Cosa aspettarsi dal conflitto Russo-Ucraino nel 2025
di Amedeo Avondet (Reportage dal fronte di Avdiivka, oblast di Donetsk)
L’esercito russo nel corso degli ultimi sei mesi ha notevolmente modificato le sue dottrine operative ottenendo notevoli progressi territoriali e riuscendo al contempo a minimizzare le proprie perdite sia in termini di fanteria che in termini di mezzi. Questo è il risultato di diversi fattori che proveremo ora ad illustrare nel dettaglio ai nostri lettori. In primo luogo la nuova dottrina russa prevede avanzamenti tattici attuati da piccoli gruppi d’assalto e ricognizione composti da un minimo di 4 persone fino ad un massimo di 8.
Il compito dei ricognitori è avanzare lungo le linee degli alberi, agendo in maniera furtiva, individuare le coordinate delle trincee ucraine, la loro planimetria e il numero dei difensori. Non spetta ai ricognitori ingaggiare direttamente il nemico. Successivamente le informazioni vengono trasmesse all’ artiglieria e all’aviazione a seconda della potenza di fuoco necessaria ad indebolire significativamente la minaccia.
Per le posizioni più pesantemente fortificate come nei casi di Avdiivka o Vuhledar vengono utilizzate le micidiali FAB, bombe aeree guidate che possono essere aviolanciate da oltre 60km permettendo ai bombardieri russi di rimanere in sicurezza mentre colpiscono i punti di schieramento delle Forze Armate Ucraine.
Qualora poi venga individuato un punto di forza dell’avversario, come una grande città, o un paese particolarmente predisposto a resistere agli assalti russi ecco che entrano in gioco i mezzi corazzati e i veicoli di trasporto per la fanteria per aggirare rapidamente la posizione e spingere le forze ucraine a ritirarsi dopo la creazione di un saliente che costringe le truppe ucraine predisposte a difesa delle città a subire un fuoco incrociato da tre direzioni, fino all’inevitabile ripiegamento.
Le nuove tattiche hanno un effetto immediato ed evidente: secondo gli analisti occidentali,come il francese Poulet Volant, e le fonti geolocalizzate certificate da tutti gli analisti militari i russi nelle ultime 2 settimane sarebbero avanzati di oltre 350 kmq.
Per fare un rapido paragone una città come Milano ha una superficie di circa 182kmq.
Se anche L’Europa volesse aiutare di più l’ Ucraina, e la volontà politica a questo punto sarebbe tutta da dimostrare, semplicemente non sarebbe in grado di farlo considerando che, secondo quanto affermato dal Commissario Europeo alla Difesa Kubilius in un’intervista alla RND la Russia, nonostante le sanzioni, è in grado di produrre in tre mesi più armi dell’intera industria della difesa europea.
Oltre a ciò con i governi di Francia e Germania che vacillano, l’incognita Trump all’ Orizzonte e un opinione pubblica europea sempre più scettica sulle reali possibilità di successo di Kiev l’intero supporto occidentale alla morente ucraina rischia di tramutarsi da un “vorrei, ma non posso” ad un ancor più pericoloso forse.
Considerando poi che le diserzioni in Ucraina hanno raggiunto quota 100.000 secondo le pur ottimistiche dichiarazioni della stessa procura ucraina appare evidente che la stessa volontà di combattere dell’esercito ucraino stia venendo meno.
Nel frattempo Zelensky sembra ignorare, più o meno consapevolmente, tutte le avvisaglie di un sempre più prossimo collasso del fronte e si avvia a mobilitare, in maniera violenta e arbitraria, sempre più carne da cannone per tentare una difesa disperata di ciò che resta dell’Ucraina, in una guerra che appare oramai persa e a cui nessuno piú crede, nemmeno gli ucraini stessi.
A questo punto la cosa più saggia da fare sarebbe una sola: staccare la spina alla moribonda ucraina e fare la pace in 24 ore come suggerito dallo stesso Trump e ammettendo che il partito della guerra guidato dai socialisti Europei e dai Democratici americani ha trascinato l’Occidente nell’ennesimo conflitto senza senso e senza speranza che ha trascinato nel baratro l’economia europea per i soliti interessi dei pochi contro i molti.
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