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Franca Squarciapino costumista da Oscar domenica si presenta al Ridotto del Fraschini

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Ci sarà un'ospite d'eccezione domani a "Racconti d'opera", la rassegna di Malva Bogliotti e della Fondazione Fraschini in programma alle 11 al ridotto del teatro per presentare "Così fan tutte", in scena venerdì 20 e domenica 22 dicembre.

Si tratta di Franca Squarciapino, una delle più grandi costumiste del XX e XXI secolo, vincitrice di diversi premi internazionali fra cui l’Oscar, ricevuto con lo scenografo Ezio Frigerio (suo marito, scomparso due anni fa), per “Cyrano de Bergerac” di Jean-Paul Rappeneau.

Nata a Roma nel 1940, in ormai 50 anni di carriera ha firmato i costumi di oltre 250 spettacoli (molti anche di Giorgio Strehler), ricevendo i massimi riconoscimenti in Italia e all’estero. Ha lavorato nei più importanti teatri del mondo, con i più grandi registi, scenografi e coreografi.

Quanto è innamorata Franca Squarciapino di questo suo lavoro affascinante?

«Ha ragione. E' un lavoro veramente affascinante, che mi diverte ancora come il primo giorno. Mi consente di lavorare con allegria, anche perché siamo sempre in team, con assistenti e sarte e quindi alla fine diventa quasi un gioco».

A Pavia parlerà del "Così fan tutte" e non è un mistero che lei ami molto Mozart...

«Sì, mi piace molto. Ma in verità amo un po' tutti, soprattutto prediligo confrontarmi con autori e musicisti differenti».

E tra le opere? La preferita?

«Opera ha un suo fascino. E aggiungo anche che rifare una stessa opera impone sempre qualche cambiamento. Ciò che davvero preferisco è il contatto con il pubblico, condividere con esso il respiro quando si alza il sipario. Perché la gente si accorge sempre se il tuo lavoro è svolto con amore».

Il primo grande maestro che ha avuto è stato Ezio Frigerio, diventato suo marito. E' bello condividere la professione con il partner?

«È sempre bellissimo se si riesce a mettere dei limiti. Noi ad esempio a casa non parlavamo mai di lavoro. Viaggiavamo tanto insieme e davvero con lui la mia vita -e il lavoro- erano completi. Mi ha insegnato tanto, anche a osservare i quadri come si doveva fare».

Un altro suo grande maestro è stato Giorgio Strehler... che ci racconta di lui?

«Era talmente bravo quando lavorava che riuscivi sempre a superare il suo carattere difficile e burbero... Ma era straordinariamente istrionico e sapeva estrarre dal cilindro cose impensabili da ogni suo lavoro».

Ha vinto il premio Oscar nel 1991 per i costumi del film “Cyrano de Bergerac”.

«Una gioia immensa, ma di quella serata a Los Angeles ricordo la grande paura... pregavo di non vincerlo, perché sono sempre stata timida e mi emozionava troppo avere tutto il mondo del cinema davanti a me».

Lei ha lavorato anche nel mondo della televisione. Poi si è dedicata solamente al teatro. Una scelta?

«Da giovane avevo anche cominciato a fare corsi di recitazione per diventare attrice. Ma . sono fatta per stare dietro alle quinte».

Quanto sono importanti i costumi nella felice riuscita di un lavoro teatrale?

«Molto, perché servono a creare un personaggio. E poi il teatro è poesia, deve saperti dare delle emozioni. E queste arrivano anche grazie ai costumi. Purtroppo oggi sembra che abbiano perso di importanza».

In che senso? Crede che si assista a una voglia di minimalismo scenografico?

«Un po' sì, ma parlerei anche di pigrizia mentale. Ci sarebbe spazio per la fantasia anche negli allestimenti e nei costumi moderni. Invece proporre costumi banali che si acquistano non fa sognare, non è poesia».

L'anno scorso è tornata alla Scala, come costumista del Don Carlo di Verdi, opera inaugurale della stagione del Piermarini. E' stata la prima volta senza suo marito a fianco...

«Ho accettato di collaborare a quest’opera anche per lui; ha amato così tanto la Scala, qui abbiamo fatto molti spettacoli insieme. E' stato triste da un lato, ma dall'altro mi ha fatto molto piacere vedere l'affetto delle persone».

Un'ultima domanda: come si diventa costumisti?

«Dico subito che non ho frequentato l'Accademia. Ho imparato quasi tutto da due maestri esigenti come mio marito e Strehler. Penso che questo sia determinante, così come viaggiare ed essere appassionati di cultura in genere, dalla pittura alla lettura. Senza quella sinceramente non si può diventare bravi costumisti».Daniela Scherrer