gente a rinunciare alla carne e sulla disarmante ingenuità di quei consumatori che si ostinano a comprare pesce allevato zeppo di schifezze e coloranti, subentra il problema morale della possibile/probabile estinzione delle specie allo stato libero che noi causeremo. Basti pensare che il merluzzo è in forte regresso e che le anguille sono entrate nella lista rossa dell’IUCN.
Ma una considerazione di carattere morale in questa società materialista e di questi tempi mi rendo conto che sia completamente antistorica.
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