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Le pagelle di fine anno degli italiani: dalla A di Arnaldi alla F di Fognini. Spiccano Berrettini (7,5) e Cobolli (8)

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Se Timothy Gallwey leggesse Ubitennis, probabilmente non sarebbe troppo contento di trovare in homepage questo pezzo. Per chi non lo conoscesse, si tratta del padre del coaching moderno e in particolare della sua declinazione relativa agli aspetti mentali. Il suo libro “The inner game of tennis”, nato dall’esperienza di giocatore prima e di istruttore poi, ha rivoluzionato il modo di preparare una partita rendendo evidente che gli avversari sono due: quello dall’altra parte della rete e quello “interno” a se stessi, fatto di paure, insicurezze e costruzioni mentali. È uno di quei libri che dovrebbe essere presente nelle librerie di tutti gli amanti del tennis, al pari di opere diversissime come “500 anni di tennis” di Gianni Clerici o “Open” di Agassi o di altre più simili come “Winning ugly” di Brad Gilbert.

Ebbene, in questo libro ricorre due volte la parola chiave di questo articolo: pagella. E in entrambi i casi Gallwey dimostra di essere tutt’altro che un fan di questo strumento.

Viviamo in una società dominata dai risultati, nella quale le persone vengono giudicate in base alla loro competenza. Ancor prima di essere lodati o sgridati per la nostra prima pagella, veniamo amati o ignorati per come compiamo le nostre prime azioni. Questo schema fa emergere un messaggio chiaro e insistente: sei una brava persona degna di rispetto solo se hai successo nelle cose che fai”

Il voto in pagella può misurare quanto siamo bravi in aritmetica, ma non quanto valiamo”

In effetti dargli torto è molto difficile. D’altra parte, confidiamo nel fatto che Gallwey, oggi 86enne, se mai leggesse questo articolo, capirebbe il nostro intento. Non vogliamo infatti ergerci a giudici insindacabili delle prestazioni dei nostri “scolari”, qui rappresentati dai giocatori italiani presenti nella top 100 ATP (qui invece le pagelle delle ragazze), ma semplicemente tracciare un bilancio di come è andato il loro 2024, sintetizzandolo poi con un numero al fine di stimolare il confronto attorno a opinioni ragionate ma comunque inevitabilmente soggettive. Del resto, i protagonisti di queste pagelle sono personaggi pubblici e tra gli oneri di trovarsi in questa posizione c’è quello di essere toccati da discorsi sui risultati del loro lavoro. Da questo punto di vista i calciatori sono messi anche peggio, visto che ogni partita porta con sé pagelle redatte da qualsiasi testata più o meno specializzata. Noi invece ci limitiamo alla pagella di fine anno, proprio come a scuola, tra insufficienze da recuperare e voti alti da confermare.

La classe di quest’anno è composta da nove alunni. Ben quattro in più rispetto a 12 mesi fa. Quattro elementi già promossi a prescindere dal voto specifico che gli verrà assegnato perché entrati o ritornati in top 100: Flavio Cobolli, Luciano Darderi, Fabio Fognini e Luca Nardi. Oltre a loro gli ormai immancabili Sinner, Musetti, Berrettini e Sonego – tutti tra i primi 100 a fine stagione da almeno quattro anni (Berrettini addirittura da sette) – e Arnaldi, confermatosi in questo gruppo dopo la prima volta dello scorso anno. Solo la Francia ha più rappresentanti in questa ampia fascia del ranking ATP con 13 giocatori mentre siamo al pari dell’Australia e addirittura davanti agli Stati Uniti (8). Non che ce ne fosse bisogno ma si tratta di un’ulteriore attestazione dell’epoca d’oro del tennis italiano, in particolare al maschile.

Un anno fa, nel bilancio di fine 2023, constatavamo come si fosse aperto a dismisura il gap tra Sinner e tutti gli altri, non solo per via della definitiva esplosione di Jannik ma anche delle difficoltà delle seconde linee. Oggi possiamo essere anche più contenti perché nonostante il capofila del movimento sia diventato il numero 1 del mondo (e basterebbe questo per spiegare la maggiore soddisfazione), la distanza dagli altri non è aumentata. Insomma, soprattutto Sinner ma non solo Sinner ha avuto un 2024 positivo.

Non caso, da un punto di vista prettamente tennistico il nuovo trionfo in Davis ha un valore ancora più forte rispetto a quello di un anno fa, più denso invece sotto l’aspetto emotivo. Gli indizi sono molteplici e portano tutti nella stessa direzione: nel 2023 la squadra capitanata da Volandri aveva rischiato l’eliminazione nel girone di Bologna mentre quest’anno non ci sono stati problemi nonostante mancassero sia Sinner che Musetti; tredici mesi fa a Malaga eravamo stati costretti a ricorrere al doppio decisivo sia ai quarti che in semifinale senza dimenticare che Djokovic aveva avuto tre match point consecutivi per metterci fuori dai giochi, mentre nella settimana di incontri dello scorso novembre la supremazia dell’Italia non è mai stata in discussione e, salvo l’avvio negativo con la sconfitta di Musetti contro Cerundolo, non c’è mai stata storia contro nessuno; infine, l’anno scorso Volandri si era dovuto inventare la coppia Sinner-Sonego mentre in questa edizione ci siamo permessi il lusso di lasciare in panchina il duo Bolelli/Vavassori, ovvero la quarta miglior coppia di doppio della stagione ATP. Tutti sintomi di un movimento che sta vivendo il suo massimo splendore e che, soprattutto, detiene l’egemonia del tennis mondiale, come dimostrano anche i 16 titoli conquistati durante il 2024 (oltre alla Davis) tra singolo e doppio (gli Stati Uniti, secondi in questa classifica, si sono fermati a 12).

E se il presente è magnifico, anche il futuro appare roseo. I nostri primi quattro rappresentanti a livello ATP hanno infatti tutti meno di 24 anni. Non è davvero il caso di preoccuparsi se questo è stato il primo anno senza giocatori azzurri presenti alle Next Gen Finals (arrivate alla loro settima edizione): c’è il tempo per aspettare nuove leve spinte dalla Sinner-mania.

Quello tracciato fin qui è il bilancio complessivo, ma ora è il momento di passare al livello dei singoli. Le pagelle, però, non saranno 9 ma 10. Alla luce del loro ruolo da protagonisti all’interno di questa storica stagione del tennis italiano, è sembrato doveroso comprendere anche Bolelli e Vavassori. Troverete la loro pagella, però, nella seconda parte di questo speciale di fine anno. Qui, infatti, ci sarà spazio per i primi cinque singolaristi in ordine alfabetico: Arnaldi, Berrettini, Coboli, Darderi e Fognini.

MATTEO ARNALDI (#37): voto 6,5

Si parte dalla A di Arnaldi e da un voto sicuramente buono seppur non entusiasmante come altri che verranno più avanti. Un anno fa gli avevamo assegnato uno strameritato 8,5 che lo eleggeva secondo miglior giocatore della stagione del tennis maschile italiano dietro Sinner. Matteo era infatti cresciuto in maniera impressionante guadagnando 90 posizioni nell’arco del 2023 e risultando anche decisivo nella vittoria della Coppa Davis. L’obiettivo principale per il 2024 era consolidare questo livello e l’azzurro ci è riuscito scalando qualche altro gradino del ranking (+7 posti). Perciò la sufficienza non può che essere piena. D’altra parte, Matteo è il primo a non essere pienamente soddisfatto della stagione fatta: “Quest’anno non ho espresso il tennis che volevo, però sicuramente è stato un anno di miglioramenti […] Ho giocato match importanti in campi importanti, che prima non mi erano mai capitati, e questo per il futuro mi servirà tantissimo”.

Come confermano le sue parole, Arnaldi non è riuscito a trovare la formula giusta per trarre il massimo dal suo gioco e infatti, oltre a diversi risultati discreti, c’è stato solo un importante picco di rendimento nel suo 2024: la semifinale nel Masters 1000 di Montreal che gli era valsa un nuovo best ranking alla posizione numero 29. Per il resto poco altro da segnalare, soprattutto negli ultimi tre mesi di stagione, iniziati come prima riserva dietro a Sinner e Musetti per i singolari di Davis e finiti da numero 5 dietro anche a Cobolli e Berrettini. Dopo l’ingresso tra i “grandi” avvenuto lo scorso anno, un’annata di questo tipo fa comunque parte del percorso di crescita e i vari insegnamenti appresi torneranno utili per provare a compiere un ulteriore salto di livello.

MATTEO BERRETTINI (#34): voto 7,5

L’ATP lo ha premiato come “Comeback player of the year” e in effetti non ci poteva essere concorrente più meritevole di Matteo in questo senso. Un anno fa non ci eravamo sentiti di giudicarlo per il numero troppo esiguo di partite giocate per colpa degli infortuni. “Se dovesse farcela [a tornare protagonista], l’epoca d’oro del tennis italiano sarebbe ancora più luccicante”, si diceva dodici mesi fa e così è stato. Il suo contributo è stato infatti fondamentale per il bis dell’Italia in Coppa Davis con tre vittorie in altrettante partite giocate tra singoli e doppio con Sinner. Dopo che l’anno scorso si era dovuto limitare a fare il tifo dalla panchina, questa è stata soprattutto la sua vittoria perché ha sancito il suo ritorno ad alti livelli al termine di una stagione in cui non erano mancati i segnali positivi ma nemmeno i momenti complicati.

Dopo aver dato inizio al suo 2024 solamente a marzo raccogliendo un titolo già al terzo torneo disputato (a Marrakech), Berrettini aveva rinunciato a gran parte della stagione sulla terra non sentendosi ancora pronto. L’erba, come al solito, è stata d’aiuto in questa risalita anche se a Wimbledon si è dovuto fermare già al secondo turno per colpa di un sorteggio beffardo che gli ha messo di fronte Sinner (con cui, però, ha dato vita a una partita bellissima). È andata ancora meglio nei tornei estivi sulla terra, con due successi su due, a Gstaad e Kitzbuhel. Poi però non sono arrivate conferme particolarmente convinte nei mesi successivi, includendo in questo discorso anche le vittorie tutte piuttosto contorte nel girone di Davis a Bologna.

A differenza di alcuni dei suoi colleghi, aveva però messo nel mirino un obiettivo ben definito: le finali di Malaga. Volandri si è accorto della sua buona condizione e gli ha dato fiducia venendo ripagato alla grande. È il successo che il romano aspettava per mettersi definitivamente alle spalle un periodo di sfortune durato troppo tempo. Adesso c’è da guardare solo davanti e Matteo non sarà facile da battere per nessuno – non a caso ha chiuso il 2024 al quinto posto per percentuale di vittorie.

FLAVIO COBOLLI (#32): voto 8

A differenza di Matteo, nel caso di Flavio non è arrivato un riconoscimento da parte dell’ATP che non lo ha inserito tra i candidati al premio di “Most improved player” del 2024. Di sicuro però Flavio Cobolli è tra i giocatori “più migliorati” dell’ultima stagione per quanto riguarda il movimento italiano. Il suo percorso, in parte atteso, è stato pressoché fotocopia di quello compiuto durante il 2023 da Arnaldi. Flavio, che è un anno più piccolo di Matteo, aveva assaggiato la top 100 già l’anno scorso e partiva quindi più avanti, dalla casella numero 102. Perciò di posizioni ne ha guadagnate “solamente” 70, ma la sostanza è la stessa: l’Italia ha trovato un altro giocatore di sicuro affidamento e che potrà ulteriormente crescere negli anni avvenire.

All’interno del bilancio complessivo di 43 vittorie e 29 sconfitte ci sono varie prime volte che meritano di essere ripercorse: si comincia dalla prima affermazione nel tabellone principale di uno Slam in Australia, tra l’altro dopo aver superato le qualificazioni e battendo al quinto set un giocatore di livello come Jarry (n. 18 in quel momento); si passa poi alla prima vittoria in un 1000 (a Miami) e alla prima finale ATP, nel prestigioso 500 di Washington (dove si è dovuto arrendere nell’ultimo atto a Korda) e si conclude poi con l’esordio in Davis (con la sconfitta contro Bergs e poi la bella vittoria su Griekspoor). Soprattutto, è stato il primo anno nel circuito maggiore per Flavio che infatti è arrivato un po’ acciaccato alla fine dell’anno: più che legittimo. Adesso, anche sulla spinta delle settimane di off-season passate al fianco di Alcaraz, l’obiettivo diventa consolidare il livello raggiunto e puntare ad altre prime volte: un titolo ATP e qualche exploit contro i top 10, giusto per fare un paio di esempi.

LUCIANO DARDERI (#44): voto 7

A proposito di giocatori cresciuti in maniera esponenziale nell’ultima stagione, Luciano Darderi è il secondo esempio più lampante. Il classe 2002 di origine argentina ha infatti scalato anche più posizioni di Cobolli migliorando il suo ranking addirittura di 84 posizioni rispetto a un anno fa. Adesso è il numero 6 d’Italia ma in un momento della stagione è stato anche terzo ed era infatti stato pre-convocato per il girone di Davis di Bologna. Il fatto che il nuovo formato della storica competizione riservata alle nazionali preveda come superficie unica il cemento indoor per le fasi finali non lo aiuterà a trovare posto in squadra, ma Luciano è stata comunque una bellissima scoperta di questo 2024. Da classico giocatore da Challenger sudamericani, l’azzurro si è trasformato in un top 50 solidissimo sulla terra, dove ha ottenuto 34 delle sue 38 vittorie stagionali (a fronte di 15 sconfitte) e vinto il suo primo titolo ATP a Cordoba (oltre al Challenger di Perugia).

La dimensione di Luciano è sicuramente cambiata anche se per il momento rimane piuttosto limitata a questa superficie. Se sull’erba si è visto qualcosa di interessante nelle poche partite disputate, è il bilancio sul cemento che va migliorato per diventare un giocatore magari non completo ma comunque in grado di dire la sua su tutto l’arco della stagione e non solo fino a luglio come successo quest’anno. I match vinti da Luciano sul duro sono stati infatti appena due su quindici e altrettante sono state le sue affermazioni da agosto in avanti. A nemmeno 23 anni, Darderi ha comunque tutto il tempo per sviluppare il suo tennis e per diventare pericoloso anche per i top player (fin qui apparsi non ancora alla sua portata – 6 sconfitte su 6 contro giocatori tra i primi venti) sulla sua amata terra.

FABIO FOGNINI (#91): voto 6,5

Se all’età di 36 anni e dopo tre stagioni consecutive segnate da un trend negativo in classifica che lo ha portato ad uscire anche abbondantemente dai primi 100 del mondo Fabio Fognini è tornato ad avere il suo spazio in questo pezzo è per merito di una passione sconfinata per questo sport. Non che vi fossero dubbi sull’amore del ligure per il tennis ma ci si poteva aspettare che un giocatore abituato ad esaltarsi sui grandi palcoscenici come lui potesse mollare un po’ la presa nella fase discendente della sua carriera. Così non è stato o comunque Fabio sta dimostrando di essere disposto ad andare alla ricerca di punti anche in tornei minori per avere poi la possibilità di partecipare ancora a qualche Slam. E proprio un Major della scorsa stagione ha rappresentato uno dei ricordi più belli del suo 2024. A Wimbledon, dopo aver battuto Van Assche e soprattutto Ruud, è stato infatti vicinissimo a raggiungere gli ottavi di finale e quindi quella che sarebbe stata la sua prima volta nella seconda settimana di gioco all’All England Club.

Oltre a un paio di quarti di finale nel circuito maggiore, Fogna ha raccolto i risultati migliori a livello Challenger chiudendo l’anno con un titolo (a Montemar) proprio come aveva fatto nel 2023 e assicurandosi così un posto nel tabellone principale di Melbourne. L’Australian Open 2025 sarà il suo 63esimo Slam in main draw. Il 2024 è invece diventato il 17esimo anno chiuso in top 100: chapeau.