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Addio Ghigno, basket veneziano in lutto: è morto Paolo Laurenti 

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Paolo Laurenti, 74 anni, leggenda di un’epoca dorata del basket veneziano, se n’è andato improvvisamente. Cresciuto sportivamente negli anni Settanta tra i campi aperti del Lido, Laurenti (detto «Ghigno») aveva trovato nella storica Jagermeister il trampolino di lancio per la sua carriera, sotto la guida dell’intuito infallibile dell’allenatore Gianni De Col, un mentore capace di individuare nei giovani talenti il futuro del basket locale. E Laurenti non deluse, diventando il perno di una squadra che rispecchiava l’anima competitiva e appassionata della città.

Dopo quattro anni, approdò al Vicenzi Biscotti di Verona, contribuendo alla scalata dalla serie C alla B. «Era un periodo in cui la pallacanestro italiana viveva momenti di grande fervore, e Laurenti incarnava la tenacia e l’energia di chi non accetta limiti», ricorda l’ex giocatore Claudio Marsico.

Poi, un nuovo capitolo lo portò nella Nordica Basket Montebelluna, dove il suo contributo si rivelò determinante anche in serie C.

Il richiamo di “casa” però era troppo forte per essere ignorato. Laurenti fece ritorno al Lido nel ‘79, riabbracciando quella comunità sportiva che l’aveva visto crescere, e per un anno vestì con orgoglio la maglia del Basket Lido in serie D, sotto la guida di Manuel Costantini.

Che nei primi anni Ottanta lo portò alla Diè N’Ai («Dio è con noi») dove contribuì alla crescita di una squadra che trovava nella passione per lo sport la sua vera forza. Punto fermo anche del Basket San Marco e nelle squadre di Spinea e Zelarino, «un’ala-pivot che aveva il suo peso nella squadra, per prestanza fisica e capacità tecnica» racconta l’allenatore Manuel Costantini.

Numerosi i messaggi di cordoglio giunti dal mondo del basket veneziano, a partire dalla Diè N’Ai, che lo celebra come una «figura storica del periodo più fulgido del basket», e dagli amici del primo nucleo storico “Old Basket”.

Tra i ricordi più toccanti, quello dell’ex allenatore Michele Statua: «Quando si entrava in campo, lui non moriva mai».Mestrino di nascita Paolo Laurenti aveva lavorato anche nella Manifattura Tabacchi. Lascia un vuoto incolmabile nella vita della moglie e dei due figli, che custodiranno il ricordo di un uomo indomabile, dentro e fuori dal campo. —

i.b.