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Polveriera Milan: Fonseca contro tutti

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Il Milan è a due passi dagli ottavi di finale della Champions League, ma i motivi per sorridere nella notte della vittoria contro la Stella Rossa - arrivata in extremis e in coda a una prestazione negativa - finiscono qui. Lo spogliatoio è una polveriera, certificata dalla parole durissime del tecnico nei confronti della squadra. Un attacco diretto, senza nascondere nulla del suo malcontento: "Io so che lavoro tutti i giorni per preparare la squadra, per fare bene. Non so se nella squadra tutti possono dire questo. Avevamo l'obbligo di arrivare oggi e fare di tutto per vincere la partita. E non l'abbiamo fatto". Punto.

Concetto che chiude un j'accuse articolato, nel quale il portoghese mette in piazza una distanza enorme rispetto ai suoi uomini. O, forse meglio dire, a quelli che dovrebbero esserlo e che invece non gli danno le risposte attese. Fonseca provato come a Bergamo, dove aveva però indirizzato gli strali contro l'arbitro. A San Siro, dopo aver piegato la Stella Rossa in un finale convulso raggiungendo la quarta vittoria di fila in Europa: "La cosa più importante è che abbiamo vinto e che siamo in una buona posizione ma sono così, ci sono cose difficili da cambiare. E a volte sono stanco di lottare con queste cose. Non sono soddisfatto della prestazione della squadra".

Quali cose da cambiare? Nulla di tattico o di tecnico. Questione di atteggiamenti: "Il problema è che la nostra squadra è una montagna russa. Oggi stiamo bene, domani non lo so. È come tirare la moneta e aspettare quel che succede. È impressionante". Finale: "Io non mi fermerò mai, ho la mia coscienza a posto. Se devo portare il Milan Futuro o la Primavera, li porto". Un uomo solo nel ventre di San Siro mentre i suoi dirigenti lasciavano lo stadio in silenzio anche se le parole di Ibrahimovic prima della partita hanno pesato sulla serata perché sono parse, al di là dei tentativi dei giorni scorsi di accreditare la versione della vicinanza del club al tecnico, una stilettata al cuore di Fonseca: "Se parliamo di arbitri loro hanno una grande influenza nelle partite. Noi li vogliamo aiutare e li rispettiamo. Il mister era emozionato, non contento. Si è sfogato un po' ma alla fine noi rispettiamo gli arbitri, non solo i 4 che erano in campo ma tutti quanti".

Ora la crisi è sotto gli occhi di tutti e impone riflessioni e decisioni. Dall'inizio della stagione lo spogliatoio del Milan vive sul filo dei nervi. Prima il cooling break dell'Olimpico con la ribellione pubblica di Leao e Theo Hernandez, coperti dalla società. Poi l'ammutinamento di Firenze e i rigori decisi a caso ignorando le disposizioni del tecnico. Il quale è andato avanti usando bastone e carota, dando però sempre la sensazione di essere solo a Milanello. Un limite invalicabile che sta bruciando l'annata rossonera.

Le parole dopo la Stella Rossa hanno il peso di un ultimatum: o il Milan sta con Fonseca, ma lo fa davvero e fino in fondo, oppure paiono il testamento sportivo di un allenatore che difficilmente potrà ricucire con il gruppo che ha attaccato pubblicamente con questa durezza. Cosa sceglieranno di fare Cardinale, Furlani, Moncada e soprattutto Ibrahimovic?

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