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Molestie alla studentessa 17enne, scatta la condanna per il bidello

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PAVIA. Si è difeso parlando di un gesto con la mano involontario. Ma alla fine il processo ha stabilito che si trattò di violenza sessuale, anche se è stata riconosciuta l’ipotesi più lieve prevista per quel reato: un bidello di 61 anni, che fino a pochi mesi fa lavorava come operatore scolastico in un istituto superiore di Pavia e oggi è in pensione, è stato condannato a un anno e mezzo per avere palpeggiato una studentessa della scuola. Il collegio dei giudici presieduto da Elena Stoppini ha contenuto la condanna (la pm Valentina De Stefano aveva chiesto 2 anni e 8 mesi) e concesso la sospensione condizionale della pena, ma l’uomo dovrà seguire un percorso di un anno al Centro criminologico di via Riviera a Pavia, che da diversi anni accoglie chi si rende responsabile di violenza di genere. La ragazza, all’epoca 17enne, era stata avvicinata dall’uomo, nel 2022, mentre era con un’amica alla fermata del bus.

Risarciti anche i genitori

I giudici hanno disposto anche un risarcimento di 23mila euro: 10mila euro per la ragazza e 13 mila per i genitori (costituti parte civile con l’avvocata Anna Cicala). Di questa seconda tranche, 3mila euro sono stati riconosciuti come danno morale e 10mila euro dovranno servire a coprire i danni per il cambio di scuola: la ragazza, dopo i fatti, aveva deciso di lasciare l’istituto dove il bidello lavorava e si era iscritta a una scuola privata. La vicenda, che aveva spinto la procura a contestare l’accusa di violenza sessuale aggravata, risale all’autunno del 2022 ed era stata ricostruita dalle testimonianze della studentessa e dell’amica che era con lei. I fatti, secondo l’accusa, erano avvenuti dopo la discesa da un mezzo pubblico, all’autostazione di viale Trieste. Sia la giovane che l’imputato usavano l’autobus per andare a scuola e così anche quella mattina.

La ricostruzione

L’uomo, secondo le testimonianze delle due giovani, avrebbe palpeggiato la studentessa mentre si trovava dietro di lei, lungo il tragitto per andare a piedi verso l’istituto. La studentessa non ci ha pensato due volte e ha raccontato il caso ai genitori, che si sono subito attivati con una denuncia ai carabinieri. La ragazza aveva già segnalato altri due casi, uno dei quali avvenuto a scuola, alla presenza di un altro studente, e l’altro fuori dall’istituto. Su questi due episodi, tuttavia, le indagini non avevano trovato riscontri. Diverso il discorso per l’episodio all’autostazione. In questo caso il sostituto procuratore Valentina De Stefano aveva ritenuto, sulla base delle testimonianze delle ragazze, di chiedere il rinvio a giudizio. L’operatore scolastico non ha mai ricevuto alcun provvedimento giudiziario per questa vicenda (risulta incensurato) e neppure di tipo disciplinare. Nel processo, tra i vari testimoni, è stato sentito anche il dirigente scolastico, che era stato messo al corrente della situazione dalla famiglia della studentessa. «Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza, che arriveranno tra 90 giorni – spiega l’avvocato difensore, Antonio Mariotti –. Ma contiamo di fare appello».