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Calano le infestazioni da bostrico nei boschi del Friuli Venezia Giulia: ecco i dati raccolti da Bausinve

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Resta l’organismo più dannoso per i boschi del Friuli Venezia Giulia. Eppure, dopo la crescita importante registrata negli ultimi tre anni, nel 2024 la sua presenza è in calo in tutto il Nordest. Il bostrico tipografo, il coleottero autoctono che sta attaccando i boschi della regione e non solo, è stato uno dei temi affrontati nel corso dell’evento “30 anni di Bausinve - la salute dei nostri boschi”, che si è tenuto nella sala convegni della Comunità di montagna della Carnia, a Tolmezzo.

L’incontro organizzato dall’Agenzia regionale sviluppo rurale (Ersa), in collaborazione con il Corpo forestale regionale, ha celebrato il 30° anniversario dell’Inventario fitopatologico delle foreste del Friuli Venezia Giulia (Bausinve), il sistema che dal 1994 permette di monitorare lo stato di salute dei nostri boschi attraverso il costante rilevamento sul territorio dei danni a carico delle piante forestali.

Dopo i saluti di Rinaldo Comino, direttore del Servizio Foreste della Direzione risorse agroalimentari, forestali e ittiche (“Di fronte al contesto di cambiamento climatico in cui ci troviamo, l’attività di monitoraggio, ampliata oggi grazie anche alle prime risorse messe a disposizione dello Stato, risulterà sempre più importante per ragionare sulla pianificazione e gestione futura, al fine di ottenere a partire da subito un bosco sempre più resiliente”), Emilio Gottardo, già dirigente regionale, funzionario ai tempi della nascita dell’Inventario, ha ricordato le origini del Bausinve (parola che unisce il termine bau, tarlo in friulano, e inve, da inventario) nato dall’esigenza di “distinguere i danni sulle piante forestali, tra quelli derivanti da cause note e quelli da cause ignote”.

Bausinve e Bostrico

In 30 anni di attività condivisa tra Ersa (Servizio fitosanitario e chimico, ricerca, sperimentazione e assistenza tecnica) e CFR sono state 9.528 le segnalazioni effettuate, 6.654 per perdite associate ad agenti biotici (insetti, funghi, batteri ed altri) e 2.874 per danni da eventi meteorici. Il 2018 è stato l’anno con il maggior numero di schede raccolte (806), di cui più dell’80% da imputare agli eventi atmosferici conseguenza della tempesta Vaia.

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Da quell’episodio devastante è emerso con forza il problema del bostrico (circa il 50% delle segnalazioni per danni da agenti biotici). Come spiegato da Iris Bernardinelli (Ersa) nel 2023 i danni causati da questo coleottero – che scava nella corteccia, bloccando il passaggio della linfa vitale e portando la pianta alla morte - hanno raggiunto l’apice con oltre 150mila metri cubi di perdite. Colpiti, in particolare, i territori di Forni Avoltri, Forni di Sopra e Paluzza.

La superficie bostricata, durante il 2023, è stata pari a 878 ettari (nel 2022 era di 683). Nell’anno che sta per chiudersi, però, le infestazioni sono in diminuzione, sia per numero di piante colpite sia per densità numerica delle popolazioni. «Alla base di questo trend ci sono tre fattori: la crescita dei nemici naturali, la presenza di alberi più sani e quindi più difficili da colonizzare, una primavera umida e fredda, che ha ostacolato il proliferare dell’insetto» ha riferito il professore dell’Università di Padova, Massimo Faccoli, che nel suo intervento ha presentato gli studi scientifici basati sui dati Bausinve, tra sistemi per ridurre i danni, previsioni delle infestazioni e nuove tecnologie di monitoraggio (come trappole automatiche e satelliti).

Altri agenti biotici

Di organismi nocivi da quarantena ha parlato Claudia Bassi (Ersa), affrontando i casi dell’agrilo e dello scarabeo giapponese. «Il primo è un insetto che danneggia il frassino, già in forte deperimento per la malattia causata da un patogeno fungino (Chalara fraxinea): non è presente in regione ma si teme il suo arrivo, considerando l’abbondante presenza di questo genere di piante in Fvg.

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Nel tempo è stato individuato negli Stati Uniti, a San Pietroburgo e a Kiev: sembra quindi avvicinarsi al nostro Paese». Lo scarabeo giapponese, che danneggia anche piante forestali e ornamentali, è stato segnalato nel 2023 a Lignano Sabbiadoro e “sono in atto misure fitosanitarie per la sua eradicazione».

Schianti

Pier Paolo De Biasio, dell’Ispettorato forestale di Tolmezzo, ha messo in evidenza i dati dei grandi schianti boschivi. Due i più rilevanti, entrambi eventi sciroccali autunnali: Vaia, che ha causato 800mila metri cubi di alberi schiantati, e l’alluvione del novembre 1966, che ha determinato tra l’altro l’esondazione del Tagliamento a Latisana, che ne ha schiantati 130mila. Tale differenza è dovuta non tanto alla minor potenza, quanto al fatto che all’epoca era presente una minor superficie boscata e boschi più giovani. Una curiosità: quasi metà degli eventi atmosferici che hanno determinato gli 11 più grandi schianti della Regione dal 1950 si è verificata tra il 29 ottobre e il 25 novembre, la cosiddetta “Montana dei Santi”, per definire le tempeste sciroccali che avvengono proprio in quel periodo dell’anno.

La collaborazione

Con le esperienze da “rilevatori” delle forestali Laura Della Mea, Grazia Romanin, Elisa De Belli e Giulia Lena si è chiusa la mattinata di lavori. «È stata l’occasione per sottolineare la proficua collaborazione tra Ersa e Corpo forestale regionale – ha concluso Massimo Stroppa, direttore dell’Ispettorato forestale di Udine e uno dei primi rilevatori Bausinve, nel 1994 – e per evidenziare come, grazie alla presenza sul territorio e al supporto di Ersa, i forestali dimostrino di aver imparato a conoscere e individuare le situazioni più complesse, svolgendo al meglio questo compito tecnico».