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“Sono qui fuori, ti farò del male”: Katie Boulter racconta l’orrore dietro il successo di una donna

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di Molly McElwee, pubblicata da the Guardian il 7 dicembre 2024

Katie Boulter ha avuto 18 mesi per abituarsi al ruolo di numero 1 britannica. Questo periodo è stato caratterizzato da importanti traguardi e opportunità: dalla vittoria dei suoi primi titoli all’ingresso nella top 30 mondiale, dall’apparire sulle copertine di riviste di moda al sostegno dei fan durante i tornei sparsi in ogni angolo del mondo.

Tuttavia, la crescente notorietà ha portato anche a spiacevoli episodi di molestie da parte di sedicenti fan. Boulter racconta: «Mi è capitato di essere seguita. Una volta, mentre andavo a prendere Alex [de Minaur, il suo fidanzato e collega tennista] al Queens, qualcuno mi ha seguita in auto. Siamo andati a Sloane Square, abbiamo passeggiato tra i negozi e la stessa macchina mi ha seguita fino a casa. Ero con Alex, quindi andava tutto bene, ma non è stata una bella sensazione». Boulter sottolinea come ciò non riguardi solo lei e afferma che è un problema che preoccupa la maggior parte delle donne e delle ragazze in vari momenti della loro esistenza, siano esse atlete o meno. «È qualcosa su cui ho sempre riflettuto. Noi donne, se siamo sole a casa la sera, a volte ci pensiamo».

Parla di questi episodi con un certo distacco e in maniera oggettiva, forse perché ci sono stati numerosi casi di tenniste che hanno subito atti di molestie o stalking. Più di recente, un uomo che perseguitava la sua collega britannica Emma Raducanu ha ricevuto un’ingiunzione restrittiva nel 2022 per essersi presentato svariate volte a casa sua. Boulter annuisce quando menziono l’americana Danielle Collins, un’altra giocatrice WTA che quest’anno ha condiviso la sua esperienza di stalking. «Succede a tutte noi, fa parte della vita quando sei sotto i riflettori», afferma Boulter. «Ovviamente non ti senti a tuo agio…». Hai vissuto situazioni particolarmente spaventose? «Una volta a Nottingham [nel torneo che ha vinto nel 2023 e 2024], qualcuno mi ha inviato messaggi sui social dicendo: “Sono qui fuori. Ti farò del male quando esci”. Ho subito avvisato la WTA, che ha trovato l’uomo che era effettivamente sul posto. Cose del genere succedono di continuo. Ovviamente siamo molto ben protette, il che ti fa sentire al sicuro. La WTA fa un ottimo lavoro nel supportarti in queste situazioni. Ho la sensazione che siamo protetti il più possibile, il che almeno ti tranquillizza un po’».

Certo non è semplice gestire la pressione quando si cerca di vincere un torneo e al contempo dover affrontare questo tipo di situazioni, ma Boulter scrollando tristemente le spalle ammette: «Oggigiorno è normale. A volte il mondo è strano». Forse non sorprende che Boulter preferisca mantenere un basso profilo, riuscire a farlo però è diventato sempre più complesso. Quest’anno è stata senza dubbio la sua migliore stagione. Ha vinto due titoli, tra cui il più importante della sua carriera al San Diego Open, un evento WTA 500 giocato nel mese di marzo. In tutti e cinque i match di quella settimana ha battuto giocatrici con ranking superiore al suo, tra cui Donna Vekic ed Emma Navarro, entrambe arrivate in semifinale in tornei del Grande Slam più avanti nel corso dell’anno. Poi ha difeso il suo titolo a Nottingham, battendo in modo memorabile Raducanu in una semifinale durata tre ore interrotta oltretutto dalla pioggia, e ha partecipato alle Olimpiadi di Parigi, raggiungendo i quarti di finale nel doppio con Heather Watson.

Per l’intervista ci diamo appuntamento nell’ampia hall di un resort sulla spiaggia di Torremolinos, vicino a Málaga, durante la settimana che ha appena concluso la stagione e in cui ha guidato la Gran Bretagna alle semifinali della Billie Jean King Cup. I capelli di Boulter sono raccolti nella sua caratteristica coda di cavallo e tiene in mano una tazza di caffè da asporto – il giorno precedente la partita si è conclusa a tarda notte. I suoi recenti successi hanno portato la grande Billie Jean King a mettere l’accento sul suo potenziale. «Katie Boulter, la gente dovrebbe prestarle attenzione!», ha dichiarato in un’intervista alla BBC. «La osservo da circa cinque anni e ogni anno trovo che raggiunga un piccolo miglioramento – non credo che la gente l’apprezzi abbastanza. È diventata più veloce, più costante».

Boulter, 28 anni, è rimasta sorpresa quando l’ha saputo. «Mi ha fatto davvero molto piacere», dice. «Sentire queste parole ti dà fiducia, ti fa capire che le persone ti notano. Oltretutto sono affermazioni proferite da qualcuno come lei, che è in questo sport da molto tempo. Sa quello che fa, incarna lo sport stesso, è una leggenda e tutti noi la ammiriamo. Sappiamo quello che ha fatto per noi. Quando dice cose del genere, l’ascolti». Al di là di persone come Billie Jean King e del suo stretto entourage, Boulter dice di non prestare troppa attenzione alle opinioni altrui. Evita di passare troppo tempo al telefono, citando le pressioni di apparire in un certo modo e i giudizi a cui i giocatori vanno incontro sui social media. Il suo tempo libero lo trascorre con la famiglia, il suo stretto legame con il nonno l’ha spinta a collaborare con l’associazione benefica Age UK durante la pandemia di Covid.

Recentemente ha partecipato a una sessione di walking tennis con giocatori anziani che le ha lasciato una sensazione positiva: «Cerco sempre di restituire qualcosa a quella generazione. A volte ci dimentichiamo degli anziani. Non sempre si ha l’opportunità di sedersi e avere modo di conversare. So che non è sufficiente, ma cerco di fare sempre qualcosa di più». Boulter appare come una donna e un’atleta che ora conosce meglio sé stessa. In campo, ciò che ha davvero fatto la differenza è stato poter finalmente contare sul suo corpo. Ciò è dovuto in gran parte all’introduzione nel suo team, lo scorso anno, dell’ex preparatore di Andy Murray, Matt Little, oltre al supporto costante del suo allenatore Biljana Veselinovic e del fisioterapista Rory Mee. Nel 2024 l’obiettivo è stato rendere il programma di allenamento più mirato, includendo sia il lavoro fisico sul campo sia quello in palestra. Il suo corpo ha risposto come mai prima d’ora, come dimostra la decisione di affrontare un tour di sette settimane in Asia durante l’autunno, dove ha raggiunto la sua terza finale dell’anno a Hong Kong. Concludere una stagione di 51 partite senza gravi problemi fisici è qualcosa che Boulter non aveva mai sperimentato, dopo una serie di infortuni e la fatica cronica che hanno caratterizzato i suoi primi vent’anni e l’adolescenza. «Facciamo le corna», dice con tono scaramantico, riferendosi ai suoi progressi. Descrive la off-season “una barzelletta”, dato che avrà a malapena una settimana per rilassarsi prima che inizi la preparazione per la prossima stagione, ma sta cercando di ritagliarsi del tempo per riflettere sul 2024.

«Molte persone trascorrono l’intera carriera senza nemmeno vincere un titolo, a volte proprio non mi rendo conto di quanto sia difficile o non lo apprezzo abbastanza. In quei momenti, non riesci nemmeno a godertelo appieno. Ad esempio, dopo la finale di San Diego, io, [la sua avversaria] Marta Kostyuk e Alex siamo saliti in macchina per andare a Indian Wells e prepararci a giocare il giorno dopo. Ma settimane come queste ti stimolano, ti danno la fiducia che puoi farcela. Quindi penso sia davvero bello, soprattutto con il mio team, ricordare a noi stessi l’ottimo lavoro che abbiamo fatto».

Detto ciò, Katie è determinata a fare un salto di qualità nel 2025: «il mio obiettivo è migliorare la mia classifica. Non posso pensare in piccolo. Devo battere le migliori tenniste del mondo, che saranno nella top 10. Devo iniziare a puntare molto in alto, se è quello che voglio». Non ha intenzione di indicare un numero preciso per i suoi obiettivi, ma “dare priorità ai tornei più importanti” è sicuramente tra questi. Non è ancora andata oltre il terzo turno in uno Slam, e si percepisce che questo sia il traguardo che Boulter desidera raggiungere. Il calendario fitto prevede che la stagione 2025 inizi già questo mese in Australia. Boulter volerà in anticipo per trascorrere il Natale per la prima volta nella casa di De Minaur a Sydney, prima di affrontare eventualmente proprio il team australiano durante la United Cup. L’Australian Open sarà il primo banco di prova per i suoi obiettivi individuali del nuovo anno. «Punterò molto più in alto, noi come team dobbiamo essere ambiziosi. Penso che sia questo a spingermi. Voglio giocarmi tutto, mettere tutte le fiches sul tavolo».

Traduzione di Jenny Rosmini