Guy Forget: “Non dubito di Sinner, ma non possono esserci doppi standard”
Non un facile periodo per il tennis francese, consapevole di star attraversando un’importante transizione: tanti, tantissimi, giovani ragazzi pronti a esplodere, ma ancora nessuno in grado di andare a giocarsela coi più grandi. Dopo Tsonga, le speranze Slam transalpine sembrano esser state accantonate, almeno momentaneamente. Fils, Humbert, Perricard, Van Assche…Il talento è immenso, ma la continuità ancora poca. Fra gli ultimi francesi in grado di dominare l’alta classifica, c’è Guy Forget, ex numero 4 del mondo in singolare e 3 in doppio, così confermandosi il tennista transalpino capace di raggiungere la più alta posizione in classifica da Yannick Noah a oggi. Vincitore di due Coppe Davis, poi capitano e direttore del Roland Garros, si gode oggi un meritato periodo di riposo.
Interpellato da Tennis Actu, ha discusso, fra gli altri temi, anche della vicenda Sinner-WADA, ormai divenuta centrale in ogni intervista: “Sono temi terribilmente complicati. Dobbiamo lottare contro questi flagelli con la massima fermezza, ma ho l’impressione che sia stato raggiunto un tale grado di tecnologia nei test da rendere possibile rintracciare un granello di zucchero in una piscina olimpionica. Tutti i giocatori assumono integratori alimentari e vitamine: prodotti che potrebbero contenere tracce di sostanze rischiose. Così, anche senza saperlo, finiscono per risultati positivi ai test. Quando questo succede è una tragedia assoluta per gli innocenti. Non parlo dei colpevoli e dei recidivi. Mi sono messo nei panni di un atleta risultato positivo ad una sostanza presente in quantità infinitesimale. Possiamo dire a noi stessi che ci stiamo impedendo di vivere la nostra passione, ritrovandoci in una tale situazione pur non avendo mai imbrogliato: è tremendo. La vedo un po’ così per Halep, Swiatek e Sinner. Il problema è che non può esserci una soluzione a due livelli. Non possiamo pensare di sospendere un giocatore per un anno e l’altro per tre settimane. è un doppio standard che rappresenterebbe un’ingiustizia e un problema. Non dubito della buona fede di Sinner, a differenza di quanto ho fatto in altri casi. Qualora si arrivasse per Sinner a una sanzione retroattiva, per lui sarà dura“.
Dichiarazioni anche apertamente a difesa del numero 1 azzurro, ma sempre prive della giusta informazione. Ogni caso, da quello di Halep a quello di Bortolotti e passando per quello di Sinner, ha emesso una sentenza diversa e commisurata alle responsabilità di cui è accusato il giocatore: responsabilità attribuite dopo processo e difesa presentata. Ogni storia ha i propri standard. “Lo sport è stato e sarà danneggiato ogni volta che si registra un caso di doping, – prosegue Forget – anche se non intenzionale. Questo non è mai un bene per lo sport e di questo dovremmo preoccuparsi. L’atleta deve essere attento quando assume qualcosa, perché anche io e te, se facessimo un test in questo momento, potremmo risultare positivi. L’atleta non può permettersi di essere negligente o di lasciarsi andare. Come quando assistiamo a un’indagine su qualche tipo di crimine: anche in caso di innocenza, la storia lascia sempre una traccia“. Proprio di responsabilità tratta il ricorso della WADA, che mai ha accusato Sinner di doping intenzionale. Sarà responsabilità di periti e legali stabile la presenza, o meno, della stessa.
L’ex numero 4 del mondo comincia poi a raccontare il momento tennistico che il suo paese sta affrontando, fra giovani promesse e destini da scrivere: “Humbert non mi ha sorpreso, quando gioca è pulito, efficace, ben costruito. Ha raggiunto un alto livello in tutte le zone del campo. Fino a un anno e mezzo fa metteva troppa pressione su se stesso, e i problemi fisici lo hanno condizionato: oggi lo vedo più sereno. Un po’ come Sinner e Alcaraz, può ancora migliorare e credo possa ottenere risultati ancora superiori nelle prossimi stagioni: deve puntare a un titolo del Grande Slam. Non arriverà dall’oggi al domani, intanto deve mettere nel mirino una vittoria nei Master 1000. Ma con un buon tabellone in Australia, magari una semifinale può essere un obiettivo raggiungibile. Tutto è possibile, alla fine“. Humbert, classe 1998, è oggi il numero 14 del mondo, con 6 titoli vinti e una finale 1000 persa sul cemento di Bercy nel novembre del 2024. La crescita non è certo stata continua, ricca di alti e bassi e continue discese nel ranking. Quando in forma, però, ha dimostrato di potersela giocare coi migliori, come fatto vedere nell’ultima vittoria su Carlitos a Parigi.
“Ricordiamo Tsonga contro Djokovic. Jo non era lontano: le grandi carriera iniziano così. Ugo può essere migliorato in molti aspetti, ma tatticamente può far meglio, progredendo nei colpi e sviluppando ancor più la parte superiore del suo corpo. Ci sono cose che mi piacciono molto e altre che non mi convincono, ma sono sicuro che con Jeremy Chardy colmeranno questi gap che lo separano dalla top 5. Credo davvero che Ugo possa puntare a stare subito dietro a Sinner e Alcaraz“.
E dietro a Humbert? Chi può essere un degno numero 2? Il talento, come detto, non manca: “Possiamo essere ottimisti. La gente mi incontra e dice che il tennis francese non ha una prossima generazione. Non sono d’accordo. Abbiamo Arthur Fils e Giovanni Mpetshi Perricard ben classificati, ancora con grandi margini di miglioramento“. Fils è poco più indietro in classifica rispetto al numero 1 transalpino, ma anche ben più giovane: classe 2004, Arthur a soli 19 anni ha già trionfato in tre 3 tornei ATP, fra cui due 500. Le speranze, nei suoi confronti, sono forse ancor più alte: “Quello che mi piace di Arthur è la sua forza fisica: ha una solidità di base che può fargli vincere un Master 1000 su campi in terra o in cemento. Per Giovanni è molto più difficile capire il futuro. Ho l’impressione che stia inventando un nuovo modo di giocare che non si vedeva in passato. Guardando ai suoi risultati sembra capace di passare dal nulla alla vittoria in un solo torneo. Deve cercare di vincere anche quando il suo servizio è meno buono, ma resta difficile decifrare cosa possa fare in futuro. La certezza è che col suo allenatore, Manu Planque, dovrà lavorare molto“. Il ragazzo, alto 203 centimetri e numero 31 della classifica mondiale, ha già vinto due titoli ATP e raggiunto gli ottavi di finale a Wimbledon 2024, incantando con quel gioco tanto particolare, quanto efficace.
Nonostante l’attuale dominio dei poco più che ventenni Sinner e Alcaraz, il francese sembra convinto che l’era Djokovic non sia ancora giunta al capolinea. Come biasimarlo, Nole ci ha ormai spesso insegnato a non darlo mai per vinto, qualunque cosa accada: “Credo che Novak sia motivato dai record, dal raggiungere una vetta ancora mai scalata: si allena solo per quello. Adora l’Australian Open. E’ un giocatore che non vuole mai perdere, confido che Novak mantenga questa mentalità. D’altra parte, se capisse di esser più debole e cominciasse a perdere contro giocatori che gli sembrano inferiori, non so se vorrà continuare a giocare ancora a lungo. Non vedo Novak giocare per diverse settimane perdendo partite, come successo a Nadal. Secondo me solo i problemi fisici potrebbero rendere il 2025 il suo ultimo anno. Come è stato per Roger e Rafa. Il suo livello di gioco alle Olimpiadi era incredibile: è stato capace di battere Alcaraz. Ricordo di aver visto la finale del Roland Garros di quest’anno, e onestamente ritengo che una media versione di uno fra Federer, Djokovic e Nadal, avrebbe battuto sia Alcaraz che Zverev. Se Novak riuscirà a a giocare come alle Olimpiadi, può ancora battere Sinner o Alcaraz“.