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Almeno per il momento, salta la cosiddetta “tassa sul rame”

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Un altro elemento controverso – questa volta non scritto nel testo bollinato della Legge di Bilancio per il 2025, ma inserito attraverso un emendamento – che sarebbe entrato in vigore a partire dall’inizio del nuovo anno è sparito dal dibattito della Manovra e, dunque, non sarà approvato nelle prossime ore e nei prossimi giorni (attraverso il voto di fiducia) all’interno della Manovra. Si parla della cosiddetta “Tassa sul rame” (o “Tassa sull’ADSL“), ovvero un’imposta – attraverso un aumento dei prezzi stabiliti per legge – del 10% che avrebbe fatto aumentare le bollette di tutti coloro i quali hanno a casa una connessione non in fibra. E, occorre ribadirlo, molti di loro non hanno la possibilità di sostituire una rete così obsoleta vivendo in zone non coperte dalla fibra.

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L’emendamento presentato da Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio alla Camera – firmato dal deputato Fabio Carmine Raimondo – aveva come obiettivo quello di tassare le connessioni in rame (con ricaduta sugli utenti finali) per finanziare un piano di accelerazione (che ha già costi milionari attraverso i fondi del PNRR) del cosiddetto “Piano Italia 1 gigabit”. Una mossa azzardata e non equa, ma soprattutto non in linea con molti dei principi alla base del funzionamento delle reti utilizzate anche dalla Pubblica Amministrazione (che, come abbiamo spiegato, utilizza connessioni in rame per i backup di emergenza).

Tassa sul rame, ritirato l’emendamento alla Manovra

L’emendamento in questione, dopo le polemiche anche per via di quello che – a tutti gli effetti – sembrava essere un enorme favore a Elon Musk e alla sua Starlink, è stato ritirato poco prima dell’annuncio del voto di fiducia al testo approvato dalla Commissione Bilancio alla Camera. Ma cosa voleva fare Fratelli d’Italia? Gli ultimi due commi dell’emendamento 76.07 recitavano:

  • A partire dal 1° gennaio 2025, per tutti i servizi in rame, in corso di erogazione è applicato un incremento dei prezzi pari al 10 per cento, del valore complessivo.
  • Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, presso la Presidente del Consiglio dei ministri, è istituito un Fondo per lo switch off alimentato con i proventi di cui al precedente comma 11, al fine di contribuire al sostenimento degli oneri di tutti gli operatori per la migrazione degli utenti verso le reti a banda ultra larga ad altissima capacità.

Dunque, a partire dall’inizio dell’anno sarebbero aumentati i prezzi del 10% su tutti i servizi in rame (comprese le connessioni ADSL), con una ricaduta sul prezzo finale delle bollette degli utenti. Per fortuna, dopo aver sollevato le problematiche di questa operazione, quell’emendamento controverso è stato ritirato.

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