Morta di parto a 30 anni, l’avvocato accusa: «Voleva il ricovero, le hanno detto no»

PAVIA. L’avvocato scelto dalla famiglia di Andreea Mihaela Antochi ora accusa: «Voleva essere ricoverata ma l’hanno rimandata a casa». La donna morta di parto con il figlio nella notte tra lunedì e martì, racconta l’avvocato, era stata male qualche giorno prima di entrare nel reparto di Ostetricia del San Matteo. Giovedì scorso si era presentata in ospedale accompagnata dal marito ma il personale sanitario non aveva ritenuto necessario il ricovero e le aveva raccomandato di ripresentarsi domenica come era stato stabilito.

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«Non stava bene – afferma l’avvocato Fernando Mauro Miranda – e voleva essere ricoverata qualche giorno prima del previsto. Ma i medici non hanno ritenuto le sue condizioni sufficientemente gravi per trattenerla. In denuncia abbiamo spiegato anche questo aspetto della tragedia senza voler accusare qualcuno in particolare, il nostro obiettivo è di arrivare alla verità e di scoprire se vi siano delle responsabilità».

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L’inchiesta

Intanto prosegue l’inchiesta della Procura della Repubblica di Pavia. Lunedì mattina sarà conferito l’incarico per eseguire l’autopsia sul corpo della donna e sul piccolo Sasha. Ieri gli agenti della polizia giudiziaria si sono presentati al San Matteo per acquisire altri documenti ma, per momento, sembra che non siano stati ancora firmati gli inevitabili avvisi di garanzia con le accuse di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario. Provvedimenti necessari anche per poter eseguire gli accertamenti medico-legali.

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Tra gli aspetti da chiarire anche la causa di una presunta emorragia avvenuta durante il lunghissimo travaglio. «I sanitari – conclude l’avvocato – hanno detto che donna si era morsicata più volta la lingua per il dolore e il sangue sarebbe uscito da lì. Vogliamo anche sapere se il piccolo Sasha è nato vivo come hanno detto al padre oppure se madre e figlia sono morti insieme come hanno raccontato più tardi».

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