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OpenAI ha preso davvero malissimo la sanzione del Garante della Privacy

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No OpenAI? No intelligenza artificiale. Sembra un po’ questa la sintesi della risposta che la società di Sam Altman ha fornito all’indomani della sanzione da 15 milioni di euro comminata dal Garante della Privacy per le ragioni che abbiamo elencato in quest’altro articolo del nostro monografico di oggi. A differenza delle frasi di circostanza che, spesso, i colossi di Big Tech riservano alle autorità europee (o alle istituzioni comunitarie) nei casi di sanzioni o di limitazioni imposte per legge, il comunicato di OpenAI interviene a gamba tesa sulle ambizioni italiane nello sviluppo dell’intelligenza artificiale.

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Risposta OpenAI, secondo l’azienda di Sam Altman così l’Italia compromette la sua corsa all’intelligenza artificiale

«La decisione del Garante non è proporzionata e presenteremo ricorso – c’è scritto nella nota di OpenAI -. Quando il Garante ci ha ordinato di sospendere ChatGPT in Italia nel 2023, abbiamo collaborato con l’Autorità per renderlo nuovamente disponibile un mese dopo. Già allora il Garante aveva riconosciuto il nostro ruolo da capofila per quanto riguarda la protezione dei dati nell’ambito dell’AI e questa sanzione rappresenta circa venti volte il fatturato da noi generato in Italia nello stesso periodo. Riteniamo che l’approccio del Garante comprometta le ambizioni dell’Italia in materia di AI, ma rimaniamo impegnati a collaborare con le autorità preposte alla tutela della privacy in tutto il mondo per offrire un’AI capace di portare benefici alla società nel rispetto dei diritti della privacy».

OpenAI sostiene che i 15 milioni di euro siano maggiori di 20 volte rispetto al fatturato generato in Italia nel periodo di tempo di riferimento delle interlocuzioni con il Garante. Nello stesso periodo dello scorso anno, a livello globale, OpenAI aveva raggiunto i 2 miliardi di fatturato. Chiaramente l’Italia è un mercato periferico, ma nel corso del tempo il volume di affari di OpenAI – attraverso i suoi servizi – è sicuramente cresciuto anche nel nostro Paese. Inoltre, secondo OpenAI, questa decisione del garante tarperà le ali allo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia.

Ora, questa affermazione è condivisibile soltanto se si effettua una errata sovrapposizione tra tutto l’ecosistema dell’AI con OpenAI. Lo abbiamo sempre detto: intelligenza artificiale non significa automaticamente ChatGPT. Esistono degli altri applicativi di intelligenza artificiale che sono molto più trasparenti nella gestione dei propri dati e nell’organizzazione del proprio training. Insomma, OpenAI sembra sopravvalutare il suo ruolo. Ciò non toglie che, se la sanzione dovesse essere confermata e se OpenAI ritenesse non vantaggioso proseguire il suo cammino in Italia, il nostro Paese potrebbe subire il contraccolpo: sempre più operazioni, oggi, vengono effettuate con il supporto di ChatGPT e degli altri servizi di OpenAI, l’ecosistema delle start-up si sta servendo sempre più spesso di questa terza parte per implementare i suoi servizi. Per evitare tutto questo, come sempre, bisogna sviluppare la resilienza e sistemi proprietari di intelligenza artificiale.

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