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Conte al popolo di Atreju: “Se essere di sinistra vuol dire antifascismo e accogliere tutti, non ci sto” (video)

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Entra nella tana del lupo sornione e particolarmente dialogante, quasi deluso della mancanza di fischi che poi, quasi sollecitat,i arrivano, malgrado il fair play dei militanti di Fratelli d’Italia e Gioventù nazionale. Oggi è il turno di Giuseppe Conte, già ospite in una passata edizione, al villaggio di Atreju, al Circo Massimo dove è in corso la kermesse della destra. “Mi preoccuperei se dovessi andare via da qui senza neanche un fischio. Sono qui per il dialogo ed è giusto che possiate esprimere anche il dissenso”, dice stuzzicato dalle domande di Mario Sechi, in grande forma. La platea lo accontenta, ma fa parte del gioco. Parte l’intervista fiume.

Conte ad Atreju intervistato da Sechi

Non manca qualche frizzante siparietto con il direttore di Libero. “Presidente Conte, io un grande interrogativo: ma lei è di sinistra?”, chiede all’ex premier tra gli applausi della platea.  “L’applauso per una domanda in particolare? Il discorso è un po’ complesso…”, risponde divertito il leader 5Stelle, reduce dal corteo contro il ddl sicurezza dove i manifestanti, un po’ a corto di idee, hanno sventolato una gigantofrafia con Meloni che bacia Mussolini. Sechi ride: “Presidente…”. Poi Conte inizia prendendola alla lontana, il quesito in effetti è complicato soprattutto se Elly Schlein è in ascolto.

“Se sinistra significa combattere nel nome dell’antifascismo non ci sto”

“Se sinistra significa combattere nel nome dell’antifascismo io non ci sto, se sinistra vuol dire che puoi accogliere indiscriminatamente tutti io non ci sto, se significa se ti preoccupi solo nei quartieri residenziali io non ci sto”. Inutile dire che a ogni “non ci sto” il pubblico di Atrej applaude. Sui distinguo contiani scatta il feeling tanto che Sechi, particolarmente frizzante, lo incalza. “Non è che sta per prendere la tessera di Fratelli d’Italia? “Non credo”, taglia corto Conte. “Noi siamo progressisti indipendenti vuol dire che abbiamo una visione diversa da quella della destra, e lavoriamo per costruire un’alternativa”. Poi non resiste a qualche frecciatina, piuttosto scontata all’indirizzo degli avversari. “Se fossi un elettore di Fdi rimarrei molto deluso per le tante piroette e tante giravolte. Ci sono tante cose che non vanno, se giriamo il territorio c’è una situazione drammatica per le imprese e le famiglie su sanità, scuola. Far finta che va tutto bene non è possibile”, Anche qui Sechi non gliela passa liscia. “Presidente, record di occupazione, pil meglio di Francia e Germania, il governo Meloni è un miracolo in Europa per quello che è successo…”. Gioco, partita, incontro.

Io non ho sfidato Grillo, è lui che ha sfidato la comunità

Inevitabile il passaggio sull’eterno derby con Beppe Grillo. “Io non ho sfidato Grillo, è lui che ha sfidato la comunità. Da tempo mi ronzava nella testa di recuperare la partecipazione, abbiamo avviato questo processo costituente, lo ho avvisato e poi lui si è messo di traverso”. Capitolo campo largo. “Non saremo mai il cespuglio e il junior partner di nessuna forza politica”, sentenzia Conte. “Anche prima della Costituente l’ho sempre detto, noi non siamo per un’alleanza strutturale e organica ad esempio con il Pd o con altre forze perché questo snaturerebbe le nostre battaglie”. Che dire di Donald Trump? Memorabile il suo Giuseppi riferito all’allora premier, un errore ‘affettuoso’ che fece il giro del mondo. “Se dovessi sintetizzare il rapporto personale e politico con Trump non potrei non citare un tweet con cui lui ha dimostrato una grande amicizia personale. Ma anche una grande arrabbiatura per l’accordo sulla Via della Seta. Io ho dimostrato con i fatti che quando tuteli l’interesse nazionale non agisci per prenderti la carezza e la compiacenza di Washington, e l’accordo sulla Via della Seta è stato un errore ripudiarlo. Non andava cancellato”.

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