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Декабрь
2024

Il dubbio e l’IA quantistica

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Da più parti si inizia a sussurrare quali meraviglie ci riserverà l’incontro tra l’intelligenza artificiale e la computazione quantistica. A proposito di quest’ultima ho dato un sommaria spiegazione qui, raccontando quanto siano straordinarie le possibilità di accelerare i calcoli grazie al qubit, ma anche del difetto di precisione che affligge il quantum computing. Di intelligenza artificiale hanno parlato molto e anche in questo caso (deformazione professionale) mi sono concentrato sui rischi e sugli errori che commettono gli algoritmi (in definitiva sono più o meno macchine statistiche). In questi giorni di pausa natalizia mi sono immaginato cosa potrebbe venire fuori dal connubio di queste due tecnologie. Da un lato abbiamo un sistema capace di svolgere un numero di operazioni di ordini di grandezza più grandi rispetto ai processori tradizionali; dall’altro le intelligenze artificiali che migliorano le loro performance sulla base dei dati che ricevono in input. Questa combinazione mi ha ricordato qualcosa. Il nostro cervello sembra che abbia una capacità di elaborazione stimata in milioni di miliardi di operazioni al secondo (molte di più di qualsiasi processore quantistico), anche se molte non sono consce (immagino che fare funzionare il nostro corpo richieda un certo impegno di risorse. Noi esseri umani ci evolviamo e miglioriamo sulla base dell’esperienza (potremmo anche dire che si tratta di informazioni che riceviamo continuamente in input). Se questo parallelismo regge allora possiamo immaginare che la nostra IA quantistica tenderà a essere un po’ più simile a noi, forse troppo, finendo per essere meno utile di quanto ci attendiamo, ma proponendo dei rischi inediti. A questo punto mi sono chiesto se, al di là dell'auto-compiacimento che potremmo provare come specie, il gioco valga la candela. Potremmo avere un “simile” che “ragiona” molto velocemente e sbaglia con una certa frequenza. Aggiungiamo che potrebbe anche essere piuttosto incerto, perché uno dei principi su cui si fonda la meccanica quantistica (quello di Heisenberg) è quello di “indeterminazione” che afferma come non è possibile avere una conoscenza completa quando si scende a livello microscopico. Il nostro “simile”, quindi, potrebbe arrivare in fretta a delle conclusioni, ma sapendo di poter essere in errore probabilmente inizierà a dubitare, magari di tutto, e a quel punto veramente potrà esserci di aiuto? Noi esseri umani siamo le creature dubitanti per eccellenza e da millenni cerchiamo di rispondere a quelle che riteniamo essere le domande fondamentali. Per molto tempo la soluzione è stata Dio, oggi è prevalente l’idea che le risposte siano nella scienza e nei suoi sottoprodotti tecnologici. Mi chiedo se la prima frase che pronuncerà un’intelligenza artificiale quantistica non possa essere: “Ma voi credete in Dio?”.

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