Perché è importante chiedere ai nuovi padroni di Damasco la verità sulla fine di padre Paolo Dall’Oglio
Molti siriani che hanno perso amici, conoscenti, parenti in questi anni di terrore scientificamente organizzato dal gerarca nazista Aloise Brunner, consigliere del regime di Hafez al Assad per decenni e ideatore della macchina della morte allestita da oltre 50 anni dal regime, si sono ricordati di un uomo che in molti casi non hanno neanche conosciuto personalmente, ma che sanno che ha dato tutto per loro, per la loro libertà e dignità umana. Colpisce, no?
Molti di loro sono musulmani consapevoli che l’uomo di cui in queste ore si sono ricordati per conoscerne il destino è un cattolico, un gesuita, un italiano, padre Paolo Dall’Oglio. Non sanno come sia sparito 13 anni fa, ma sanno che è scomparso nel buio del loro passato per impegno di solidarietà e amore cristiano nei loro fronti. E sono andati fino al carcere di massima sicurezza, o di massino orrore, per far vedere la sua fotografia, o a Damasco, manifestandogli amore e vicinanza, auspicio che riappaia dal gorgo della distruzione dell’umanità.
Questa vicinanza, questa memoria, è risuonata sui media italiani, ma forse non sufficientemente. E’ un evento di enorme rilevanza umana e culturale. La gente siriana ha dimostrato un fatto enorme; non c’è odio confessionale, non c’è muro, ma vicinanza islamo-cristiana che non dimentica, che apprezza e stima in molti musulmani un gesuita magari non conosciuto in modo diretta.
Questa testimonianza dovrebbe spingere a chiedere con loro che emerga la verità sul mistero di Dall’Oglio. Dopo essere stato espulso dal regime, che ha così dimostrato di temere un semplice prete, è stato sequestrato dall’Isis che non ha avuto neanche il coraggio di rivendicare il sequestro: temeva per l’enorme popolarità di quel gesuita anche tra i musulmani, che da lui quanto meno avevano capito di essere amati.
Chiedere, interrogare le autorità, i nuovi signori di Damasco come le autorità curde, visto che lui è scomparso 13 anni fa in territori da anni da loro controllati. Dall’Oglio sembra che portasse un’ambasciata dei vertici del Kurdistan iracheno all’Isis per tentare tra di loro di evitare i massacri che puntualmente seguirono. La legittima domanda “perché avrebbero scelto proprio lui?” ha una risposta molto semplice: “di chi altro potevano fidarsi? E chi altri avrebbe accettato un simile incarico?” Dubbi…Domande… Dunque la domanda è da porre a tutti, perché tutti possono sapere un pezzo di quella verità. E il fatto che in Siria siano stati bruciati interi archivi dimostra che c’è molta gente che teme la verità. Bisogna chiederla, cercarla.
Dall’Oglio emerge come un simbolo vivo e amato da tutti i siriani, di ogni confessione. a dimostrazione che un popolo esiste al di là delle appartenenze confessionali. Questa domanda va posta ora, come emerge nelle strade di Damasco e di tanti altri centri, tra le gente siriana.
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